mercoledì 25 novembre 2009

STURZO SEMPRE LIBERO E FORTE


Il 24 novembre 2009, a Casale Monferrato si è celbrato un momento non solo di spettacolo teatrale, ma anche un evento culturale che ridà respiro e speranza a chi vede nell'impegno politico e sociale un servizio al bene comune.

Con un testo, elaborato da Alfredo Rivoire a cui vanno i complimenti per un lavoro di ricerca e di trasposizione teatrale e per regia e interpretazione alla quale ha partecipato un altro casalasco, Giorgio Milani, è stato riproposto il pensiero e la vita di Luigi Sturzo nel cinquantesimo della morte. Il sacerdote, lo studioso, il sociologo, l'organizzatore sociale e il politico sono, per una serata, sembrati ritornare in mezzo a noi. La stessa attualità di tante idee e preoccupazioni hanno dato colore e calore alla serata.

L'Associazione Paolo Ferraris, che agli ideali di Sturzo fa abbondante riferimento, insieme agli Uffici Diocesani per la Pastorale Culturale e Sociale, al Meic, all'Ucid, e all'Associazione Comuni del Monferrato è stata l'organizzatrice dell'evento per tutto il Monferrato e la Diocesi.

Ora tutto questo "seme" lanciato dal palco, e prima ancora con una serata di approfondimento sul Libero e Forte per eccellenza, non deve essere lasciato cadere.

Serve una iniziativa per ridare fiato a quanti hanno passione civile e credono in un'Italia che torni a viaggiare nella piena libertà di una democrazia partecipativa, senza provvedimenti ad personam, e in un'Europa che sappia proporsi come guida di collaborazione pacifica e comunità di popoli, non strumento dei governi per politiche di bassi profilo.

CONTRO LA VIOLENZA, SEMPRE!



La data del 25 novembre è una ricorrenza triste: in quel giorno dell’anno 1960 sono state massacrate le tre sorelle Mirabal, colpevoli solo di essere dissidenti verso il regime dell’allora dittatore della Repubblica Domenicana Trujillo. È nel tragico nome di questa violenza sulle donne, purtroppo solo uno dei troppi episodi che si potrebbero citare, che 10 anni fa l’Onu ha scelto di fare di questa giornata di novembre un simbolo, celebrando in quel giorno di ogni anno la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Un fenomeno che, anche se spesso non denunciato, non conosce tregua. Senza distinguo di tempi o confini, senza differenze tra paesi industrializzati o in via di sviluppo, senza spartiacque di barriere socio-culturali.

C'è anche chi invita a mobilitarsi, in questa giornata, per l'istituzione di una commissione internazionale d'inchiesta sulla morte di Anna Politkovskaya: ci uniamo all'appello di Reporter senza frontiere.

mercoledì 4 novembre 2009

SCANDALO E STOLTEZZA...ANCORA DISCRIMINATO

Una sentenza della Corte Europea dei diritti dell'uomo riapre la vicenda del Crocifisso nei luoghi pubblici: non ci deve restre, perchè va contro la la libertà religiosa. E' una guerra (già il termina la dice lunga!) che opposti estremismi e intolleranze che non vuole terminare.

Condivido le considerazioni dell'amico don Walter Fiocchi che sul suo sito scrive: "Mi pare che quella del crocifisso sia una di quelle questioni inventate di proposito per far male e provocare lacerazioni profonde in seno alle chiese cristiane e nella società italiana. Lo scopo è quello di strumentalizzare sentimenti e simboli che sono molto lontani da ciò che i partiti sostenitori della campagna sul crocifisso praticano quotidianamente nelle loro azioni di governo. Che dire del fatto che sia la Lega a chiedere di segnalare (denunciare?) i nomi di tutti coloro che dovrebbero provvedere ad esporre il crocifisso (presidi, sindaci, personale sanitario, giudici…)? Proprio chi è propugnatore di leggi in radice anticristiane, come la legge sull’immigrazione (sì, la Bossi-Fini); proprio coloro che, rappresentando il potere pubblico, anziché cercare il bene comune e in speciale modo quello dei deboli e degli ultimi preferiscono tutelare e proteggere gli interessi dei forti e potenti. Qualcuno - non ricordo chi - ha scritto recentemente: “Il crocifisso appartiene ai nuovi crocifissi. É loro, perché lui ha scelto di stare con loro. É nascosto tra le donne di Kabul; o tra i bambini schiavi del sesso in tante parti dove si celebra il turismo sessuale per gli annoiati dei paesi opulenti; o nei campi profughi abitati da chi ha dovuto abbandonare tutto per cercare di salvarsi almeno la vita. É in Armenia, in Kurdistan, in Iraq a subire l'embargo. É sulle carrette piene di disperati che solcano il mediterraneo per cercare in Europa un po' di speranza. É morto, in fondo al mare, con quelli che il mare si è portato via nella loro ricerca di un luogo dove poter vivere dignitosamente”. Mettiamo pure dovunque il Crocifisso, a condizione che chi lo espone voglia, con quel gesto, accettare di incontrarlo e di onorarlo nella persona dei tanti che ogni giorno sono costretti a salire sullo stesso Golgota. Non sentirò più il fastidio di questi dibattiti, quando vedrò anche molti dei nostri bravi cattolici praticanti non più assenti, non più indifferenti, quando non addirittura d'accordo con frasi, con scelte, con leggi, con comportamenti che riducono il crocifisso a un oggetto. Quando la preoccupazione dominante è quella della tutela del proprio benessere, ponendo le cose prima delle persone, rubiamo il Crocifisso ai crocifissi, rischiamo di trasformare in idolo anche quello che si trova in chiesa. Come richiama il Vescovo nell’ultima lettera pastorale, “quello che siamo grida più forte di quello che diciamo”: diamo onore al Crocifisso con scelte che davvero dimostrino che abbiamo imparato la sua Lezione, non con l’appello a leggi e circolari."

Non si può non ricordare che nei luoghi pubblici è diventato obbligatorio durante il fascismo per tenere buoni i credenti e per farsi bello e accettabile nonostante il suo sostenziale ateismo di ideali; nel contempo la croce appartiene alla tradizione di un popolo che lo ha esposto anche nelle proprie case o in luoghi come angoli di strada o sentieri di campagna, e nei secoli recenti non lo ha mai usato contro altre fedi. Perciò è stato unanime e opportuno il giudizio che è venuto da entrambe i poli politici e che può essere sintetizzato dalla dichiarazione di Rosy Bindi: «La libertà religiosa è uno dei fondamenti della cittadinanza. Il nostro problema non è togliere il crocifisso dalle scuole, non sarebbe rispettoso della nostra storia e della nostra cultura». E prosegue: «Lo ricordò anche Natalia Ginzburg, che in un articolo sull'Unità del 1988 scrisse “il crocifisso rappresenta tutti perché prima di Cristo nessuno aveva detto che gli uomini sono tutti uguali e fratelli e la croce è anche il nome che tutti usano per indicare la sofferenza e il dolore umani. Bisogna piuttosto dare spazio anche alle altre sensibilità religiose e non temere mai chi prega».

Del resto sappiamo che la croce è scandalo per i benpensanti e tradizionalisti e follia/stoltezza per i pagani anche di oggi, per chi intende la laicità come ideologia laicista. Questi non possono capire la croce e la combattono, sperando di liberarsene: non se ne libereranno solo se chi crede ne metterà in atto gli insegnamenti, senza rivendicare posizioni di privilegio o leggi di tutela.

