venerdì 28 dicembre 2007

Il porta a porta e il nostro futuro

di Stefano Musso
(pubblicato su Il Monferrato del 21 dicembre 2007)

Cosa vuol dire vivere meglio? È una domanda che dovremmo porci tutti insieme, perché oggi ci sono pareri discordanti. Certe pubblicità propongono ancora il mito dell'usa e getta, che a lungo è sembrato il massimo della comodità: compri, consumi e te ne disfi. Senza preoccupazioni. Già, ma se una cosa "la uso" e poi "la getto", devo anche chiedermi: « dove la getto? »
Discariche in esaurimento, inceneritori pericolosi per le emissioni cancerogene: lo smaltimento dei rifiuti è diventato sempre più un'emergenza. Il problema generale è che la pressione delle attività umane sull'ambiente è insostenibile, la nostra qualità della vita ne risente. Per questo smog, effetto serra e inquinamenti vari necessitano di cambiamenti nel nostro stile di vita, cambiamenti che vanno compresi. Tornando alla questione dei rifiuti, il nuovo metodo del "porta a porta" ha dietro le spalle queste preoccupazioni e introduce un principio nuovo: ognuno ha il suo cassonetto; il che vuol dire: ognuno è responsabile di ciò che consuma e butta via.
Passiamo ora al punto di vista economico. Una legge degli ultimi anni imponeva il raggiungimento del 30% dei rifiuti riciclati (sarà richiesto molto di più nei prossimi anni): Casale non raggiungeva l'obiettivo. E per questo il Comune veniva multato ogni anno di circa 90.000 €. Un costo per tutti i cittadini. Inoltre solo riciclando di più potremo prolungare la vita della nostra discarica e sarebbe un bel problema aprirne un'altra.
C'è dell’altro. I rifiuti riciclati forniscono materia prima che può essere venduta a delle imprese, con un guadagno per i comuni più ricicloni. Se a tutto ciò aggiungiamo la sostituzione – tra non molto – della tassa sui rifiuti con una tariffa tanto più bassa quanto più ogni cittadino fa il riciclaggio, ebbene, anche il portafoglio ne sarà grato.
Il nuovo sistema di raccolta è quindi un investimento per il futuro, onde evitare alla prossima generazione di trovare le colline del Monferrato trasformate in discarica! Il porta a porta, però, comporta alcuni problemi pratici: dove metto i cassonetti? Come mi organizzo in casa? Ognuno ha le sue responsabilità: i cittadini ad adeguarsi e l'Amministrazione a mantenere l'efficienza promessa nel servizio. D'altra parte, ogni cambiamento comporta dei problemi: ma essi possono essere superati se il risultato è di risolvere problemi maggiori. E forse, come dicono gli amici di Chieri che già lo fanno, il porta a porta in poco tempo diventerà un'abitudine innocua, che faremo senza accorgerci quasi che prima era diverso. Di esempi simili ce ne sono molti: ricordate le polemiche quando si vietò di fumare nel locali pubblici? Le buone idee si valutano nel tempo.

giovedì 27 dicembre 2007

Nuovo attacco alla Democrazia

Benazir Bhutto, ex Premier pachistano, è stata uccisa in un attentato. Dopo essere stata spodestata pur essendosi imposta nelle elezioni e dopo un lungo esilio, era tornata in Patria per contribuire a ripotare il suo paese nell'alveo delle democrazie. Gli è invece toccata la sorte del padre, già Premier e a sia volta ucciso dagli oppositori. Con la Bhutto se ne va un'altro simbolo della lotta per i diritti e la libertà, una lunga catena che traccia di sangue la storia delle nazioni.
Noi continuiamo a sperare, con La Pira, che lavorava alla realizzazione delle profezie di Isaia, che un giorno le armi si tramuteranno in falci ed aratri.

Una signora di 60 anni con poche rughe

Oggi ricorre il sessantesimo anniversario della nostra Costituzione, promulgata dal Presidente della Repubblica Enrico DeNicola il 27/12/47. E' tuttora una delle Costituzioni migliori esistenti, nonostante i grandi cambiamenti avvenuti in ogni campo. L'abbiamo difesa nel referendum che ha respinto le numerose mortificanti modifiche approvate dal Parlamento la scorsa legislatura. Continuiamo a difendela sempre, soprattutto conoscendola e applicandola. Condividiamo il pensiero di Michele Ainis che afferma: "Che ne sappiamo delle libertà costituzionali, che ne sappiamo dell'architettura dei poteri? Bene che vada abbiamo sentito parlare di ciò che non funziona. Da almeno trent'anni la politica ci trasmette l'immagine di una Costituzione difettosa, questo è un tradimento alla legalità costituzionale". Le sue poche rughe sono molto meno delle sue qualità e del suo fascino: ha 60 anni, ma per chi è democratico sembra ancora averne 20.

sabato 22 dicembre 2007

Buon Natale e sereno 2008

La "Speranza" che si fa carne converta i nostri cuori e ridia slancio ad azioni, progetti, passioni per un Monferrato solidale, operoso e in marcia verso un'Europa più unita e modello di convivenza.
Nonostante che nei giorni passati vi siano stati momenti e occasioni di tristezza e negativi (la morte del nostro Vescovo, i morti della ThyssenKrupp e altri caduti sul lavoro, una politica che non riesce a ripartire nella normalità, prezzi in ascesa, famiglie in difficoltà e ancora non promosse in modo deciso come soggetti politico/sociali, ecc..) siamo rinfrancati dalle chiare parole del Card. Poletto alle esequie degli operai caduti con le quali ricorda che i lavoratori contano più del profitto e che il lavoro non è merce di scambio: cose ovvie che però nessuno ha interesse a ricordare!
E poi le misure della Finanziaria approvata dal Parlamento utili all'intera società; il voto dell'ONU per la moratoria della pena di morte; l'Europa finalmente senza frontiere interne. E anche il Monferrato è aperto alla speranza, nonostante tutte le difficoltà anche del mondo del lavoro, con le tante proposte culturali, la costituzione della Società di Gestione del PalaFiere e per la promozione di eventi espositivi, le iniziative energetiche che l'AMC sta realizzando, i contributi arrivati per la ricerca contro il mesotelioma, quelli per i progetti per il polo logistico, del freddo e delle energie rinnovabili, e il procedere dello sviluppo del quartiere Ronzone.
Tante cose che ci tengono aperta la porta della Speranza. Aggiungiamo come proposta di riflessione anche:
- l'Omelia di don Primo Mazzolari del Natale 1955 (in Prediche ai miei parrocchiani.
Editrice La Locusta. oppure sul nr. 255/2007 di Europa - www.europaquotidiano.it)
- editoriale di Padre Bartolomeo Sorge "La Settimana Sociale e lo Spirito di Verona"
(in Aggiornamenti Sociali numero di dicembre 2007 www.aggiornamentisociali.it)

sabato 1 dicembre 2007

SULLO SCAFFALE

GIUSEPPE DOSSETTI Una vicenda politica
GIUSEPPE DOSSETTI
UNA VICENDA POLITICA 1943 - 1958



