domenica 30 agosto 2009

da NORD a SUD per una vacanza diversa

di Stefano Musso


Ci sono le vacanze.
E c'è la notizia al Tg di un locale di Milano sequestrato alla mafia. E c'è il libro di Saviano che racconta dei narcotraffici e dei ghetti e delle sparatorie. E mi sembra che tutto ciò non possa esistere: troppo nera e troppo incomparabile quella realtà con la mia, così quotidiana e banale.

Per svagarsi e staccare dalla routine i villaggi vacanze sembrano il posto ideale, con piscine, locali, musica commerciale; ma non sanno di artificiale? Londra, Sharm El Sheik, Parigi, Monaco, Capo Verde e … ah sì, Formentera: l'elenco delle precedenti vacanze comprende località di mezza Europa e pure qualcosa oltre; ma non manca qualcosa? Nella mia “mappa mentale” c'è una sorta di strappo che corre sotto Roma, un vuoto su una zona poco interessante o pericolosa. Allora mi viene il pallino di cambiare programma:
“Manuele, quest'anno vado in Sud-Italia”.“Eh, ma sei matto?”.“Non sono mai stato, mi piacerebbe andare a vedere...”.“Sì, nella terra della monnezza!”.“Ma dai, non c'è più e...”.“Ed è... pericoloso!!! Che cavolo di vacanze!?”

Ma evadere dalla vita di tutti i giorni può voler dire anche scoprire qualcosa di nuovo e allora tento un'esperienza diversa: una vacanza a contatto con la gente del posto; senza trolley e beauty-case, voglio rispolverare lo zaino! Allora lascio perdere i cataloghi di viaggi e navigo su internet. Digito: vacanze intelligenti & territorio & volontariato… Compare il sito di Legambiente → campi estivi → scegli la regione →. Trovato!

L'aereo ha uno scalo di partenza ed uno di arrivo, io voglio vedere quello che ci sta in mezzo. Così, dopo aver fatto i preparativi, esco di casa e mi reco alla stazione di Vercelli. Prendo il treno per Milano e poi vado a Sud: i palazzi della metropoli lasciano il posto alle colline boscose di Bologna, poi alla vegetazione più bassa e ai cipressi di Firenze; infine, tra Roma e la Campania, il treno procede in un paesaggio più brullo e poco abitato. Qualche galleria. Sono a Napoli: qui, mentre il treno della Circumvesuviana mi porta a destinazione, vedo altri palazzi, tondini di ferro, traffico.
Poi arrivo al Golfo di Salerno. Piccole spiagge di sassi fanno da cerniera tra i monti, ricoperti di fichi d'india e arbusti mediterranei, e il mare blu, solcato dai traghetti che portano i visitatori alle isole di Ischia e Capri. Sulla costa, fino all'orizzonte, le cittadine di Amalfi, Maiori, Vietri, con le casette bianche e spigolose e con le cupole di maiolica delle chiese, si succedono come fantasiosi presepi. Viene difficile pensare che dietro al promontorio c'è Napoli e le immagini crude di “una delle più sventurate e feroci terre d'Europa”.

Nel fiordo tra Positano e Cava dei Marini, si trova il paese di Furore, dove si svolge il campo di Legambiente e dove ricevo alloggio presso un'antica cartiera completamente rinnovata. Antonio e Vladimiro sono i coordinatori e mi fanno compagnia dieci volontari: abbiamo il compito di perlustrare il litorale per avvistare e segnalare principi d'incendio e di sensibilizzare la popolazione (bagnanti e non) a rispettare l'ambiente costiero.



Alla voce ambiente: natura, raccolta differenziata, qualità della vita. Ho queste cose in mente mentre giro, con indosso la maglietta gialla di Legambiente, sui sentieri dei Monti Lattari sopra Amalfi. Più tardi, dopo un pomeriggio trascorso al mare, rientro nella camerata che condivido con i nuovi amici del campo e, mentre mi riposo, capisco che quella dell'ambiente è la chiave di lettura giusta per capire qualcosa in più su questa regione e su questo curioso Paese. Avevo letto su una guida turistica dell'Olanda una frase originale: “la bellezza di una civiltà non consiste tanto in ciò che la natura gratuitamente ha dato ad un Paese, ma in come l'uomo ha saputo modificarla”. Che l'Italia sia bella è quasi un luogo comune, ma che tracce vi ha lasciato la nostra “civiltà” negli ultimi tempi?