Carlo

sabato 5 settembre 2009

ATTACCO ALLA DEMOCRAZIA

La vicenda Feltri - Avvenire relativa al killeraggio compiuto ai danni del direttore del quotidiano cattolico dimostra, se ce ne fosse stato bisogno (ora tutti apriranno gli occhi?) che in Italia restano la concrete questioni del conflitto di interessi e, come conseguenza, della libertà di stampa. Chi si permette di fare critiche (seppur velate e prudenti) è avvisato: sarà messo al pubblico ludibrio. Viene ripresa una pratica di altri regimi: colpirne uno per educarne cento. E in più si cerca di spiegare che, in fondo, siamo tutti uguali (tutti abbiamo debolezze, colpe da nascondere) perciò nessuno può farsi moralista dei comportamenti altrui (soprattutto se Altrui è "Papi"), e poichè siamo tutti colpevoli nessuno è colpevole.
Riportiamo l'articolo di Europa che riporta la presa di posizione lucida del Presidente Scalfaro sulla questione
«Reagire subito a chi calpesta la libertà»
Il presidente emerito Oscar Luigi Scalfaro, «difensore della Costituzione» come lo presenta al popolo della Festa il vicedirettore di Europa Chiara Geloni, non ha riserve nel commentare l’attuale situazione politica italiana: «Il maggior delitto che un politico possa commettere è calpestare o ridurre la libertà del suo popolo. A queste cose bisogna reagire subito». È vero che «nella storia tutti gli uomini che hanno abusato del loro potere si sono seppelliti da soli», ma è vero anche che prima hanno indotto enormi sofferenze. Scalfaro cita Mussolini, Stalin, Hitler per sottolineare che non ci si può affidare alla speranza che i prepotenti prima o poi manifestino un senso morale, ma spetta all’opinione pubblica intervenire per fermarli. L’ex capo dello stato, alla soglia dei 91 anni, parte proprio dall’abuso del potere per dimostrare che la cultura del centrodestra italiano non ha alcuna affinità con quella della Chiesa cattolica. Cita la parabola biblica delle tentazioni e conclude: «Il potere fine a se stesso è diabolico». E rivolgendosi ai parlamentari cattolici, li invita a fare sintesi tra i valori della Costituzione e quelli evangelici, una sintesi possibile solo «se una persona è libera».

domenica 30 agosto 2009

da NORD a SUD per una vacanza diversa

di Stefano Musso


Ci sono le vacanze.
E c'è la notizia al Tg di un locale di Milano sequestrato alla mafia. E c'è il libro di Saviano che racconta dei narcotraffici e dei ghetti e delle sparatorie. E mi sembra che tutto ciò non possa esistere: troppo nera e troppo incomparabile quella realtà con la mia, così quotidiana e banale.

Per svagarsi e staccare dalla routine i villaggi vacanze sembrano il posto ideale, con piscine, locali, musica commerciale; ma non sanno di artificiale? Londra, Sharm El Sheik, Parigi, Monaco, Capo Verde e … ah sì, Formentera: l'elenco delle precedenti vacanze comprende località di mezza Europa e pure qualcosa oltre; ma non manca qualcosa? Nella mia “mappa mentale” c'è una sorta di strappo che corre sotto Roma, un vuoto su una zona poco interessante o pericolosa. Allora mi viene il pallino di cambiare programma:
“Manuele, quest'anno vado in Sud-Italia”.“Eh, ma sei matto?”.“Non sono mai stato, mi piacerebbe andare a vedere...”.“Sì, nella terra della monnezza!”.“Ma dai, non c'è più e...”.“Ed è... pericoloso!!! Che cavolo di vacanze!?”

Ma evadere dalla vita di tutti i giorni può voler dire anche scoprire qualcosa di nuovo e allora tento un'esperienza diversa: una vacanza a contatto con la gente del posto; senza trolley e beauty-case, voglio rispolverare lo zaino! Allora lascio perdere i cataloghi di viaggi e navigo su internet. Digito: vacanze intelligenti & territorio & volontariato… Compare il sito di Legambiente → campi estivi → scegli la regione →. Trovato!

L'aereo ha uno scalo di partenza ed uno di arrivo, io voglio vedere quello che ci sta in mezzo. Così, dopo aver fatto i preparativi, esco di casa e mi reco alla stazione di Vercelli. Prendo il treno per Milano e poi vado a Sud: i palazzi della metropoli lasciano il posto alle colline boscose di Bologna, poi alla vegetazione più bassa e ai cipressi di Firenze; infine, tra Roma e la Campania, il treno procede in un paesaggio più brullo e poco abitato. Qualche galleria. Sono a Napoli: qui, mentre il treno della Circumvesuviana mi porta a destinazione, vedo altri palazzi, tondini di ferro, traffico.
Poi arrivo al Golfo di Salerno. Piccole spiagge di sassi fanno da cerniera tra i monti, ricoperti di fichi d'india e arbusti mediterranei, e il mare blu, solcato dai traghetti che portano i visitatori alle isole di Ischia e Capri. Sulla costa, fino all'orizzonte, le cittadine di Amalfi, Maiori, Vietri, con le casette bianche e spigolose e con le cupole di maiolica delle chiese, si succedono come fantasiosi presepi. Viene difficile pensare che dietro al promontorio c'è Napoli e le immagini crude di “una delle più sventurate e feroci terre d'Europa”.

Nel fiordo tra Positano e Cava dei Marini, si trova il paese di Furore, dove si svolge il campo di Legambiente e dove ricevo alloggio presso un'antica cartiera completamente rinnovata. Antonio e Vladimiro sono i coordinatori e mi fanno compagnia dieci volontari: abbiamo il compito di perlustrare il litorale per avvistare e segnalare principi d'incendio e di sensibilizzare la popolazione (bagnanti e non) a rispettare l'ambiente costiero.



Alla voce ambiente: natura, raccolta differenziata, qualità della vita. Ho queste cose in mente mentre giro, con indosso la maglietta gialla di Legambiente, sui sentieri dei Monti Lattari sopra Amalfi. Più tardi, dopo un pomeriggio trascorso al mare, rientro nella camerata che condivido con i nuovi amici del campo e, mentre mi riposo, capisco che quella dell'ambiente è la chiave di lettura giusta per capire qualcosa in più su questa regione e su questo curioso Paese. Avevo letto su una guida turistica dell'Olanda una frase originale: “la bellezza di una civiltà non consiste tanto in ciò che la natura gratuitamente ha dato ad un Paese, ma in come l'uomo ha saputo modificarla”. Che l'Italia sia bella è quasi un luogo comune, ma che tracce vi ha lasciato la nostra “civiltà” negli ultimi tempi?

Alla voce Campania: rifiuti, disfattismo, criminalità. Difficile liberarsi dagli stereotipi che sono diffusi dalle stazioni televisive e che circolano nell'opinione comune. Queste semplificazioni mi spingono a notare ciò che al Sud è disorganizzato, inadeguato e brutto. Questi schemi mentali hanno colonizzato il mio immaginario e mi hanno fatto dimenticare le potenzialità di queste regioni. Mi hanno suggerito di visitare mezza Europa e mezza Italia, trascurando la bellezza del Sud. Ma ora voglio vederlo direttamente, questo posto!

Ebbene, il Sud esiste con le sue particolarità. Vedo le facce del Sud, con le loro espressioni e i loro colori; sento i dialetti del Sud e la musica locale così simile ad altri luoghi del Mediterraneo e così estranea alle mie abitudini; tocco la vegetazione del Sud, secca, colorata e diversa da quella della mia regione. Il Sud esiste anche con i suoi problemi: le costruzioni abusive, gli scarichi a mare, i prezzi truccati e i ritardi dei trasporti (caspita, quanto c'ho messo ad arrivare con l'autobus!?), affogati nel traffico.

Ma non esiste il Sud al singolare: fuori dagli stereotipi esso appare complesso e per nulla univoco. A pochi chilometri di distanza posso trovare golfi incantevoli e scheletri industriali sgangherati; posso vedere l'abbandono di certe vie di Napoli e i suoi monumenti, o Salerno, città ordinata ed efficiente. Nell'arco di poche ore posso scoprire tanto la simpatia e i progetti di giovani studenti quanto i fuochi appiccati dai criminali. Un insieme ricchissimo di gradazioni che richiede all'immaginazione uno sforzo e un interesse maggiore di qualche slogan sentito in televisione.
Sono passati già parecchi giorni da quando sono arrivato, e lo capisco non solo dalle riflessioni maturate e condivise, ma – più semplicemente – dalla mia pancia più rotonda (colpa della deliziosa e abbondante cucina locale!) e dall'abbronzatura fornita (all inclusive) dalle giornate passate sotto il sole della costiera.

Al momento di ripartire, torno a Napoli e, guardandomi attorno, lo vedo. Il cemento. La stazione sotterranea di Napoli è fatta di cemento annerito, che evoca immagini di sudore, di traffici sporchi e di criminalità. Ma anche a Milano, la tentacolare distesa di edifici che aggroviglia la città è essa pure di cemento, espressione di affarismo economico, interessi privati e forse miopi. E attorno a Vercelli? I capannoni industriali che vengono costruiti in mezzo ai campi non sono anch'essi di cemento? Ovunque l'ambiente resta dimenticato.