Autore: LUIGI GIORGI
Casa editrice: SCRIPTORIUM
Prezzo: Euro 35,00



Una vicenda politica di grande intensità, di grande impegno morale e di grande passione. Un’esperienza vissuta in massima parte fra il 1943 e il 1958, con una significativa parentesi per le amministrative bolognesi del 1956.
L’impegno di
Giuseppe Dossetti per un diverso ruolo della Dc, per una politica maggiormente vicina ai cittadini, per un differente e originale rapporto tra fede e politica, a favore di una reale e compiuta democratizzazione dello Stato, viene rivisitato attraverso un uso interessante di fonti nuove (dagli articoli dei giornali dell’epoca ai documenti dell’Archivio Centrale dello Stato fino alla raccolta di testimonianze dirette dei protagonisti di quei giorni).
Un lavoro condotto con passione e competenza che ricostruisce la figura e l’opera di un grande personaggio, protagonista di un momento affascinante della storia repubblicana.

giovedì 29 novembre 2007

Domenica 2 dicembre undicesimo anniversario

Domenica prossima, 2 dicembre alle ore 11.30, gli amici, i conoscenti, gli estimatori di Paolo Ferraris si ritroveranno al Cimitero di Casale Monf., come è ormai tradizione, per ricordarlo attraverso la preghiera comune. Sono invitati tutti coloro che desiderano unirsi nel ricordo in questo undicesimo anniversario.
La Famiglia farà celebrare una messa di suffragio, sempre domenica 2 dicembre alle ore 18,00 presso la Chiesa Parrocchiale dell'Addolorata in Casale M.

mercoledì 21 novembre 2007

Grazie Mons. Germano


Anche noi siamo addolorati e parteciapiamo al lutto di tutta la Diocesi di Casale Monferrato per la morte improvvisa dell'amatissimo Mons. Germano Zaccheo, Vescovo capace di grande umanità e simpatia con tutti. Un pastore partecipe di tutti gli aspetti della vita monferrina, non chiuso in Vescovado o preoccupato solo dei problemi della Chiesa. È stato padre e amico per i giovani. Ha voluto essere sensibile agli aspetti sociali del Vangelo cercando di coinvolgere e stimolare i credenti alle problematiche del lavoro, dell'immigrazione, della povertà, della formazione politica e nell'alimentare il dialogo e la collaborazione con le Amministrazioni pubbliche. Un Vescovo che ha sostenuto l'impegno missionario e la sensibilità al pellegrinaggio mariano (da Lourdes a Fatima, dove ha concluso la sua vita terrena). Desideriamo ricordarlo in particolare per l'infaticabile impegno e la lungimiranza profuse nei restauri del Duomo, sapendoli legare ad un grande progetto culturale di recuperi effettuati o in programma (Nartece, Sacrestia Aperta, mosaici, sottotetti, ...Museo Diocesano) di cui si è fatto promotore nell'interesse di tutto il territorio, riproponendo (anche con Convegni di livello) le motivazioni e il ruolo della presenza sociale e culturale della comunità cristiana; senza dimenticare la sua passione artistica che ha vivacizzato la città con proposte anche innovative e il sostegno ad artisti in ogni campo (musica, teatro, scultura,..). Ha saputo svolgere un ruolo importantissimo di autorità morale e culturale per tutto il Monferrato indicando percorsi e obiettivi all'intera comunità per tenere unita quest'area in questi anni di trasformazioni e innovazioni.

martedì 20 novembre 2007

In Bici nei Parchi del Piemonte

Segnaliamo il concorso regionale "In Bici nei Parchi del Piemonte"

Il CONCORSO FOTOGRAFICO NAZIONALE "In Bici nei Parchi del Piemonte" è organizzato dalla Rivista "Piemonte Parchi" edita da Regione Piemonte - Settore Pianificazione Aree Protette con il Patrocinio della FIAF - Federazione Associazioni Fotografiche.
Quattro settimane in più per immortalare l’autunno nei Parchi e nelleRiserve naturali del Piemonte, utilizzando la bicicletta come mezzo ditrasporto ideale per conoscere senza fretta e in modo consapevole questoparticolare ambito del territorio! PROROGATA la scadenza per l'invio/consegna delle opere (portfolio di 5 immagini) dei partecipanti al Concorso fotografico nazionale "In Bici neiParchi del Piemonte". I materiali dovranno pervenire presso la Segreteria organizzativa entro e non oltre il 31 DICEMBRE 2007. La partecipazione è gratuita e aperta a tutti, senza limiti di età.
Il PREMIO SPECIALE "SCUOLE" - Cofanetto di volumi a tema naturalistico eambientale a cura di Regione Piemonte - verrà assegnato a tutti i partecipanti, singoli o classi intese unitariamente, che indichino nella Scheda di Adesione il riferimento alla Scuola o Corso di appartenenza nell’anno 2007/2008. Il Bando, la Scheda di Adesione e molte altre informazioni sul Concorso sono consultabili alla pagina del sito internet Piemonte Parchi Web.


