Agire subito contro l'amianto
Presentato in Senato un Ddl con 10mila firme per la tutela dei lavoratori esposti
(riportiamo dal sito nazionale del PD)
10mila firme non sono poche. Non serve nemmeno dirlo. La domanda è piuttosto un'altra. Sono abbastanza per smuovere una montagna? Felice Casson sembra assolutamente convinto. Per questo ha firmato. Per primo. Dopo di lui altri trenta senatori della Repubblica. Giorgio Roilo, Marco Filippi e parecchi altri con loro. Ma bisogna fare in fretta. E bisogna fare tutto quel che si può. Quel ddl va tradotto in realtà. “Disposizioni a favore dei lavoratori e dei cittadini esposti ed ex esposti all'amianto e dei loro familiari, nonché delega al Governo per l'adozione del testo unico in materia di esposizione all'amianto” recita così il ddl presentato al Senato.Va sottoposto subito al vaglio del Presidente del Senato. E deve essere esaminato anche dalle Commissioni. Dalla Commissione Lavoro di Pasquale Giuliano, e dalla Commissione Giustizia di Filippo Berselli, per la precisione. Il passo è breve. E il tempo stringe. Agli ex esposti serve un fondo di tutela. Un fondo che funzioni. I siti inquinati vanno bonificati. Tutti quanti, per intero, senza lasciare zone d'ombra. E bisogna garantire una sorveglianza sanitaria alle persone a rischio. A tutte le persone a rischio. Bisogna battersi. Il nemico è davvero letale. È comune, anche. Resistente al calore. Fibroso al punto giusto. In poche parole sarebbe ottimo davvero. Ottimo per essere lavorato e impiegato nel confezionamento di indumenti e tessuti. Perché è a prova di fuoco, un ignifugo come non se ne trovano proprio. Blu, bruno o bianco ha poca importanza. Peccato che fa male. Molto male, l'amianto. Tecnicamente non è altro che un insieme di minerali, di silicati per la precisione. Fuori dai tecnicismi, nella realtà concreta dei fatti, è ben altro. È un mostro ingordo. 1.300 volte più sottile di un capello umano. Si concentra in aria e si fa respirare. E sono guai seri. 4mila morti all'anno solo nel nostro Paese parlano chiaro. 32mila tonnellate di amianto sparse qua e là sul territorio nazionale anche. E meno male che si tratta di un dato sottostimato. A Monfalcone e Trieste ha fatto più vittime che altrove. Ha colpito Genova e La Spezia. Massa Carrara e Livorno. Taranto. Ovunque ha lasciato una scia di sangue e di malattia. Asbestosi. Da asbesto, cioè amianto. Ma c'è anche il mesotelioma. Un morbo nero che colpisce ai polmoni, al pericardio o al peritoneo. C'è il carcinoma polmonare. E ci sono tutti quegli altri tumori che fanno man bassa di chiunque si esponga al composto della morte. Tutte zone costiere. Zone di porti e di cantieri navali. Ma c'è anche Casale Monferrato. Non dovrebbe. La sua colpa è una sola. Aver ospitato un pezzo di storia produttiva nazionale. Che significa essere stata sede, dall'inizio del secolo scorso e fino agli anni Ottanta, di un colosso industriale che produceva materiali impiegando amianto. Lo mischiava con il cemento, e tirava fuori Eternit. Il coibentatore del futuro per edifici, tetti, treni e, naturalmente, navi. Le portaerei classe Clemenceau sono un capolavoro di Eternit. Di veleno, perciò. Casale Monferrato continua a pagare. Al ritmo di 35-40 morti all'anno. Tutti esposti all'Eternit. Tutte vittime dell'amianto, come recita Fulvio Aurora. Se ne intende, lui. Ne ha viste tante perchè fa parte dell'Associazione Italiana Esposti Amianto.Tegole, pavimenti, tubazioni e vernici contenevano amianto. Le parti meccaniche delle automobili anche. Corde, plastica e cartoni. Perfino nella filtrazione dei vini c'entrava l'amianto. Era ovunque. E resterà in circolo per parecchio ancora. Alcune