I vizi e le virtù di questo “bel Paese” sono allora in parte comuni? A ben vedere, oltre ad evidenti differenze e al divario tra i problemi del Nord e quelli del Sud, si scorgono alcune tendenze condivise da entrambi. Ricordo di aver sentito spesso, al Fiordo di Furore, l'espressione “terra del puoti” che, nel gergo locale, indica la terra dove puoi fare di tutto, purché paghi! Sembra ironico ma non lo è: vuoi una villetta sulla spiaggia? Basta che paghi! Vuoi scorrazzare in macchina per il centro storico? E' legittimo... basta che paghi! Vuoi ottenere posti, privilegi, rispetto? Basta che paghi, o che hai gli appoggi giusti... Questa generale assuefazione al potere, all'esibizione della cafoneria e all'ingordigia personale assimila in effetti molti comportamenti da Reggio Calabria fino a Varese e spiega perchè la natura in Italia rechi tanti sfregi. L'ambiente è indifeso se abito nella “terra del puoti”!

Ma la nebbia del Nord e il sole del Sud hanno anche qualcosa di prezioso in comune: la lingua. Ecco ciò che all'estero non avevo trovato: la possibilità di usare la lingua che mi viene naturale e che qui nello stivale capiscono tutti, anche se frammista di parole dialettali. Sì, Dante ha fatto un buon lavoro; tra le diversità e le diffidenze, noi possiamo capirci. Ed affrontare i grandi e piccoli problemi insieme. E' una bella scoperta. La terrò presente al ritorno dalle vacanze!






venerdì 3 luglio 2009

TORNANNO LE LEGGI RAZZIALI

Vergognosa legge sui clandastini. Siamo anche noi indignati come tanti italiani. Fortunatamente c'è ancora chi reagisce alle leggi ingiuste. Anche dal mondo cattolico ufficiale prese di posizione significative (Mons. Marchetto per tutti), e poi don Ciotti, e altri ancora. Noi volentieri pubblichiamo un COMUNICATO STAMPA del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale. Pacchetto sicurezza: Meic, è una legge fuori dalla storia Il movimento degli intellettuali cattolici si schiera contro le normeanti-immigrati approvate ieri dal Senato: non è sicurezza ma chiusura,consolidare le barriere apre a un futuro problematico ROMA, 3 LUGLIO 2009 - Il Meic (Movimento ecclesiale di impegno culturale) esprime la sua contrarietà al provvedimento legislativo sulla sicurezza, approvato ieri in via definitiva, e affida la propria posizione a una nota ufficiale della Presidenza nazionale."Le nostre speranze che si trovassero opportune vie politiche per risolvere il problema dell’accoglienza degli immigrati sono andate deluse. Il nostro Parlamento non è riuscito che a varare una serie di norme di chiusura, riunite per giunta sotto il titolo di “Norme per la sicurezza”, facendo intendere che gli immigrati siano, insieme alla mafia, i primi responsabili dell’insicurezza dei cittadini. Al di là di considerazioni utilitaristiche – sono gli immigrati che svolgono lavori indispensabili e non di rado umili – ed umanitarie – le norme escludono dai benefici della vita civile molte persone – questa chiusura ci fa uscire dalla realtà della storia, sempre più improntata a scambi non solo di informazioni e di idee, ma anche di persone. La scelta di consolidare barriere, piuttosto che realizzare, e magari inventare, forme di integrazione nuove e più avanzate, apre a un futuro problematico".

giovedì 25 giugno 2009

CHI HA VOLUTO PERDERE?

Come in altre parti del Paese anche Casale Monferrato ha deciso di farsi amministrare dalla destra, coperta dalla maschera di un sindaco un po' più moderato.
Questo risultato è da attribuirsi a responsabilità diffuse, ma in particolare a chi con arroganza ha voluto imporre una candidatura senza tener conto di chi dava altri suggerimenti.
Ora, soprattutto i più "candidi" e ideologicamente schierati, addossano la colpa a chi non ha voluto subire imposizioni da dirigenti del PD locale e si è smarcato: colpevoli di non aver abbassato la schiena all'arroganza. Si sarebbe dovuto votare il candidato ritenuto sbagliato a prescindere; invece si è lasciata libertà di voto. E fra i due i casalesi hanno scelto. Noi ci siamo sottratti alla scelta: niente destra, ma neanche niente dell'attuale centro-sinistra, campo nel quale ci riconosciamo per valori e proposta politica riformatrice e moderna. Intanto il segretario cittadino del PD si è dimesso assumendosi le responsabilità della sconfitta: gesto dovuto e nobile, ma è solo e soprattutto lui che deve pagare la sconfitta o i suggeritori di un'operazione politica disastrosa. E nella sinistra chi ha giocato ha mettere fuori gioco gli ex popolari, non deve essere a sua volta emarginato se si vuole ricomporre un quadro che porti un centro-sinistra, risanato e senza logiche di potere, alla guida della città?
Pubblichiamo una riflessione importante che sintetizza la posizione dei Democratici per Casale, oggi terzo raggruppamento della città.


La Nota Politica di Historicus

CRISAFULLI: UNA SCONFITTA ANNUNCIATA

Una sconfitta annunciata, quella di Crisafulli nella corsa alla poltrona di sindaco di Casale. “Il risultato è netto e importante – riconosce nella sua prima dichiarazione rilasciata mentre si stava concludendo lo spoglio dei voti – siamo rimasti soli contro tutti”. Poi spiega: “D’altronde, quando il centrosinistra si divide, così come è stato voluto ostinatamente a Casale, il risultato è questo”. L’allusione è alla ‘divisione’ avvenuta nel Pd, che ha visto l’ala moderata presentarsi alle elezioni con una propria lista e un proprio candidato sindaco, Maria Merlo,che al primo turno ha raccolto il consenso del 7% dell’elettorato e per il secondo turno ha tenuto fermo l’impegno: “Patti chiari: né con Demezzi, né con Crisafulli”.
La divisione è maturata dopo un lungo dibattito nel gruppo dirigente del Pd e l’oggetto del contendere era proprio l’individuazione di un candidato che fosse in grado di raccogliere un largo consenso nell’elettorato di centro, dove appunto si colloca quel venti per cento che ha fatto la differenza tra Demezzi e Crisafulli.
“Senza la nostra lista – affermano gli esponenti dei Democratici per Casale – Demezzi avrebbe vinto al primo turno”. Non occorre infatti essere esperti di flussi elettorali per sapere che Maria Merlo ha raccolto molti dei suoi consensi nell’elettorato moderato, di centro, che non è disponibile a votare un candidato sindaco nettamente connotato di sinistra.
Da oltre vent’anni alle elezioni politiche a Casale vince il centrodestra. La vittoria del centrosinistra alle amministrative, da quando c’è l’elezione diretta del Sindaco, è stata ottenuta grazie all‘individuazione di un candidato che fosse gradito a tutta la coalizione ed in particolare a quella fascia di elettorato di centro, che da sempre fa da ago della bilancia.
“Comprendiamo l’amarezza di Crisafulli – affermano i Democratici per Casale – ma lo invitiamo a non gettare subdolamente sugli altri colpe che sono solamente sue e dei suoi sponsor elettorali. Sono loro che hanno voluto ostinatamente dividere il Pd per sostenere la sua candidatura. Un conto è raccogliere molti voti di preferenza nel proprio bacino elettorale, un altro è essere riconosciuti per il ruolo di Sindaco dalla maggioranza dei Casalesi”.
La candidatura di Crisafulli ha ottenuto esattamente l’effetto opposto a quello voluto dai suoi sostenitori; ha cioè compattato l’elettorato di centrodestra intorno al suo candidato portandolo ad una vittoria, che poteva essere evitata.