Bando:

CONCORSO FOTOGRAFICO NAZIONALE
In Bici nei Parchi del Piemonte

TEMA DEL CONCORSO
“Nessuna delle nostre sofferenze quotidiane può resistere a un buon colpo di pedale”
Ha ragione Didier Tronchet, brillante autore di Ciclosofia.
L’effetto panacea aumenta scegliendo con cura il luogo: pedalare è bello e utile sempre, ma pedalare in un ambiente gradevole può essere fantastico.
Bici e parchi: una sintonia naturale. La bici è il mezzo, i parchi sono il dove.
La bicicletta, mezzo di trasporto e “loisir”: ideale per conoscere senza fretta.
I parchi naturali, gradevoli per antonomasia e per istituzione: luoghi ideali per conoscere in modo consapevole. Contenitori non virtuali di immagini da fermare, di istanti da dilatare.

MODALITÀ DI PARTECIPAZIONE
Il Concorso è aperto a tutti, senza limiti di età.
Le immagini, per essere ammesse, dovranno rappresentare l’utilizzo della bicicletta nei Parchi e nelle Riserve naturali del Piemonte. Ambienti di pianura, di collina e di montagna, Sacri Monti. Sono validi anche scatti effettuati nel circondario dei territori tutelati, purché riconoscibili.
Le immagini dovranno documentare l’utilizzo della bicicletta come mezzo per conoscere in modo consapevole le Aree Protette, privilegiando non tanto la componente “sportiva” quanto un uso tranquillo, in sintonia e nel rispetto dell’ambiente.
I partecipanti dovranno inviare una serie di 5 immagini a colori (portfolio fotografico) unitamente alla SCHEDA DI ADESIONE compilata e firmata.
La serie fotografica dovrà essere accompagnata da un titolo unico e da una breve esposizione della motivazione che ha portato alla scelta delle immagini. Le fotografie non dovranno essere montate su alcun tipo di supporto e dovranno indicare sul retro nome e cognome dell’autore, luogo e anno dello scatto.
Sono ammesse:
- stampe in formato A4 (20x30 cm ca.) su carta fotografica ma anche stampe laser o inkjet purché di alta qualità;
- immagini digitali di alta qualità: files risoluzione 300 dpi e formato A4 (20x30 cm ca.) su supporto CD-Rom.
La partecipazione al Concorso sottintende che le immagini inviate non ledano alcun diritto di terzi.
L’Autore della fotografia garantisce pertanto di aver ottenuto l’autorizzazione necessaria per le immagini che ritraggono persone e/o cose per le quali sia necessario ottenere uno specifico assenso (anche, ove dovuto, ai sensi del D. Lgs. n. 196/2003, Codice in materia di protezione dei dati personali).
La selezione e l’assegnazione dei premi sarà effettuata in base all’insindacabile giudizio della Giuria.
Le stampe e i CD-Rom inviati per la partecipazione al Concorso non verranno restituiti.
Le buste non complete di tutti gli elementi sopra richiesti non verranno esaminate.
La partecipazione è gratuita.

INVIO DEL MATERIALE
Il materiale dovrà essere indirizzato esclusivamente presso:
Segreteria organizzativa Concorso fotografico “In Bici nei Parchi del Piemonte”
c/o Regione Piemonte - Settore Pianificazione Aree Protette
Via Nizza, 18 - 10125 Torino (TO)

SCADENZA
Le opere dovranno pervenire entro e non oltre il 31 dicembre 2007 (PROROGATO) unitamente alla Scheda di adesione compilata e firmata.

GIURIA
La Giuria del Concorso sarà presieduta da:
Mario Parussini, Delegato Regione Piemonte e Valle d’Aosta FIAF - Federazione Italiana Associazioni Fotografiche
Componenti:
Claudio Pastrone, Direttore del Centro Italiano della Fotografia d'Autore
Gabriella Castello, docente di Tecnica fotografica presso l’Istituto I.I.S. Bodoni-Paravia di Torino
Gianni De Zuani, fotografo e rappresentante dell’Associazione “Bici e Dintorni”
Toni Farina, fotografo del mensile Piemonte Parchi e rappresentante della Regione Piemonte
Tonino Salvi, fotografo del Parco regionale La Mandria
Dante Alpe, fotografo del Parco regionale Orsiera Rocciavrè
Paolo Allione, Legale Rappresentante All Bike’s Srl
Rosanna Rabajoli, Responsabile Relazioni Esterne e Marketing Ferrino & C. SpA

PREMI
1° PREMIO - Bicicletta MTB modello CW 26.50 di All Bike’s - Saccoletto T-Read di Ferrino & C.
2° PREMIO - Tenda T-Home 3 posti di Ferrino & C.
3° PREMIO - Zaino Zephir 25+3 di Ferrino & C.
PREMIO SPECIALE “SCUOLE”* - Cofanetto di volumi a tema naturalistico e ambientale a cura di Regione Piemonte
* Il Premio speciale “Scuole” verrà assegnato a tutti i partecipanti, singoli o classi intese unitariamente, che indichino nella Scheda di Adesione il riferimento alla Scuola o Corso di appartenenza nell’anno 2007/2008.

PREMIAZIONE
La premiazione, prevista per il pomeriggio di sabato 9 febbraio 2008, avverrà presso il Parco regionale La Mandria - Sala Scudieri del Borgo Castello.
I premi saranno offerti da All Bike’s Srl e Ferrino & C. SpA
Le fotografie vincitrici del Concorso saranno pubblicate sul mensile Piemonte Parchi edito dalla Regione Piemonte.
I vincitori riceveranno comunicazione dell’attribuzione del premio (telefonica, per posta e e-mail).

UTILIZZO DEL MATERIALE
Il materiale fotografico selezionato dalla Giuria sarà esposto al Parco regionale La Mandria in occasione della Premiazione.
Tutto il materiale fotografico pervenuto potrà essere utilizzato dagli Enti promotori del Concorso per la produzione di materiale informativo e per la promozione delle proprie iniziative istituzionali, purché senza scopo di lucro e con indicazione dell’Autore. Nel caso di utilizzi diversi delle immagini, gli Autori verranno preventivamente contattati.