Alla voce Campania: rifiuti, disfattismo, criminalità. Difficile liberarsi dagli stereotipi che sono diffusi dalle stazioni televisive e che circolano nell'opinione comune. Queste semplificazioni mi spingono a notare ciò che al Sud è disorganizzato, inadeguato e brutto. Questi schemi mentali hanno colonizzato il mio immaginario e mi hanno fatto dimenticare le potenzialità di queste regioni. Mi hanno suggerito di visitare mezza Europa e mezza Italia, trascurando la bellezza del Sud. Ma ora voglio vederlo direttamente, questo posto!

Ebbene, il Sud esiste con le sue particolarità. Vedo le facce del Sud, con le loro espressioni e i loro colori; sento i dialetti del Sud e la musica locale così simile ad altri luoghi del Mediterraneo e così estranea alle mie abitudini; tocco la vegetazione del Sud, secca, colorata e diversa da quella della mia regione. Il Sud esiste anche con i suoi problemi: le costruzioni abusive, gli scarichi a mare, i prezzi truccati e i ritardi dei trasporti (caspita, quanto c'ho messo ad arrivare con l'autobus!?), affogati nel traffico.

Ma non esiste il Sud al singolare: fuori dagli stereotipi esso appare complesso e per nulla univoco. A pochi chilometri di distanza posso trovare golfi incantevoli e scheletri industriali sgangherati; posso vedere l'abbandono di certe vie di Napoli e i suoi monumenti, o Salerno, città ordinata ed efficiente. Nell'arco di poche ore posso scoprire tanto la simpatia e i progetti di giovani studenti quanto i fuochi appiccati dai criminali. Un insieme ricchissimo di gradazioni che richiede all'immaginazione uno sforzo e un interesse maggiore di qualche slogan sentito in televisione.
Sono passati già parecchi giorni da quando sono arrivato, e lo capisco non solo dalle riflessioni maturate e condivise, ma – più semplicemente – dalla mia pancia più rotonda (colpa della deliziosa e abbondante cucina locale!) e dall'abbronzatura fornita (all inclusive) dalle giornate passate sotto il sole della costiera.

Al momento di ripartire, torno a Napoli e, guardandomi attorno, lo vedo. Il cemento. La stazione sotterranea di Napoli è fatta di cemento annerito, che evoca immagini di sudore, di traffici sporchi e di criminalità. Ma anche a Milano, la tentacolare distesa di edifici che aggroviglia la città è essa pure di cemento, espressione di affarismo economico, interessi privati e forse miopi. E attorno a Vercelli? I capannoni industriali che vengono costruiti in mezzo ai campi non sono anch'essi di cemento? Ovunque l'ambiente resta dimenticato.

I vizi e le virtù di questo “bel Paese” sono allora in parte comuni? A ben vedere, oltre ad evidenti differenze e al divario tra i problemi del Nord e quelli del Sud, si scorgono alcune tendenze condivise da entrambi. Ricordo di aver sentito spesso, al Fiordo di Furore, l'espressione “terra del puoti” che, nel gergo locale, indica la terra dove puoi fare di tutto, purché paghi! Sembra ironico ma non lo è: vuoi una villetta sulla spiaggia? Basta che paghi! Vuoi scorrazzare in macchina per il centro storico? E' legittimo... basta che paghi! Vuoi ottenere posti, privilegi, rispetto? Basta che paghi, o che hai gli appoggi giusti... Questa generale assuefazione al potere, all'esibizione della cafoneria e all'ingordigia personale assimila in effetti molti comportamenti da Reggio Calabria fino a Varese e spiega perchè la natura in Italia rechi tanti sfregi. L'ambiente è indifeso se abito nella “terra del puoti”!

Ma la nebbia del Nord e il sole del Sud hanno anche qualcosa di prezioso in comune: la lingua. Ecco ciò che all'estero non avevo trovato: la possibilità di usare la lingua che mi viene naturale e che qui nello stivale capiscono tutti, anche se frammista di parole dialettali. Sì, Dante ha fatto un buon lavoro; tra le diversità e le diffidenze, noi possiamo capirci. Ed affrontare i grandi e piccoli problemi insieme. E' una bella scoperta. La terrò presente al ritorno dalle vacanze!