lunedì 22 giugno 2009

LIBERTA' , NON MARTIRI

Ha solo 16 anni, è una ragazza, ma sa l'importanza della libertà. A 16 anni si può scendere in strada a protestare anche per gogliardia, ma in queste ore in Iran tutti, anche i sedicenni, sanno che si rischia; non è un gioco. Ebbene NEDA è la prima martire di questa lotta per la libertà: uccisa da un cecchino. Non entriamo nella vicende di quel Paese, se vi siano stati brogli, se il Presidente goda di una libera popolarità, se le minacce ad Israele servano a crearsi un alone di autorevolzza nelle masse contrarie ai provvedimenti dei governi israeliani, se l'atomica a fini civili sia un suo diritto, se.., se.. Quando un popolo scende in piazza a rivendicare spazi di libertà, rischiando la vita, questo popolo deve essere ascoltato, non represso. Oggi quindi NEDA diventa il simbolo delle persone libere. Non sappiamo chi fosse, che idee avesse, sappiamo solo che era col padre a protestare contro un regime. Avrebbe avuto una vita più comoda se avesse frequentato serate piacevoli nella villa del Primo Ministro, se lo avvesse soddisfatto mostrando qualche lembo di carne; si sarebbe salvata se fosse stata un cronista di quelli che minimizzano, che lavorano in aziende di proprietà del Primo Ministro. Ma l'Iran ha anche chi è disposto a rischiare per accusare la decadenza del Presidente e di un regime. NEDA è ormai un simbolo per tutti quanti vogliono libertà, in tutti gli angoli della terra, serietà, rigore e moralità dai loro governanti, anche in Italia

venerdì 12 giugno 2009

METTERE KO IL REFERENDUM

Passate le elezioni Amministrative (il ballottaggio per il Comune di Casale Monferrato non ci interessa più: nè con le destre, nè con chi non ha capito che senza un candidato condiviso si sfasciava il centro-sinistra ((anche nel risorgimento il cattolicesimo liberale-democratico sentendosi sconfitto disse: alle elezioni nè con Cavour, nè con Garibaldi)) è ora di pensare al referendum.
Proponiamo una riflessione di Angelo Bertani -giornalista cattolico democratico- per motivare una posizione che va attentamente valutata, considerando che l'obiettivo dichiarato da Segni e Guzzetta è di cambiare l'attuale legge elettorale per farne una con sistema uninominale: un sistema chiaramente tendente al bipartitismo e soffocatore di ogni pluralismo.
"Certo la democrazia non è sempre quella bella festa che vorremmo. Spesso è fatica, incertezza, illusione o delusione. Per qualcuno è stata, ed è, ragione di sacrificio.
Ce ne stiamo accorgendo in questi giorni: la fatica di votare, di scegliere, di spiegare le proprie ragioni, di capire perché tanti altri…
Non è tuttavia una fatica inutile o assurda. La democrazia assume il peso della natura e della storia umana con tutte le sue debolezze e contraddizioni. Non è un’evasione magica o utopistica. È un “camminare attraverso” e anche un “camminare con…”. E non sempre l’ambiente o la compagnia sono come si vorrebbe.
Di più: non sempre noi stessi siamo quel che crediamo di essere; e le nostre ragioni, i nostri progetti sono davvero quel che immaginiamo. Si può sbagliare il giudizio sui fatti, le persone, i progetti. Avvenimenti imprevisti possono sovrapporsi.
Ricordo abbastanza bene le elezioni del ’48 e il clima di allora. Anni dopo cominciai a votare, talvolta cambiando simboli e nomi; eppure più volte, dopo, ho avuto l’impressione di aver sbagliato. Ma su un punto non mi sono mai pentito: votare, partecipare, interessarsi ed esprimere più “consenso per” che “ostilità verso”.
I più difficili di tutti sono stati i referendum. Fin dall’inizio mi hanno dato fastidio, imponendomi di scegliere per o contro qualcosa secondo quesiti mal formulati, strumentali. Di fatto i referendum sono serviti perlopiù a realizzare una “conta” tra gruppi di potere o di opinione utilizzando certi temi sensibili per finalità diverse e non dichiarate. E comunque alle elezioni il cittadino ha almeno un partito e un tempo aveva gli eletti con la “preferenza” ai quali riconoscere coerenza o addebitare infedeltà al mandato ricevuto. Per i referendum neppure quello: domina incontrastata l’eterogenesi dei fini…
Dunque sono andato a votare per le elezioni europee, sperando che il partito e i candidati che ho votato siano limpidi e fedeli agli impegni assunti.
Ma per i referendum?
Credo che si possa votare sì oppure no oppure non votare e ci siano buoni motivi per ciascuna di queste scelte. La legge elettorale vigente infatti è giustamente chiamata porcellum e con il “no” resterebbe confermata e quasi intoccabile; il sistema che nascerebbe dal “sì” non sarebbe molto diverso; creerebbe forse maggioranze più stabili ma istituzioni assai meno rappresentative della totalità dei cittadini. A occhio direi che meglio sarebbe evitare che si raggiunga il quorum non andando a votare e riaffermando in tutti i modi possibili (ma quali?) che nel nostro Paese bisogna rifondare la democrazia. la quale non è assolutamente un pallottoliere per stabilire (salvo errori!) quale confusa aggregazione ha un voto di più, e dunque comanda per cinque o cinquant’anni. La democrazia è la piazza di una città dove tutti sono presenti e portano la loro voce; dove si discute e si spera che prevalgano le idee migliori. Per decidere quali sono migliori non c’è criterio migliore che quello della maggioranza perché gli uomini sono intelligenti e liberi ed hanno pari dignità e quindi è probabile che la maggioranza scelga la cosa migliore. Però bisogna che i cittadini sappiano di che cosa bisogna decidere; siano informati dai media, possano dialogare ed anche cambiare idea. Inoltre su alcuni temi può esserci una maggioranza, su altri un’altra. La delega ai rappresentanti dev’essere molto prudente, controllata, revocabile; e tutti i cittadini devono essere in grado non solo di fare gli arbitri al momento delle elezioni, ma possono partecipare attivamente giorno dopo giorno, esprimersi e condizionare i propri rappresentanti su ogni argomento. Non c’è democrazia accettabile senza una rappresentanza proporzionata (non necessariamente proporzionale). Tutti devono avere voce, anche se la governabilità può essere garantita da procedure e tempi certi. Ma non si può ammettere, nel nome di una governabilità assai più formale che reale, che si crei una dittatura della maggioranza. Né dittatori, né principi, né imperatori.
Nel volgere del tempo (oggi cinque anni sono un secolo!) possono accadere crisi, guerre, rivolgimenti che rendono del tutto obsoleta e falsa la “rappresentanza” maggioritaria, tantopiù se essa nascesse, come potrebbe, già con un premio eccessivo. Si pensi al esempio: se vincesse il “Sì” al referendum, il primo partito, magari col 30 o 35 per cento, si ritroverebbe una comoda maggioranza assoluta alle Camere. Un governo potrebbe prendere decisioni irreversibili avendo dietro a sé, in quel momento e su quel tema, magari soltanto una minoranza di un quarto, o meno, dei cittadini. In contesti simili già molti dittatori si sono lanciati in guerre e follie…
E quanto alla governabilità: che senso ha spaccare il Paese in due (o tre) parti frontalmente contrapposte e ostili? Ne verrebbe coesione sociale, continuità di linea economica e politica? Non vediamo già ogni giorno, in tv e per strada, i frutti perversi di questa logica?
Si dicono queste cose, qui ed ora, non per suggerire di votare in un modo o nell’altro; ma per domandarsi insieme “quale democrazia” costruire. E per scongiurare tutte le forze politiche a riprendere in mano, questa estate o questo autunno, le fila di un dialogo orientato a dare all’Italia una cultura e un’etica dignitose; e un sistema elettorale e istituzionale adeguato, a cominciare dalla effettiva democrazia all’interno di ciascun partito. Il tempo c’è. Per fortuna c’è anche l’Europa che oggi attutisce certi pericoli. Ma il problema e i pericoli esistono davvero.
(di Angelo Bertani - da "Adista - Segni Nuovi n. 63)

venerdì 8 maggio 2009

VERSO LA BARBARIE ?