INFORMAZIONI
Informazioni sul Concorso e Scheda di adesione possono essere richieste alla Segreteria organizzativa del Concorso fotografico “In Bici nei Parchi del Piemonte” oppure scaricate dal sito
http://www.piemonteparchiweb.it/ nella Sezione “Corsi e Concorsi”.
Segreteria organizzativa Concorso fotografico “In Bici nei Parchi del Piemonte”
c/o Regione Piemonte - Settore Pianificazione Aree Protette
Via Nizza, 18 - 10125 Torino
Tel. +39 011 4325977
Fax +39 011 4324759
concorsopp@regione.piemonte.it
Redazione Piemonte Parchi
Tel. +39 011 4323565 - 4325761

SPONSOR E COLLABORAZIONI
Il Concorso è organizzato da Regione Piemonte - Settore Pianificazione Aree Protette
Rivista mensile “Piemonte Parchi”
con il Patrocinio di FIAF - Federazione Italiana Associazioni Fotografiche
Patrocinio FIAF 2007x01 (non valido per la statistica FIAF)
in collaborazione con Centro Italiano della Fotografia d'Autore
Istituto I.I.S. Bodoni-Paravia di Torino
Associazione “Bici & Dintorni”
Parco regionale La Mandria, Parco regionale Orsiera Rocciavrè
grazie alla sponsorizzazione di All Bike’s Srl e Ferrino & C. SpA

giovedì 15 novembre 2007

DIECI DOMANDE A... GIORGIO OTTOLENGHI

Giorgio Ottolenghi, in primo piano, con Walter Wolff e Daniele SegreProsegue l'iniziativa relativa alle interviste di alcuni rappresentanti delle comunità religiose casalesi. Dopo quella del Vescovo di Casale, nel luglio scorso, sentiamo la voce della Comunità Ebraica, con un’intervista al Presidente dottor Giorgio Ottolenghi. Così, lasciando ad altri lo stereotipo dello “scontro di civiltà”, vogliamo ribadire che il dialogo tra le culture non solo è possibile, ma è pure stimolante, a patto che si sviluppi nel rispetto reciproco.

Dopo l’aberrazione dell’Olocausto, oggi le comunità ebraiche in Italia sembrano ben integrate. A Casale, in particolare, la vostra comunità – seppur piccola in numero – è assai vivace sul piano culturale. Ma com’è la convivenza con le altre comunità religiose?
Oggi come oggi per la comunità ebraica non ci sono grosse problematiche, bensì pacifica convivenza. Almeno a livello ufficiale molti pregiudizi sono stati superati.

Nella dialettica politica si parla molto di laicità in riferimento al rapporto tra Stato e Chiesa. Cos’è, invece, la laicità nella visione ebraica?
Tenere separati Chiesa e Stato è importante; anche se la Chiesa nel predicare fa il suo lavoro. La comunità ebraica, invece, non ha mai avuto il problema pressante di convertire, perché per gli Ebrei la questione del giudizio finale – non del tutto precisata – non richiede che tu sia ebreo. In altre parole, un non-ebreo che si comporta bene ha la stessa possibilità di “salvarsi”; la differenza è che il popolo ebreo ha alcuni doveri in più da adempiere, in quanto “popolo eletto”.

Immigrazione e sicurezza sono in prima pagina su tutti i giornali. Ma la convivenza è possibile?
La convivenza è possibile sì! Però non si può si può simpatizzare con gli intolleranti e gli integralisti.

Israele e Palestina. Secondo lei un futuro di pace è possibile?
È difficile, ci sono state incomprensioni da ambo le parti. In particolare i Palestinesi hanno sprecato molti aiuti umanitari per comprare delle armi: devono abbandonare l’idea di distruggere Israele, di cancellarlo. Se anziché lavorare in un’industria la distruggi, non danneggi solo l’imprenditore, ma anche te stesso che perdi il lavoro!
Entrambe le parti dovrebbero fare un passo indietro Bisogna rendersi conto che comprare un carro armato costa come fare un albergo: con un albergo, però, ci vivi; col carro armato al massimo uccidi qualcuno.

In conclusione?
Non ci sono soluzioni miracolose, bisogna evitare la guerra, mettersi a lavorare e le cose cambiano. La convivenza è possibile, il lavoro è possibile, ma bisogna cominciare. Se invece rifiuti di vivere con un altro perché è nero, giallo o di un’altra religione allora… Allora si formano delle chiusure e dei ghetti. E non c’è limite al baratro.
Abbiamo la fortuna di un progresso tale da poter vivere una vita comodissima; non cominciamo a bastonarci, se no torniamo ai forconi e alle candele. La differenza si è vista in Italia, un popolo di contadini a inizio ‘900, quando ci imbarcavamo in tutte le guerre. Poi, negli ultimi 60 anni di pace, siamo diventati un Paese ricco.

Ancora una domanda, su un tema diverso. Come vede il futuro della città di Casale? Cosa, in particolare, dovrebbe essere valorizzato?
Casale ha perso molte posizioni rispetto a quello che era decenni fa: abbiamo perso lo snodo ferroviario, la possibilità di essere Provincia e poi molto altro. Abbiamo avuto e in parte abbiamo ancora il cemento, l’industria tipografica, il freddo, ma manca una progettualità forte: il Comune non deve stare seduto.
Sono pessimista nelle previsioni, però posso dire che l’importante è darsi da fare. Prendiamo l’esempio del settore turistico. Senza darci arie, noi della Comunità Ebraica, nel nostro piccolo, cerchiamo di essere attivi. E così siamo noti in tutta Italia (e non solo) su riviste e pubblicazioni!

mercoledì 31 ottobre 2007

Rilancio del bene comune

di Francesco Garis
(pubblicato su La Vita Casalese del 31 ottobre 2007)

