mercoledì 25 aprile 2007

Vogliamo una TV migliore

Il Direttivo dell'Associazione "Ferraris" ha deciso di sottoscrivere l'appello della Consulta Femminile della Città di Casale Monferrato per un miglioramento della qualità degli spettacoli televisivi.
In un comunicato, che è stato pubblicato anche dai giornali locali, la motivazione della iniziativa: «Aderiamo alla raccolta di firme perchè non solo è in sè meritevole di essere condivisa e appoggiata per il suo fine educativo, ma anche perchè da un lato rappresenta un sostegno al ruolo e ai diritti delle famiglie e dall'altro contribuisce alla indispensabile azione dal basso per difendere la democrazia dall'invadenza dei media e dai messaggi negativi che questi trasmettono; questo è un impegno sollecitato anche dalla Settimana Sociale dei cattolici di Bologna del 2004. Sappiamo che non può essere una semplice raccolta di firme (soprattutto a base locale) che può risolvere un problema così imponente, ma siamo anche consapevoli che ogni azione, anche minuta ma collegata a tante altre, come avviene anche per altri settori con quella che è stata definita una "rete lilliput", può contribuire al cambiamento e a educare ad un uso più attento del mezzo televisivo.
Alcuni anni fa in un saggio molto interessante dal titolo "Cattiva maestra televisione" Karl Popper metteva in guardia dai programmi violenti e diseducativi; non aveva ancora potuto assistere all'effetto devastante di alcuni reality, altrimenti il suo giudizio sarebbe stato ancor più severo. Ovviamente il dibattito attorno ai programmi televisivi non può non tener conto che è indispensabile una rete pubblica che si faccia carico della qualità, cosa che non può essere affidata ad Aziende private che rispodono ad interessi di tipo commerciale; questo è il motivo per cui le TV non sono soltanto imprese da affidare al libero mercato, e ricordare che la qualità della democrazia occidentale è condizionata non poco dal ruolo esercitato dalle Televisioni e da chi le possiede. Per tutti questi motivi siamo al fianco della Consulta femminile in questo impegno positivo».

venerdì 13 aprile 2007

Lavori in corso, fuori strada?

di Stefano Musso
(pubblicato sul Il Monferrato del 13 aprile 2007)

Lavori in corsoCelentano cantava: «Là dove c’era l’erba, ora c’è una città», ma io non ci credevo. Non credevo che il fenomeno delle cementificazione riguardasse anche la mia generazione. E invece a San Bernardino, dove 15 anni fa anni fa i miei genitori mi portavano in bici, la sera, per vedere le lucciole, sorge oggi un grande centro di servizi sportivi e commerciali. A parte lo sguardo nostalgico, l’episodio fa riflettere, perché proprio sul tema dell’espansione urbana cozzano tra loro due modi di pensare a prima vista opposti: quello economico e quello ecologico.
Siamo onesti. Gli edifici intorno al Palazzetto dello Sport sono stati costruiti in tempi rapidi, con progetti d’avanguardia e io stesso faccio uso della piscina Alcarotti. A lavori terminati, Casale avrà un polo di servizi concorrenziale e attrattivo nei confronti del territorio; un polo che porterà forse occupazione e certamente ICI nelle casse del comune. E allora di che lamentarsi?
Esiste un punto di vista diverso, che considera il protocollo di Kyoto, che considera la sostenibilità e che vede in Italia un territorio aggredito dal cemento, in pianura e in collina. Da ciò viene qualche considerazione: è giusto collocare queste attività così lontano dalle zone abitate, costringendoci a prendere la macchina? Inoltre, quando capiremo l’insegnamento dei nostri centri storici? È semplice: se in un isolato abitazioni, esercizi commerciali e di produzione stanno fianco a fianco, servono meno spostamenti. Per di più, solo se esistono degli spazi pubblici a far da collante tra le diverse unità private, abbiamo una città. I centri commerciali, all’opposto, sono non-luoghi: enormi ambienti dove tu sei solo consumatore e non cittadino.
La morale non è di non costruire più. Anzi, in riferimento all’area di san Bernardino la ragionevolezza auspica che i lavori si concludano presto e bene. La sostenibilità non chiede di far passi indietro, ma di usare avanzate tecnologie pulite e di essere accorti: sono proprio necessarie strade così grandi? È possibile rinnovare edifici già esistenti anziché farne di nuovi? Riflessioni come queste servono per le scelte future: ora che c’è una giunta comunale sensibile a questi argomenti, possiamo porci domande lungimiranti sulla fisionomia che vogliamo dare alla nostra città. Speriamo che Casale sappia distinguersi!