Stiamo scivolando (forse ci siamo già senza accorgercene!) verso un periodo molto pericoloso di rigurgito razziale. Da Roma il ministro dell’interno annuncia che in Sicilia i barconi con i clandestini saranno rispediti indietro senza fargli nemmeno toccare la costa e si è già provveduto. A Milano il deputato leghista Matteo Salvini annuncia la proposta per riservare i posti sugli autobus ai milanesi. Sull'uno e sull'altro avvenimento già molte le reazioni: per fortuna la coscienza civile di tanti italiani non si è ancora addormentata. Ha dato segni di idignazione già di fronte ad altre proposte come le impronte ai rom o le classi separate per immigrati.
Proposte razziste uniscono anche le persone di buon senso. Contro le porte chiuse ai barconi che condanna migliaia di persone a tornare nella Libia di Gheddafi, che non brilla per il rispetto dei diritti civili arrivano le critiche dell’Alto commissario Onu per i diritti umani (Unhcr), dalla Cei e dall'opposizione, per le scarse garanzie sul rispetto dei diritti umani nel Paese di Gheddafi che non ha aderito alla Convenzione sui rifugiati del 1951 e non dispone di un sistema nazionale d'asilo efficiente. Tre barconi con a bordo 227 persone (40 donne di cui tre incinte) sono stati scortati in Libia da dove erano partiti. Maroni annuncia che l’iniziativa diventerà un “modello per l’Europa e che dal 14 maggio partiranno i pattugliamenti congiunti tra Italia e Libia davanti alle coste libiche. L'Alto Commissario Onu per i rifugiati Antonio Guterres ha espresso “grave preoccupazione. È di fondamentale importanza che il principio internazionale di non respingimento continui ad essere integralmente rispettato”. Critica anche la Cei, secondo cui "va verificato l'effettivo trattamento di chi viene mandato in Libia, uno dei pochi Paesi al mondo che non ha sottoscritto la Dichiarazione fondamentale dei diritti dell'uomo”. Sono in molti a non aver gradito la mossa del governo come il Consiglio d'Europa, istituzione impegnata nella difesa dei diritti umani: "E'gravissimo che tutto ciò accada in un paese che andra' tra breve a ospitare il G8''. E dovrà dare giustificazioni il sedicente cattolico Silvio Berlusconi: con l'indignazione della Cei ( "Si negano i diritti umani. Questa non è una distinzione fra cittadini di serie A e di serie B, ma fra persono e non-persone".) si fa sentire la voce anche del Consiglio Pontificio per gli immigrati. Mons. agostino Marchetto parla di "lesione dei diritti umani e plaude alle associazioni cattoliche che si sono apertamente schierate contro questa barbarie. "Ognuno si assumerà le proprie responsabilità". Ma non finisce qui. L'intero mondo cristiano si ribella a questa palese violazione dei diritti civili. Ultimi in ordine cronologico, il quotidiano pontificio, L'Osservatore Romano e la Chiesa Gesuita italiana. Chi farà capire a tanti elettori in buona fede che il cristianesimo si difende con altro stile e altri strumenti rispetto a quelli espressi dal centro-destra e dalla tendenza "gentiloniana" riaffiorata negli ultimi anni a narcotizzare i sentimenti cattolici?

giovedì 30 aprile 2009

AVANTI CASALE!

Avanti Casale! era il titolo, negli anni '80, del giornale della Democrazia Cristiana di Casale M. quando fra altri importanti obiettivi si sosteneva anche la lotta all'amianto, la quale aveva segnato un punto a suo favore con l'ordinanza del Sindaco Riccardo Coppo per vietarne produzione e commercializzazione sul territorio comunale.
Ci serviamo di questo slogan per ricordare la giornata delle vittime dell'amianto.
Anche Casale M., e non poteva che essere così, ha avuto il suo momento di "celebrazione", che celebrazione non è stata, ma possiamo dire di prosecuzione nell'impegno delle istituzioni.

Nella sala del Consiglio di palazzo San Giorgio, martedì 28 aprile, si é parlato de “Il ruolo del Centro Regionale Amianto di Casale, con particolare riferimento ad un nuovo impulso per la ricerca sul mesotelioma pleurico”. Nella relazione svolta dall’assessore Eleonora Artesio (alla presenza anche della Presidente Bresso) sulla programmazione del Centro e sull’attività nei percorsi terapeutici ha parlato della grande professionalità dei medici che operano con capacità da anni nello studio del mesotelioma, dove a Casale sanno conoscere in tempi brevissimi questo killer. Ha parlato di ricerca, di protocolli clinici, di diagnosi, di cure sperimentali, di prevenzione. La Regione ha stanziato trecentomila euro, finalizzati alla ricerca. Si deve continuare a promuovere ogni giorno la ricerca (Casale è all’avanguardia in questo campo), costruire aspettative non illusorie e risposte. La ricerca sarà patrimonio di tutti, a cui tutti collaborano. Mentre il Direttore avv. Zanetta, ha ricordato il lavoro fatto dallo Spresal a Casale, nella rimozione della fibra e del polverino, ricordando la diagnostica potenziata (risonanza magnetica), l’apertura dell’hospice affidata all’equipe specialistica della dott.ssa Degiovanni, l’assunzione di cinque nuovi operatori (che potranno diventare dieci), l’assunzione del nuovo direttore di Medicina generale (dott.ssa Girino) e l’arrivo a breve del nuovo Primario di Cardiologia.
Avanti Casale!

venerdì 17 aprile 2009

ROMPI GLI SCHEMI




La campagna elettorale entra nel vivo. Si sono delineate le candidature a Sindaco e le liste a sostegno. La novità di Casale M. è che devono saltare i soliti schemi e le scontate alternative fra il classico centrodestra e il classico centro-sinistra. Di fronte alle novità che i tempi ci mettono dinanzi (crisi economica e occupazionale, immigrazione da affrontare con strumenti nuovi, cultura e istruzione bisognose di modalità e sensibilità che vadano oltre il semplice problema dei costi, sanità da riqualificare e sistema socio assistenziale da riaggiornare per mantenerne l'efficacia e il livello positivo fin qui offerto,...) le vecchie aggregazioni e parole d'ordine non sono più adeguate. La città, grazie all'azione e progettualità messa in atto dai gruppi locali di centro-sinistra e da una classe dirigente capace e concreta, si è trasformata negli ultimi vent'anni contenendo con nuove iniziative e interventi strategici (recuperi di aree, fibre ottiche, progetti di riqualificazione di quartieri, bonifiche, potenziamento dei servizi all'infanzia, ..) le negatività dell'invecchiamento e della diminuzione demografica i quali hanno concorso a impoverire la città. Oggi serve una strategia che, puntando su sostegno alle famiglie, all'insediamento produttivo, al piccolo commercio, alla formazione, alla valorizzazione ambientale turistica e culturale, favorisca la permanenza dei giovani e la ripresa demografica. Su questi presupposti, oltre alla necessità di non veder mortificati gruppi, esperienze, culture che hanno una storia e una presenza (gruppo ex margherita) e di giungere ad una candidatura condivisa per recuperare elettori scivolati verso destra, è nata la lista DEMOCRATICI PER CASALE che sosterrà la candidatura a Sindaco della Prof.sa MARIA MERLO attuale Presidente del Consiglio Comunale e con un'esperienza amministrativa in Enti cittadini e di educatrice e insegnante.
E' una scelta difficile, tormentata (anche controcorrente) ma imposta dalle vedute ristrette di ragionamenti che il locale PD non ha voluto superare per imporre una candidatura "a prescindere". Democratici per Casale non è però una lista Civica, anzi, pur correndo da sola per non dare alibi a quel che resta della vecchia coalizione, fa riferimento al riformismo all'ambientalismo al popolarismo, a idee e valori che non sono localistici; è aperta ad una visione di integrazione territoriale con i Comuni monferrini e con la Provincia; resta nel campo del centro-sinistra. Nel contempo si ritiene che le alleanze non sono semplici sigle o agglomerati di partiti; le alleanze si fanno anche con gli elettori, con la "società civile", il volontariato, i giovani impegnati nello sport nella formazione nelle parrocchie. Il nuovo centro sinistra nasce dal basso e deve crescere nella partecipazione. Il centrodestra ha i consensi che vengono dall'immagine del capo, ma non propone nulla di originale e di veramente valido per lo sviluppo futuro della città; la lista Democratici per Casale ha invece l'esperienza (chi è stato Sindaco, chi Assessore, chi Consigliere Comunale o di quartiere o in Enti Pubblici), la tradizionale capacità di pensare in grande e l'aver dato prova di gestire anche situazioni delicate e complesse. E la candidatura di una donna (è la prima volta!) dimostra che si avrà la capacità di guardare ai problemi con una sensibilità nuova, uno stile diverso, una concretezza che sono elemento positivo.
Rompiamo gli schemi, allora; con coraggio non lasciamoci condizionare dai discorsi delle coalizioni composte da tanti partiti; guardiamo la qualità, la voglia di dare veramente spazio ai giovani e all'innovazione, alle proposte. Noi lavoreremo per far vincere Maria Merlo e la lista Democratici per Casale.