La 45° Settimana sociale dei cattolici italiani si è ormai conclusa da tre settimane e forse l’attenzione pubblica (anche nel mondo cattolico) non ha colto in pieno la ricchezza del contributo di idee e di riflessione che essa ha inteso offrire per la vita civile ed ecclesiale del Paese. Richiamarne alcuni passaggi può essere dunque utile per non lasciare che tutto scorra senza entrare in profondità, senza incidere nella realtà.
Il tema attorno a cui ruotavano le varie sessioni è uno dei pilastri della dottrina sociale della Chiesa: il bene comune. Questo “non consiste nella semplice somma dei beni particolari di ciascun soggetto del corpo sociale. Essendo di tutti e di ciascuno è e rimane comune, perché indivisibile e perché soltanto insieme è possibile raggiungerlo, accrescerlo e custodirlo, anche in vista del futuro” (Gaudium et Spes).
Ho trovato stimolante la domanda, non retorica, che l’economista Zamagni si è posto nella sua relazione: c’è posto, oggi, per la categoria del bene comune entro il discorso e la pratica dell’economia? Le risposte possono variare a seconda dei punti di vista, ma mi pare condivisibile la riflessione che il professore universitario ha voluto sviluppare: “il bene comune è oggi sotto attacco da un duplice fronte, quello dei neoliberisti e quello dei neostatalisti”. Nei primi Zamagni vede il limite dell’accontentarsi di una filantropia che considera i soggetti deboli “oggetti” delle attenzioni altrui; nei secondi l’adesione ad un modello che inevitabilmente innesca la “trappola della dipendenza riprodotta” nei confronti dei segmenti deboli ed emarginati della popolazione.
La sfida, secondo Zamagni, è quella di ripensare la carità, e dunque la fraternità, come “cifra della condizione umana”, vedendo nell’esercizio del dono gratuito il presupposto indispensabile affinché Stato e mercato possano funzionare avendo di mira il bene comune.
Nella stessa direzione tracciata da Zamagni ha sviluppato il suo intervento il sociologo Donati, che ha parlato del welfare del futuro descrivendolo come “relazionale, plurale e solidale”. L’accento è stato posto soprattutto sul concetto di stato sociale relazionale: un modello di welfare che concepisce il bene comune come qualcosa che valorizza “le reazioni di reciproco arricchimento delle persone libere e responsabili”.
Potrebbero sembrare argomenti lontani dai temi che le nostre comunità vivono nella quotidianità.
Affrontarli, però, significa rispondere attivamente all’invito che la Chiesa rivolge ai laici di partecipare in prima persona alla vita pubblica e di cooperare, insieme con tutti gli altri cittadini e sotto la propria autonoma responsabilità,alla costruzione di una società più giusta e fraterna.
Riscoprire la comunità cristiana come luogo nella quale si acquisiscono la passione per la giustizia, la tensione verso la pace, l’attenzione ai poveri e agli ultimi; in cui ci si attrezza a comprendere i problemi della società alla luce della dottrina sociale e del Vangelo.
È questa la base necessaria per tornare a elaborare una cultura politica cristianamente ispirata. Nelle sue migliori stagioni, è stato ricordato da Riccardi nell’apertura della Settimana sociale, il movimento cattolico ha avuto questa capacità progettuale (si pensi alla lucidità programmatica del Partito Popolare di Sturzo o alle intuizioni del “Codice di Camaldoli”).
A noi chiamati a vivere questo tempo tocca proseguire sulla strada tracciata da tanti uomini e donne che in cent’anni di storia (la prima Settimana si svolse nel 1907) ci consegnano un messaggio chiaro: non si può vivere chiusi in se stessi, solo per proteggersi, ma occorre pensare agli altri, intraprendere per loro, amarli, aiutarli.
È una lezione per noi credenti, un insegnamento prezioso per le nostre comunità ma è anche l’anima per il futuro del nostro Paese.

venerdì 26 ottobre 2007

Idee per il Bilancio

Anche quest'anno l'Associazione Paolo Ferraris parteciperà alle consultazioni che l'Amministrazione Comunale di Casale Monferrato terrà con le realtà associative per la redazione del Bilancio 2008. Chi desiderasse esprimere proposte e suggerimenti è invitato a farlo entro il 7 di novembre. Terremo conto di quanto perverrà ovviamente se non in contrasto con le posizioni dell'Associazione. Già da ora ringraziamo quanti vorranno partecipare a questa raccolta di idee.

giovedì 25 ottobre 2007

Oltre l'ASL

di Carlo Baviera

Così un altro pezzo di storia del Monferrato è stato smantellato; l'Asl, che teneva insieme un territorio, subisce l'eutanasia da parte della Regione. Nei prossimi mesi sapremo se almeno la sede della nuova Asl provinciale sarà lasciata (come proposto dalla Presidente della Regione) a Casale Monferrato: dubitiamo di questo sbocco, ma continuiamo a sperare. Fortunatamente, almeno il Servizio Socio - Assistenziale resterà organizzato a livello monferrino fra i 52 Comuni aderenti, e i Comuni di Moncalvo, Trino e Palazzolo resteranno nel nostro distretto sanitario.
Preso atto della soluzione, peraltro conseguenza di decisioni passate che vedevano la sanità come Azienda da gestire con principi di economicità ed efficienza e quindi da razionalizzare con una visione di mercato in concorrenza con strutture private, è inutile voltarsi indietro e piangere sul passato. È il momento di un colpo di reni per l'intero Monferrato; poichè le battaglie contro l'accorpamento Asl o a favore della Corte d'Appello non sono azioni campanilistiche, ma invece la continuità di un impegno che cerca di dare identità al territorio, di tenerlo unito proprio per sconfiggere i campanilismi, per avere una sola voce nella programmazione della Provincie e della Regione, serve continuare l'impegno cercando nuovi obiettivi. Alcuni, quasi per ritorsione, pensano al passaggio con la Provincia di Vercelli; ma il problema non è solo e tanto il cambio di provincia pensando che questo solo basti ad avere alleati forti e recuperare quanto negli anni è stato sottratto a Casale.
Serve capire quale ruolo si è capaci di individuare per il casalese (le potenzialità turistiche vanno meglio precisate e finalizzate, si deve continuare a fornire nuovi servizi al sistema produttivo, dobbiamo qualificare sempre più l'offerta scolastica e universitaria); dobbiamo pensare a politiche demografiche più aggressive rispetto a quanto si muove a livello nazionale; va rilanciata tutta la politica collinare e agricola; bisogna favorire una viabilità più snella con Torino e Milano e insistere per un sistema di trasporti su rotaia che non ci consideri un paese sperduto e periferico.
Il futuro è una classe politica che superi recenti litigiosità o miopi ostruzionismi reciproci, cerchi solide alleanze con altri territori, individui priorità per tutto il territorio, non resti chiusa nel palazzo ma programmi con la società, gli imprenditori, i soggetti sociali, il mondo della cultura e del volontariato; e che sappia guardare ed inserirsi nelle strategie generali che avvengono attorno a noi (Alta Velocità, Logistica, Retroporto Genovese, Settembre Musica che lega Torino e Milano e comuni minori, ecc.). Solo con un territorio che aumenti i residenti e che abbia un'economia più solida sarà possibile ottenere istituzioni che qualifichino Casale
come capoluogo e il Monferrato come area rilevante nel sistema regionale.