lunedì 2 aprile 2007

Scuola in crisi: colpa di tutti… o di nessuno?

di Carlo Baviera

Le cronache dell'ultimo periodo ci ripresentano sotto forme nuove la crisi della scuola (riprese di violenze con telefonini, insegnanti o presidi minacciati e malmenati, ecc) e ovviamente è ripreso il dibattito sull'argomento: e la ricerca del colpevole continua.
La ex Dirigente Scolastico Renata Zecchino (Il Monferrato 25.03.07) interviene per sottolineare che più che agli insegnanti - anche se non sempre e tutti perfetti, ma vittime anche di linciaggi mediatici immeritati - o agli studenti, iperprotetti e non aiutati a crescere, si debba addebitare molta responsabilità ai genitori che non svolgono più il loro compito (a volte per colpa di situazioni familiari disunite o irregolari), che non sono più disposti ad accettare regole comuni, che dicono solo dei sì. «Sono convinta che la scuola capisce questi ragazzi, ma non può capire questi genitori… Se gli insegnanti sono autorevoli, sono "autoritari" e sgridano l'alunno sbagliano. Se sono amorevoli, sono "pappe molli" che non sanno farsi rispettare. Secondo i genitori i ragazzi sono sempre vittime di questa scuola… Un ragazzo che non prende mai un brutto voto, che non riceve mai osservazioni, non è mai rimproverato, non può crescere… Forse è arrivato il momento in cui è bene fermarsi e riflettere per verificare dove siamo arrivati con la nostra civiltà e decidere se tutto questo ci sta bene». Sono riflessioni che si ritrovano, in forme diverse, anche nelle considerazioni di due scrittori che operano anche nella scuola. Paola Mastrocola: «Oggi la scuola ha tutti contro, i genitori per primi, che non vogliono che il figlio impari a studiare ma sia solamente promosso: alla fine vincono loro perché nella scuola di massa l’utente ha sempre ragione… Non c'è più nessuno che chiede di avere una meta, un obiettivo di crescita personale. I ragazzi sono lasciati liberi, affinché non disturbino la quiete edonistica familiare… E insieme alla famiglia hanno fallito anche la politica (volgare, in balia di scandali, senza senso della serietà e della responsabilità) e la televisione il cinema i libri (da che parte si va se non verso il nulla, tra le pupe e i secchioni, gli amici della De Filippi e il Grande Fratello?). Un film come "Notte prima degli esami oggi" andrebbe ritirato per il potenziale di diseducazione che contiene, per i messaggi distorti che veicola… diventa un invito alla deresponsabilizzazione totale». E Guido Conti, anch'egli vincitore di un Premio Campiello: «Alla scuola stanno venendo meno due principi fondamentali, quello dell’autorità e quello dell’autorevolezza… E poi invece di riempire la classi a più non posso, direi che è necessario ridurre il numero degli alunni, per garantire a ciascuno la possibilità di essere seguito anche individualmente dall’insegnante… Anche la famiglia deve fermarsi a riflettere, non ha più tempo di occuparsi seriamente dei figli. Tutti lavorano e arrivano a casa tardissimo. Manca il dialogo e la presenza... Sta venendo a mancare la presenza costante, vigile del genitore che fa esperienza concreta con il figlio». Non mancano i rilievi verso certi insegnanti, quelli che si sono formati quando era di moda il 6 politico, a quelli impreparati a rimettersi in gioco continuamente rispetto al difficile mestiere dell'insegnante. Pare di capire che forse va ricostruito un minimo di valori condivisi per dare ai ragazzi punti di riferimento definiti: e questo non può che partire dalle famiglie, ma quali famiglie? E ancora come mettiamo in condizione le famiglie senza mettere in discussione il sistema economico sempre più spinto dalla necessità di produrre e di dare il massimo nel lavoro considerando l’uomo un fattore economico più che un cittadino?
Che non siano, insieme alle necessarie flessibilità richieste dalla globalizzazione, da riscoprire Marx e la Dottrina Sociale della Chiesa trovando un equilibrio che aiuti a progredire non soltanto in una dimensione, ma in modo integrale?