(vedi sito: www.mariamerlosindaco.com)
Carlo

martedì 31 marzo 2009

(clan-)Destini Incrociati

Stefano Musso


15 marzo 2009, un volo aereo




Siamo già sopra le nubi e fuori c'è il sole, quando mi rivolge la parola. Come i suoi fratelli sparsi per l'Europa, ha dovuto lasciare casa sua, per motivi personali. Partito dalla Turchia e attraversata la Bulgaria, è approdato in Germania per fare gli opportuni documenti; poi ha alternato periodi di lavoro tra quel Paese e l'Italia: ristoratore in Germania, bracciante nelle vigne giù da noi.


Ha voglia di chiacchierare e mi descrive il dormitorio di Siena. Ci stavano oltre a lui circa quaranta persone, di cui nove o dieci lavoratori normali; gli altri invece avevano a che fare coi traffici di droga e col contrabbando di monete false. Mi spiega come a volte si sia trovato senza soldi e li abbia dovuti chiedere in prestito ad un compagno (che avrebbe poi fatto lo stesso quando costui qualche mese dopo si sarebbe trovato senza lavoro). Lontano dalla famiglia, però, è difficile distinguere chi sono amici veri e chi ti frega, per questo sta raggiungendo il fratello ad Hannover. Emerge così dalle sue parole un mondo sommerso, che non incrocia la nostra vita di gente comune: cosa avrà visto questo signore che viene da una realtà di cui si sente parlare solo per televisione? Quanto è dura restare onesti in mezzo all'incertezza economica e tra gente sconosciuta?


Le cime delle Alpi spuntano sotto di noi, mentre lui avanza una comparazione. Per quanto riguarda l'Italia, negli ultimi tempi non c'è lavoro, mentre di traffici criminali quelli sì ce n'è tanti: “mafia” - lui usa questa parola - “molta mafia”. (E io che pensavo che la Toscana ne fosse estranea!). In Germania, invece, i servizi sociali garantiscono a chi è in difficoltà una casa conveniente ed un reddito minimo, che aumenta se hai dei bambini – come nel caso di suo fratello. Tornando all'Italia, questa assistenza non esiste, mentre gli affitti di 500-600 euro al mese non sono sostenibili. Ma visto che i soldi vengono scarsamente redistribuiti, c'è da pensare che da noi una ristretta cerchia di persone si garantisca vantaggi negati alla collettività... Chi sta al potere in Italia è “furbo” - aggiunge - usando un termine assai diffuso nello Stivale. I problemi degli immigrati si intrecciano così con quelli comuni a tutta la società.


Siamo sul volo low-cost da Bergamo a Duesseldorf-Weeze e quello che mi parla è un ragazzo che ha preso posto a sedere di fianco a me. I tratti ben disegnati del viso sono interrotti solo da un taglio a metà del naso. Quando si è seduto accanto a me, ho pensato - per via dei vestiti semplici e della sfumatura olivastra della pelle - che fosse un turista sudamericano in giro per il Vecchio Continente: a prima vista gli darei un'età tra i 35 e i 40 anni. Siccome non parla né inglese né tedesco, ci siamo arrangiati a conversare con il suo italiano difettoso; ha un nome che suona approssimativamente “Sciluschèn”. Viene dalla Turchia. Ha 22 anni.


Mentre ridiscendiamo tra le nuvole del cielo tedesco, lui inizia un complicato discorso sul dialogo tra musulmani e cristiani e sul problema della dipendenza dalle macchinette (le slot-machines) che interessa tanti suoi connazionali emigrati, alla ricerca di un'illusoria soluzione ai loro problemi economici. L'aereo arriva all'areoporto di Duesseldorf mentre divaghiamo su temi più leggeri, come il calcio e le donne. Lo aiuto a trovare il suo treno e in cambio lui mi offre inaspettatamente il pranzo. “A me piacerebbe restare in Italia piuttosto che prendermi la pioggia nella fredda Germania” - conclude - “ma da voi c'è la mafia e la vita è più cara”.


Mentre i miei piedi mi portano verso la stazione dei bus, il pensiero va alla nostra società e agli stranieri che abitano nel nostro paese. L'Italia è un paese sviluppato, che però attira troppi pochi studenti nelle sue università dai fondi sempre più ridotti [a questo proposito: http://pensierogiovane.blogspot.com/2008/11/melting-pot.html], mentre gli immigrati che vengono per sfuggire alla povertà si trovano di fronte ad un muro di leggi fatte spesso per complicar loro la vita. Alcune leggi che sono state emanate in questi mesi (dal provvedimento sulle ronde all'obbligo dei medici di denunciare i malati non in regola coi documenti) sono guidati da una paura che non paga, e non conviene ad una società capace di futuro. Non bisognerebbe forse parlare di legalità e di integrazione? Legalità significa rispetto delle leggi, per tutti. Integrazione in una società aperta significa scambiarsi forza lavoro, energie, risorse ma anche garantire un sistema chiaro di diritti e di doveri, che non offendano la dignità umana. Non neghiamo un futuro a noi stessi, e agli altri. Buona fortuna “Sciluschèn”!

mercoledì 25 marzo 2009

Fatto!

Uno slogan di qualche anno fa dava conto agli italiani della capacità di fare, di rispettare gli impegni, di soddisfare alle esigenze. Un timbro stampava sulla pratica risolta la scritta FATTO! E applausi. Dal 21 marzo 2009 si può inserire lo stesso timbro sulla pratica Castello del Monferrato. Solo che il Castello di Casale Monferrato, di cui sono stati inaugurati i primi lotti restaurati, recuperati e riconsegnati all'uso dei cittadini, non è una semplice pratica. È un impegno portato avanti seriamente e con impegno dalle amministrazioni (dal 1999), e che avevano visto anche prima un interesse per il suo recupero con interventi importanti volti ad evitare un peggioramento delle precarie condizioni strutturali. In più va detto che la struttura non solo è stata parzialmente ristrutturata e inizia ad essere usata per servizi come Biblioteca delle ragazze e dei ragazzi, Infopoint e Informagiovani, Vetrina per prodotti tipici, Ufficio Turistico, ecc. ma, soprattutto con la prossima collocazione della Biblioteca e dell'Archivio Storico nei locali che si stanno ulteriormente ristrutturando e con una serie di altri spazi da riconsegnare all'uso dei cittadini (anche spazi di tipo artigianale e commerciale particolare, bar caffetteria e ristorante, mostre d'arte contemporanea, sale convegni e di incontro) diventerà un Centro di Cultura. Non sarà più, come nel passato, difesa di fronte ad assalti nemici alla città, ma centro di promozione del pensiero e della cultura, difesa dall'impoverimento civile, di dialogo e di relazioni che è il vero nemico delle nostre comunità in questi anni e che è anche causa delle difficoltà di solidarietà e di condivisione le quali stanno a monte delle crisi finanziarie ed economiche.

Si dovranno, ovviamente, pensare utilizzi ulteriori per gli spazi che di volta in volta saranno riportati all'antico splendore: Museo di Storia del Risorgimento e/o della presenza militare in città, museo del Fiume, ma anche esposizioni e vendite floreali, di produzioni tipiche e doc, ecc.

Comunque il recupero del Castello è un tassello ulteriore nella politica turistica e culturale della città che deve sorreggere anche una politica moderna dell'ambiente e una politica per una ripresa industriale innovativa e possibilmente attiva nelle nuove tecnologie.

lunedì 23 febbraio 2009

PIU' SICUREZZA O PIU' STATO MUSCOLARE?