sabato 29 settembre 2007

SULLO SCAFFALE

Il Pavone e i generali
IL PAVONE E I GENERALI
BIRMANIA: STORIA DA UN PAESE IN GABBIA



Autore: CECILIA BRIGHI
Casa editricie: BALDINI CASTOLDI DALAI EDITORE
Prezzo: Euro 16,50





Nella fantasia di molti occidentali, la Birmania è una terra di grande fascino, di storie preziose, di incanti velati…
In realtà, questo Paese è il primo esportatore di metanfetamine al mondo e il secondo per il traffico di oppio. Un Paese che da quasi mezzo secolo è oppresso da una sanguinosa dittatura militare, che schiaccia il popolo con il lavoro forzato, con violenze, stupri e deportazioni. Un regime dittatoriale che, da oltre dieci anni, tiene agli arresti domiciliari Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la Pace e simbolo della resistenza democratica e non violenta.
Questo libro racconta le vicissitudini e la fuga rocambolesca all’estero di alcuni dei protagonisti politici e sindacali dell’opposizione. Nato dal lungo lavoro di collaborazione dell’autrice con alcuni di loro, "Il Pavone e i generali" ci presenta un intreccio di vicende attraverso le quali scorre anche la storia politica e sociale della Birmania, dal dopoguerra a oggi, la brutalità e la repressione di questa dittatura di fronte alla quale molti governi ancora oggi chiudono gli occhi.
È la storia dei sentimenti e delle emozioni di uomini e donne che, per uno scherzo amaro del destino, sono stati costretti a trasformare la loro vita, ad abbandonare i loro amori, i figli, le famiglie, i loro progetti di lavoro, per diventare protagonisti della resistenza democratica e dell’opposizione al regime dei cosiddetti «macellai di Rangoon».

I DIRITTI D'AUTORE VERRANNO DEVOLUTI ALLE ORGANIZZAZIONI DEMOCRATICHE E SINDACALI BIRMANE

giovedì 27 settembre 2007

Solidarietà

Oggi ci sentiamo sinceramente vicini al popolo birmano. Le notizie che purtruppo giungono dal Myanmar con uccisioni e violenze da parte della Giunta militare, che continua a tenere sotto un ferreo regime oppressivo il Paese asiatico, ci colpiscono come democratici, come credenti e come cittadini del mondo affratellati a tutti i popoli, in particolare a chi soffre. Gli avvenimenti di Yangon ci ricordano il Cile, la Cecoslovacchia, l'Ungheria, la Grecia, San Salvador, la repressione dei giovani cinesi, fatti che pensavamo superati con l'avanzare della civiltà e del progresso, con la caduta del muro di Berlino, con gli effetti anche positivi di nuove tecnologie e globalizzazzione. Purtroppo prendiamo atto che se non si disarmano (fisicamente e culturalmente) i potenti e i detentori delle ricchezze (finanziarie ed ideologiche) e se non si rafforza significativamente l'ONU ci troveremo ripetutamente in situazioni similari. A noi piccoli e impoteni non resta che una partecipazione silenziosa ma critica, e soprattutto il lavorare ogni giorno nei nostri luoghi di studio e di lavoro per contribuire a rafforzare la coscienza democratica delle persone che incontriamo: perchè anche da noi un certo fascino per la violenza, l'ordine, l'arroganza sta crescendo e va bloccato con ogni mezzo. Oggi perciò siamo tutti cittadini di Myanmar e sostenitori dei monaci buddisti e di Aung San Suu Kyi.

lunedì 24 settembre 2007

Sogno o realtà ?

Buon successo per la prima edizione "della corsa delle botti" fra i quartieri di Casale Monferrato. Lanciamo una proposta: perchè non fare diventare questa "sfida originale" il nostro Palio ? Eviteremmo anche le contestazioni che gli animalisti regolarmente rivolgono ad altre disfide, basate sull'uso di animali. E avrebbe anche la originalità di essere caratteristica per una zona, come il Monferrato, a vocazione vitivinicola! Volendo si potrebbe anche tenere un'edizione primaverile (in occasione di Riso e Rose) facendo gareggiare i rappresentanti dei nostri Comuni.

Il quotidiano La Stampa parla dei buoni risultati di MITO Settembre Musica. Francesco Micheli ideatore di questo gemelaggio culturale tra Milano e Torino dice di un "palcoscenico in un'immensa area dove c'è il meglio dell'Università, dell'indrustria, della sanità. La vea scommessa è mettere tutto questo in rete.....Qundo finalmente funzionerà l'alta velocità l'interscambio tra le aree di riferimento di Torino e Milano sarà ancora più facile. Per l'anno prossimo Novara e Alessandria hanno già chiesto di partecipare". È l'ora di inserirsi anche per noi: anni fa si era ideato Sotto lo stesso cielo, una collaborazione tra più Comuni di carattere culturale che fosse in grado di tenere legati ad uno stesso filo rosso le iniziative di ogni Ente. Ora ci viene offerta su un piatto l'occasione per trasformare quella cellula iniziale in qualcosa di solido. Avanti Savoja, anzi Comuni Monferrini facciamo un passo decisivo che ci inserisca in un circuito più ampio e qualificato: e magari potremmo valorizzare anche la musica popolare e dialettale e il balletto dando una visibilità ancora maggiore a Vignaledanza.

sabato 15 settembre 2007

A proposito della Superga-Crea

Basilica di SupergaBasilica del Santuario di CreaDi turismo “intelligente” e in particolare della (potenziale) via di pellegrinaggio che da Superga conduce a Crea se n'era parlato lo scorso dicembre nel corso della serata “Casale Asti Alba: un territorio che guarda al domani”. Un percorso a contatto con l'ambiente, che potrebbe diventare sia un itinerario a sostegno del turismo sia dal forte carico spirituale.

Ecco alcune novità:
  • in agosto, un coraggioso gruppo di boy-scout casalesi ha percorso questa via, in parte a piedi in parte in autobus: un primo passo che speriamo altri possano seguire e per questo facciamo i complimenti!