stime dicono fino al 2020. C'è di che preoccuparsi. "Un problema terrificante" lo definisce Casson. Indistruttibile. Proprio come il titolo del documentario di Michele Citoni. Una pellicola che Citoni aveva dedicato proprio al dramma dell'amianto, alle difficoltà enormi legate alla sua neutralizzazione ambientale. Il suo impiego è stato vietato sul suolo italiano sin dal 1992, con la legge 257. Il testo affrontava termini e procedure di dismissione per tutte le attività di estrazione e lavorazione. Ma si occupava anche dei lavoratori esposti. Purtroppo, le soluzioni proposte allora non hanno tenuto il passo coi tempi. E si sono dimostrate incapaci di inquadrare l'amianto come ciò che realmente è. Un'emergenza concreta e diffusa. Di natura sanitaria. Ma anche ambientale. Nel nord, a Broni, il Comune ha in mano 1milione e mezzo di euro. Bella sommetta. Dovrebbe impiegarla per operare la bonifica del territorio e scacciare una volta per tutte l'incubo odioso dei tumori. Peccato che per pulire davvero l'area ne servano 21 di milioni. E peccato che la legge abbia inventato soluzioni tronche. Possibilità di pensionamento anticipato per gli esposti ce ne erano e ce ne sono, eccome. Previdenza anticipata, certo. Tempo fa arrivava l'INAIL che produceva una CONTARP, cioè una Consulenza Tecnica di Accertamento dei Rischi Professionali, e il gioco era fatto. Eppure la tutela legale è garantita solo al di sopra dei dieci anni di esposizione documentata. 9 anni di amianto insomma non dovrebbero far male, nè uccidere. Non solo. L'esposizione è valida (cioè nociva) solo per i lavoratori. Non esiste tutela per i loro familiari. Bisognerebbe andare a spiegarlo alla gente di Marghera, Venezia.Perchè lì c'è la Breda. Con i suoi operai morti di mesotelioma. E le loro mogli che hanno fatto la stessa fine. A forza di stirare le tute dei mariti. Giorno dopo giorno dopo giorno. Fibra dopo fibra dopo fibra. Una sentenza della Cassazione aveva già stabilito la tossicità dell'amianto. Peccato che tutto questo fosse accaduto negli anni Sessanta. Per parte sua, lo Stato aveva continuato ad ignorare il tutto. Silenzio per 30 anni. Eccolo, il muro. Non di gomma, ma di cemento. Un muro fatto di migliaia di episodi. Talmetne tanti che non può non essere un dovere morale intervenire. Nell'alta Val di Cecina toscana c'è Larderello, che ospita un campo geotermico. Parecchi lavoratori hanno contratto l'asbestosi ai polmoni. E l'INAIL ha riconosciuto loro appena l'1%. Quando si tratta di forze armate, aeronautica e marina in primis, la sostanza non cambia. Tutti tacciono. Tacciono sui cantieri navali di Latina e provincia. Tacciono sulle 3-4 mila cause intentate in terra pontina. Tacciono sulla responsabilità statale che fa dell'amianto un problema ancora più grave. E pressante. 10mila firme dicono che è ora di cambiare. E' vero, alle spalle c'è un passato con cui fare i conti che pesa come il piombo. Ma rimane un presente di speranza. E di impegno concreto e colletivo.
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Riferiamo anche di due altre iniziative: il Consigliere Regionale Botta ha sollecitato il Sottosegretario all'Ambiente Menia al fine di completare in tempi rapidi la rilevazione della presenza di "polverino" e il conseguante smaltimanto, a voler istituire un coordinatore straordinario per un'azione concertata fra le istituzioni, e che il Governo contribuisca in maniera concreta ai costi per non gravare sulle finanze locali.
Pur se minimo come importo, agli ex lavoratori Eternit (e famiglie) che non avevano ottenuto alcun riconoscimento dal fallimento nel 1993, verrà corrisposto un risarcimento. Sono 1100 le persone interessate.