E finalmente arrivano le "ronde".
Non si nega certo che la questione sicurezza sia reale (anche se a volte enfatizzata più che in altre epoche); che una serie di fenomeni sociologici, compresa l'aumentata presenza di culture e valori diversi dai "nostri" tradizionali, facciano aumentare le violenze di ogni genere, i furti, le rapine, ecc.; che un qualsiasi genitore vorrebbe che i propri figli siano protetti in qualunque modo quando sono fuori casa, ma quando le risposte sono semplicistiche e infercite di un pò di razzismo oppure chiedano interventi (pena di morte, castrazione, ecc.) che fanno tornare la giustizia a prima di Cesare Beccaria sembra eccessivo.
Anche voci della Chiesa hanno sottolineato, nei giorni passati che "muore lo stato di diritto".
«Così si va verso l' apartheid». «E' l' abdicazione dello Stato di diritto e si criminalizza l' immigrazione». E' senza appello la bocciatura dei rappresentanti delle comunità di accoglienza sul decreto sicurezza. In particolare preoccupano i due capisaldi del decreto, le ronde antistupro e il prolungamento dei tempi di permanenza degli irregolari nei centri di identificazione (Cie).
Analoghe critiche nei giorni scorsi erano state fatte da ambienti cattolici anche per il disegno di legge che obbliga i medici a denunziare i malati clandestini ora al vaglio del Parlamento. Varare le ronde «rappresenta una abdicazione dello Stato di diritto e non è una strada da percorrere perché la tutela della sicurezza spetta sempre alle autorità», lamenta il vescovo Agostino Marchetto, segretario del pontificio consiglio dei Migranti. Per il monsignore, c' è il fondato pericolo che il decreto possa «alimentare un clima di criminalizzazione dei migranti», causando una incontrollabile caccia al clandestino e un clima di intolleranza verso gli stranieri. Per cui il decreto «certamente non trova il consenso della Chiesa».
Analoghe riserve anche per il prolungamento della permanenza nei Cie e per l' obbligo dei medici a denunziare i clandestini. «Se gli irregolari si fanno prendere dalla paura perderanno la fiducia e, non conoscendo i propri diritti, potrebbero preferire non curarsi, o favorire la creazione di strutture illegali. Criminalizzare le migrazioni irregolari significa non riconoscere il diritto ad emigrare, un diritto - conclude Marchetto - tutelato dalla dichiarazione sui diritti umani e difeso dalla Chiesa».
«Purtroppo con decreti simili stiamo scivolando verso l' apartheid», denunzia don Vinicio Albanesi, presidente del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (Cnca). «Siamo solo capaci a mostrare i muscoli e ad affrontare il fenomeno migratorio in termini razziali, senza però - accusa ancora Albanesi - disdegnare di sfruttare clandestini e badanti in quei lavori che gli italiani non vogliono fare più, come l' edilizia e l' agricoltura e l' assistenza agli anziani». Anche per il Servizio dei Gesuiti per i rifugiati, «nel paese c' è un clima di intolleranza e xenofobia» provocato anche dalle «dichiarazioni ad effetto di alcuni politici». Purtroppo da Vaticano si è subito voluto precisare che "non vanno attribuite alla Santa Sede posizioni personali. Le autorità civili hanno il diritto di provvedere al Bene Comune. Si rispettano le scelte del Governo". Formalmente la posizione è corretta ma:

- allora bisogna SEMPRE rispettare e accerrate le scelte del Governo !!??!
- sono nella sostanza smentite le posizioni di chi ritiene sbagliate alcune scelte?
- la difesa della persona e della vita dei cittadini quandi si tratta di stranieri o anche di "colpevoli di reato" è sospesa? e la Chiesa non se ne fa più carico?
Inoltre, a proposito di sicurezza, e ribadendo che i cittadini hanno il diritto a sentirsi difesi e a non essere meno tutelati rispetto a chi delinque, perchè non si istituiscono ronde anche contro l'evasione fiscale, per la sicurezza sul lavoro, per l'emissione di regolari fatture, contro chi esercita o beneficia della prostituzione ad alti livelli, contro che usa o spaccia droga in ambienti dell'alta società?
Ubertino di Casale

venerdì 6 febbraio 2009

Si torna alle leggi razziali: non subire!

Con l'approvazione dell'obbigo per i medici di denunciare i pazienti con documenti non in regola pare essere tornati nell'Italia del 1938, con le leggi razziali. Pur pensando che i provvedimenti relativi agli stranieri che si vanno assumendo di volta in volta possano essere pensati in buona fede (!!!) per far fronte a situazioni particolari, sembra che i rimedi siano peggiori del "male" e che creino maggiori disagi a tutti: irregolari, regolari, italiani. Se si desidera togliere da aree di marginalità, da situazioni di ricatto, dallo sfruttamento i cittadini stranieri non serve assumenre provvedimenti che segregano maggiormante o spingono a restare nell'anonimato; bisogna invece dare occasioni per rassicurare e per aiutare entrare nella regolarità (magari sveltendo le pratiche, di ogni tipo). Comunque, di fronte a provvedimenti che non si condividono, è giusto ribellarsi, a non restare in silenzio e subire. Si riportano due appelli e prese di posizione che credo vadano condivise.

Carlo


Il gruppo di credenti “Chicco di senape” esprime la propria indignazione per l’approvazione al Senato della norma che invita i medici a denunciare i loro pazienti privi di permesso di soggiorno. Tale norma, oltre ad essere autolesionista e a rappresentare un grave pericolo per la salute di tutti i residenti nel territorio, cittadini italiani compresi, contravviene alle più elementari norme di solidarietà umana che la Costituzione repubblicana riconosce e tutela.
“Chicco di senape” manifesta il proprio sgomento per il servilismo dei 156 Senatori che hanno votato tale norma, fra cui abbondano quelli che non perdono occasione di proclamarsi fedeli difensori delle radici cristiane della nostra civiltà, e confida che la spontanea reazione della società italiana sia così forte da convincere un numero sufficiente di Parlamentari ad appellarsi alla loro coscienza.
Invitiamo a sottoscrivere e sostenere i seguenti appelli:
La salute è uguale per tutti (Segreteria Provinciale FIMP - Federazione Italiana Medici Pediatri, di Modena), Divieto di segnalazione (Medici Senza Forntiere), Causes su Facebook


Oggi il Senato ha approvato l'emendamento che obbliga i medici a denunciare all'autorità giudiziaria il paziente non in regola con i documenti. Spero di sentire forte l'indignazione; spero di sentire forte questa indignazione nella Chiesa e tra i credenti. Stiamo diventando, sotto la spinta dei leghisti e di altri difensori dei valori e dell'identità cristiana, sempre più un paese sudamericano, per non dire un paese sempre più fascista. Chissà perchè oggi mi vengono in mente le famigerate "leggi sulla difesa della razza"...Spero che i medici abbiano il coraggio di fare in massa obiezione di coscienza se operano nelle strutture pubbliche o di dedicare uno spazio e un tempo offerto gratuitamente agli immigrati senza mezzi di sussistenza negli ambulatori privati. (Walter Fiocchi)

venerdì 23 gennaio 2009

La ragione e/è la speranza

di Stefano Musso
Nuovo uomo, nuove idee, solidi valori. B.Obama ha incantato con la sua ascesa politica i giovani e i vecchi, i bianchi e i neri nei vari continenti e oggi incarna la Presidenza degli USA ed un rinnovato sogno americano.
Sperare è un diritto, pare dire la sua storia. Il carisma e i progetti del neo-presidente non fanno dubitare delle sue qualità personali, ma è soprattutto il suo messaggio politico che insegna ad avere coraggio: non si è servito della paura, del razzismo, della difesa degli interessi di parte; nonostante fino a un anno fa questi elementi sembrassero imbattibili. Al contrario, la spinta verso il cambiamento futuro e l'assunzione delle proprie responsabilità nel presente sono gli ingredienti con cui si è guadagnato la fiducia. Suscitare la speranza, poi, comporta dei doveri.
L'America infatti non è innocente, e nemmeno onnipotente. Nessuno Stato lo è. E allora, accanto all'utile entusiasmo mettiamo anche il necessario realismo. In questi ultimi anni molte cose sono cambiate in maniera inarrestabile: la Cina produce gran parte dei beni di consumo globali e controlla miliardi di $ americani, mentre il crollo delle borse sta ridisegnando l'economia internazionale. Il mondo è cambiato e non solo per colpa di Bush.
La politica non è una religione e allora non aspettiamoci da Obama un messia: un uomo politico non cancella “il male dal mondo”, né – più prosaicamente – ha “la bacchetta magica” per tutti i nostri problemi. Attendiamoci dalla politica ciò che essa può dare. Obama sarà un buon presidente se fornirà proposte intelligenti e se ripulirà gli Stati Uniti dalle macchie che si sono accumulate in questi anni. La storia gli presenta il conto:
- Guantanamo aperta e i diritti individuali intaccati;
- la maggiore produzione di CO2 del mondo;
- le profonde disuguaglianze sociali;
- la guerra in Afghanistan e in Iraq;
- le basi americane sparse sempre più per il pianeta (qualcuno vuole contare quante sono in Suditalia? Qualcuno è al corrente che ne verrà aperta una nuova, rifiutata dalla Spagna, e accolta da Berlusconi?) e un peso crescente dei vertici militari nelle scelte politiche (e il '900 insegna).