  • dal 2 al 6 ottobre prossimi, un grande convegno interesserà il Santuario di Crea. Il titolo è “La bisaccia del pellegrino - il pellegrinaggio ai luoghi santi nelle diverse religioni”. Agli interessati consigliamo di non perdere un appuntamento in particolare: Teatro Municipale di Casale, sabato 6 ottobre ore 15 per “Dalle pievi alle cattedrali: il turimo sostenibile come strumento di conoscenza, valorizzazione e difesa dei luoghi santi e del patrimonio locale, culturale e devozionale”.

SULLO SCAFFALE

La scommessa della decrescitaLA SCOMMESSA DELLA DECRESCITA



Autore: SERGE LATOUCHE
Traduzione: MATTEO SCHIANCHI
Casa editricie: FELTRINELLI
Prezzo: Euro 16,00



Crescere sempre più? Alla ricerca inevitabile di un continuo aumento del Pil? Questo libro, vero e proprio manifesto teorico della Società della decrescita, ci racconta perché è necessario orientarsi verso un modello diverso, basato su altre e più sostenibili priorità.
Fino a qualche anno fa il termine “decrescita” non figurava in alcun dizionario che trattasse di economia o società, mentre si potevano trovare alcuni concetti simili come “crescita zero”, “sviluppo sostenibile” e “stato stazionario”. Con questo libro, vero e proprio manifesto teorico della “Società della decrescita”, Serge Latouche che è docente e studioso molto noto nell’ambito dell’antropologia economica, rilancia la decrescita come la parola d’ordine per “interrompere la cantilena dei drogati del produttivismo”. Latouche, che ha scritto numerosi saggi tra cui L’occidentalizzazione del mondo (1992) e Come sopravvivere allo sviluppo (2005), in questo libro rimette in discussione il dogma, il mito della crescita e dello sviluppo economico imposto dal mercato, e spiega perché è necessario orientarsi verso un modello diverso, basato su altre e più sostenibili priorità. Illustra come si potrebbe ripensare la società inventando un’altra logica sociale e cercando di costruire una società sostenibile, in particolare nel Sud del mondo. Bisogna quindi esplicitare i diversi momenti per poter raggiungere questo obiettivo: cambiare valori e concetti, mutare le strutture, rilocalizzare l’economia e la vita, rivedere nel profondo i nostri modi di uso dei prodotti, rispondere alla sfida dei paesi del Sud. Infine, è necessario garantire tramite misure appropriate la transizione dal nostro modello incentrato sulla crescita a una “Società della decrescita”. Tutti temi questi che già compaiono nell’agenda politica di molti paesi europei, tra cui la Francia e la Germania, e che anche in Italia cominciano a definirsi in un tutto organico.
Questo è un libro efficace e non catastrofista, in grado di far riscoprire il senso profondo dell’ecologia, la problematica dell’aumento demografico, la razionalità delle politiche del riciclo e del riutilizzo di risorse e materiali. Un libro, come scrive l’autore, zeppo di verbi che iniziano per “r” e per “ri-”, che lanciano tutti la scommessa della decrescita: «ridurre, ridistribuire, rilocalizzare, rallentare, restituire, rimborsare, rinunciare…». Un saggio che fa riflettere, destinato a far discutere.

giovedì 13 settembre 2007

Monferrato, Beppe Grillo e Partito Democratico

di Carlo Baviera

Abbiamo superato, indenni, l'estate e i tormentoni che (come ogni anno) ci vengono ammanniti senza poi affrontarli in modo risolutivo: gli incendi, le questioni climatiche, il fisco troppo esoso, le evasioni fiscali, gli omicidi e l'aumento dell'insicurezza, i lavavetri, gli imbrattatori di muri. Purtroppo si parla meno di raket, dei fenomeni mafiosi, di speculazioni finanziarie ed edilizie, di illegalità diffusa accettata o subita. E anche l'evento politico dell'anno, il Partito Democratico, anzichè essere costruito a partire dall'analisi e dalle proposte riguardo ai problemi "veri" e da come rivitalizzare il sistema democratico rappresentativo e partecipativo, mette al primo posto la scelta della leadership da farsi senza sapere cosa e come sarà il partito, quali i riferimenti ideali e programmatici, ecc. E le regole delle primarie non consentono nè voto disgiunto nè voto di preferenza, con accordi anche per le segreterie regionali preconfezionati dai vertici nazionali: siamo alle solite! E per fortuna c'è chi si è messo di traverso. Ci auguriamo che la scelta della dirigenza locale abbia un percorso diverso e legato alla questioni che interessano la popolazione e il futuro del Monferrato. Ad esempio, speriamo che non ci si sieda soddisfatti per la proposta di riconoscere a Casale la sede dell'ASL provinciale: questo è importante ma il nostro futuro non è solo sede ASL!

Ci chiediamo poi se un po' di metodo Grillo non serva anche qui. Certo, tutti vediamo i rischi che stanno dietro alla semplice semplice protesta, la facile offesa per una intera classe dirigente, la semplificazione delle soluzioni, la mancanza di un disegno compiuti di governo; le stesse proposte devono essere ben soppesate (i motivi di condanna non sono tutti uguali: non tutti sono Dell'Utri, e chi ha precedenti P2 magari figura più pulito di un ex sindaco condannato per errore amministrativo!). Però anche qui un rinnovamento della politica serve: rinnovamento di idee, rinnovamento dei comportamenti di alcuni politici più propensi a mettersi in mostra o a rivendicare posizioni di potere, rinnovamento nel coinvolgimento della base e nella trasparenza delle decisioni.

Dicevamo di Beppe Grillo, di cui tutti parlano in questi giorni per criticare o per apprezzare; certo è che "ha avuto il coraggio di parlare chiaro, porsi contro il potere costituito, contro le multinazionali del consumo o le grandi lobbies economiche....di interpretare la parte di chi sta dalla parte della gente comune e parla un linguaggio comprensibile".