Barack Obama, alla luce dei primi provvedimenti, sembra aver presente questa lista. Se si attiene alle sue promesse è già buono. Ma per molti altri problemi, non siamo ingenui, non è un leader da solo a poter cambiare le cose, bensì occorre che la gente faccia la sua parte. Anche Obama l'ha detto: “sì, NOI possiamo”, possiamo insieme, al plurale: non lasciamo tutto in mano ad una sola persona. E poi questa...in parole semplici...è la sfida della democrazia.

venerdì 16 gennaio 2009

LIBERI E FORTI, SEMPRE

Il Partito Popolare di don Luigi Sturzo e l'Appello ai Liberi e Forti hanno 90 anni.
Di fronte a uno dei monumenti del '900 della politica, della cultura sociale e della avversione alle dittature quale è stato don Sturzo e ai contenuti programmatici del suo movimento politico, che hanno fatto dire allo storico Chabod che "il PPI è stato il fenomeno politico più importante del novecento", anche noi ci inchiniamo riverenti e ricordiamo sia l'uomo, che ha pagato con l'esilio la sua coerente azione, sia il promotore di iniziative sociali e cooperative che hanno dato origine ad un progetto di personalismo comunitario, di valorizzazione delle autonomie locali e delle organizzazioni sociali intermedie, oltre che una politica di collaborazione internazionale e di pace basata sulla giustizia.
Poichè i giornali locali non hanno, per ora, pubblicato il ricordo del 90° anniversario della costituzione del PPI che gli abbiamo trasmesso invitiamo, per chi volesse approfondire, a visitare il sito www.fermentinews.it

lunedì 12 gennaio 2009

SOGNI

La neve costituisce un panorama unificante tutto il Monferrato. Ci voleva un evento meteo per rendere il nostro territorio un qualcosa di unico. Sogno che questo si possa verificare anche nei programmi e nelle scelte amministrativa future dei nostri rappresentanti.

Accatasto idee provocatorie in attesa che qualcosa si avveri: il 2015 è vicino e l'Expo di Milano sarà un'occasione unica per tuto il nord ovest, tant'è che le Provincie di quest'area hanno dato vita ad una Fondazione proprio per lavorare insieme per alcuni obiettivi. Ci piacerebbe sapere cosa si prevede per noi (interventi, realizzazioni, sviluppo di progetti, richieste), il tema della fame da contrastare e delle produzioni agricole da qualificare e sviluppare deve interessare le terre di vini e di ortaggi e di cereali; tra corridoio 5 (quello dell'alta velocità) e quello dal mare al centro Europa cosà dovranno sopportare queste terre e quali infrastrutture li interesseranno?: la logistica e le imprese per lo sviluppo di nuove energie?; arenatasi l'idea della 2^ Corte d'Appello perchè non prevedere all'ex Casaerma Bixio la Cittadella dell'istruzione Superiore e Universitaria, con laboratori e tutti gli spazi necessari ad una didattica nuova e più moderna liberando il centro anche dal parcheggio di auto di studenti e operatori scolastici; alle ex Casermette si potrebbe invece destinare tutta l'area giudiziaria (Tribunale, Corte d'Appello, spazi per avvocati). Ma sono sogni ...e poi, in tempo di crisi le urgenze sono sociali, economiche, occupazionali. E' anche vero però che è in tempo di crisi che bisogna osare, rischiare, inventare ... e pensare anche a modalità nuove per una migliore partecipazione: organismi per la Democrazia Deliberativa che permettano ala popolazione monferrina di esprimersi e decidere sulle scelte di lungo periodo che abbiano carattere inter o sovraccomunale.
Ma restano soltanto sogni
Carlo

giovedì 1 gennaio 2009

RICORDIAMOCI PER TUTTO IL 2009

Gad Lerner, nostro conterraneo per residenza, ha pubblicato sul suo blog questa lettera ricevuta da un immigrato. Teniamo presente questa situazione, che è di troppe persone; se vogliamo che la democrazia sia effettiva e se teniamo alla convivenza è bene garantire a tutti i diritti di cui sono possessori in quanto uomini, o almeno riconoscerglieli in tempi accettabili. In un Paese normale questo è il meno che si possa chiedere!


Al Gentilissimo sig. Gad Lerner

Mi chiamo L… Sono un cittadino di Mauritius. Anzitutto mi scusi se ho indirizzato questa lettera e lei ma scrivo per farvi sapere quanta discriminazione e disagio subiamo ogni minuto del giorno. Io non sono un laureato ma un semplice domestico onesto e di buon senso che lavora da vent’anni in Italia, in regola, con la fedina penale pulita e le tasse pagate. Sono sposato e il 27 marzo 2008 mia moglie è venuta a Milano con un visto turistico, con tanta fatica. Per non farla stare come clandestina è tornata a casa la data prestabilita. Ho fatto la domanda per un ricongiungimento familiare, avendo la casa e il lavoro fisso, con i contributi in regola.Dunque da sei mesi ho fatto la domanda: nessuna risposta. Telepaticamente ci hanno detto che ci vogliono tre mesi di attesa per il deposito dei documenti originali. Fino adesso, neanche l’ombra! Prima la legge diceva che servono 90 giorni a seguito del deposito, adesso hanno cambiato: da ottobre ci vogliono 196 giorni, mi dica lei. Allo sportello unico non ricevono e non rispondono; al telefono nessuno è in grado di dire niente.Ho fatto la fila dalle 5 di mattina in via Montebello (Ufficio Stranieri della Questura di Milano, ndr). Quando sono arrivato allo sportello alle 11,50, mi hanno detto che è la sede sbagliata. Quando ho chiesto agli addetti, mi hanno risposto che non sanno nemmeno loro. Mi dica lei.I poliziotti sono sgarbati, maleducati, insolenti nei nostri confronti. Ci trattano come dei pezzenti. Mi chiedo: ho il diritto di sapere qualcosa dato che da vent’anni sono qui in regola e con le tasse pagate?Vi cito il caso di una mia amica, anche lei qui da vent’anni. È andata a ritirare il permesso di soggiorno dopo un anno e otto mesi. Glielo hanno dato per tre mesi. Ma hanno sbagliato a scrivere il cognome del figlio minore. Colpa loro! Da dieci giorni la mia amica sta girando per nulla. Deve assentarsi dal lavoro e rischia di perdere il posto. Ogni mattina deve portare con sé i due bambini per presentarsi presto alla Questura. Nemmeno loro possono andare a scuola! Lei fa la portinaia, i condomini sono stufi e dicono che si vergognano di essere italiani.La Lega vuole speculare su di noi facendoci pagare 200 euro per rinnovare il nostro permesso di soggiorno ogni 3 mesi. All’anno ci costerebbe 1.200 euro e ne guadagniamo 1.000 se ci va bene.Gli italiani ci affidano i loro preziosi cari nelle mani: colf, badanti, baby-sitter. Se una badante deve alzarsi alle 3 di mattina per andare a fare la fila alla Questura e torna alle due di pomeriggio se tutto va bene, nel frattempo chi va a assistere la persona malata, chi porta i bambini a scuola, chi dà le medicine prescritte all’ora giusta, chi li pulisce quando hanno fatto la cacca a letto? Chi? I Maroni, Bossi, Calderoli, Castelli o Gasparri che parlano a vanvera?Io mi auguro che capiti a qualche politico senza anima e cuore di avere qualcuno dei loro cari fermo a letto, per capire che cos’è la vita di una badante. Intanto loro sono carichi di soldi, si possono permettere le case di cura. Come sono immorali e senza pietà: vergogna!Mi chiedo: perché ci sono extracomunitari di serie A-B-C? I calciatori hanno tutti i privilegi, assistenti e belle ragazze naturalmente. Gli extracomunitari che lavorano nel mondo dello spettacolo non devono fare la fila come noi. Senza fatica hanno tutte le carte in regola e l’assistenza.Mi chiedo: quanti di loro che guadagnano fior di soldi sono evasori fiscali? Essendo vip, non fanno fatica nemmeno per avere la cittadinanza. Come Maratona: quando torna in Italia lo accogliete come un eroe, gli danno una barca di soldi, alloggio gratis. Anche se era scappato senza pagare le tasse, alla Rai viene ospitato come un re. E noi dobbiamo pagare il canone. È una vergogna!



Ricordiamoci per tutto l'anno di queste situazioni e ognuno, per quanto lo riguarda, faccia il possibile per porre rimedio. Auguri per un 2009 più democratico