Il futuro del Monferrato ha bisogno anche di questo: ascoltare la gente, essere comprensibili, dare obiettivi raggiungibili. Il PD deve essere molto di più di quanto rappresenta Grillo, ma non potrà prescindere dal trattare le questioni del nostro territorio, ridare alla gente il gusto di partecipare, non trattare le cose solo nel palazzo, e saper individuare e organizzare il futuro rispondendo alle questioni: quali infrastrutture servono, quale viabilità, come affrontare assistenza sociale, formazione, sostegno alle imprese innovative, come sveltire la burocrazia amministrativa, quale ruolo chiediamo di giocare come Monferrato pur all'interno della collaborazione regionale, quale progetto educativo per i giovani. Questa è la mission che deve avere il PD per riavvicinare alla politica.

mercoledì 18 luglio 2007

L'Italia che cambia, l'impegno dei giovani amministratori

di Alberto Baviera


Nei giorni scorsi l'Anci Giovane ha pubblicato il report della tavola rotonda “L’Italia che cambia: l’ascolto dei nuovi bisogni dei cittadini, le nuove sfide per i giovani amministratori” che si è svolto nel corso dell’Assemblea Annuale dell’ANCI, tenuta a Bari dal 20 al 22 giugno scorsi.

All’incontro hanno partecipato circa 50 giovani amministratori provenienti da tutta Italia.

I lavori, coordinati da Pierciro Galeone Amministratore Delegato di Cittalia - Anci Ricerche, hanno preso avvio con l’illustrazione da parte di Paolo Testa dei risultati di un focus group realizzato con un campione di giovani amministratori.

Sul tema sono quindi intervenuti due discussants: Franco Pizzetti (professore di diritto costituzionale e Presidente dell’Autorità Garante della Privacy) e Mauro Bonaretti (Direttore Generale del Comune di Reggio Emilia).

I loro interventi si sono concentrati su alcuni aspetti:


  • la rivoluzione tecnologica (con particolare riferimento all’ICT) porta a ripensare il modo con il quale le persone comunicano tra loro e collaborano sui luoghi di lavoro, il ruolo dei media e la loro influenza sull’opinione pubblica e, in definitiva, i concetti stessi di “spazio” e “tempo” per come siamo abituai a definirli.

  • stiamo assistendo proprio in questi anni, sia a livello globale (almeno per quasi tutti i Paesi occidentali) che locale, a una “frattura” tra i valori demografici storici e quelli dell’immediato futuro, causata principalmente dai movimenti migratori, dalla crescita delle famiglie monoreddito e dall’invecchiamento della popolazione.

  • l’idea di democrazia e, più ancora, i paradigmi interpretativi tradizionali, dopo il “crollo delle ideologie” non sono più in grado di rispondere alle domande della collettività.

  • occorre ripensare il concetto di cittadinanza, sia nel senso del fisiologico indebolimento delle identità locali, che vanno incontro al “meticciato” delle provenienze e delle appartenenze linguistiche, culturali e religiose; sia per la necessità di definire nuove regole di partecipazione per le generazioni future che, pur provenendo da altri Paesi, contribuiranno alla realizzazione dell’Italia di domani.

  • il rapporto tra pubblico e privato nella definizione e realizzazione delle politiche sta mutando in diverse direzioni: la crescente richiesta da parte dei cittadini di contribuire in modo diretto alla realizzazione e all’erogazione di servizi (sussidiarietà orizzontale), la domanda di autodeterminazione da parte delle comunità locali relativa all’utilizzo degli spazi pubblici (che si manifesta sempre più spesso nell’ostruzionismo alla costruzione di infrastrutture), il consumo del territorio (il cosiddetto sprawl urbano) che contrappone gli interessi di alcuni soggetti a quelli delle generazioni future.

  • il nostro Paese presenta una situazione particolarmente critica riguardo alle infrastrutture fisiche e tecnologiche e ai servizi per lo sviluppo: sono insufficienti (o quasi inesistenti in certe aree del Sud) le reti viarie per il miglioramento della circolazione locale e i collegamenti alle reti primarie. Inoltre, appaiono ancora deboli i servizi di supporto alle imprese, a volte (paradossalmente) sfavorite dalla presenza di strumenti di programmazione locale (PIT, Patti, POR, APQ…) che rischiano di generare confusione e sovrapposizioni di competenze.

Questi (e altri meno significativi) fenomeni hanno ricadute dirette sulla “domanda di politiche” nelle città italiane, che i giovani amministratori hanno voluto focalizzare sui seguenti item:


1. Il relativo “impoverimento” delle fasce reddituali intermedie e, più in generale, la diminuzione del potere d’acquisto, hanno una serie di impatti significativi sulla qualità di vita nelle città:


  • innanzitutto cresce la difficoltà di affittare o acquistare una casa (con tutto quello che ciò significa in termini di perdita dell’autonomia e di fiducia nel futuro), e aumenta il numero di individui che ricorrono ad aiuti per il sostentamento quotidiano (parrocchie, servizi sociali,.. ) ;

  • in alcune Regioni “di cerniera” tra nord e sud, assistiamo a movimenti migratori di breve gittata (i cosiddetti “emigranti del weekend”) che hanno però un forte impatto sulle relazioni familiari.

2. I cambiamenti demografici fanno crescere la domanda di “sicurezza”. Concetto che si deve però declinare secondo differenti aspetti per evitare massimalismi pericolosi:


  • contrariamente a quanto veicolato con insistenza dai media, la sicurezza intesa nella sua accezione di diminuzione della microcriminalità e aumento dell’ordine pubblico, non è così prioritaria nelle richieste dei cittadini;

  • anche se non sempre promossa dai diretti interessati, esiste una richiesta di rimodulazione delle modalità di aggregazione dei giovani, soprattutto per arginare fenomeni di marginalità che spesso rischiano di manifestarsi nel vandalismo;

  • collegata a questa è la carenza di infrastrutture per lo sport e per lo svago, che ancora esiste in certe aree del Paese e che spesso impedisce ai giovani anche solo di tentare di inseguire i propri desideri di realizzazione;

  • dalle fasce anziane della popolazione la richiesta è principalmente quella di avere occasioni di incontro, relazione e realizzazione per riempire i propri spazi di vita.

3. L’urbanizzazione apre la questione dell’uso dello spazio pubblico e della conciliazione degli impegni di vita e di lavoro:


  • i “problemi del traffico” sono percepiti come impedimento al poter disporre del proprio tempo: più che un miglioramento in termini di minori rischi ambientali e minori ricadute sulla salute pubblica, i cittadini richiedono interventi sulla mobilità per poter massimizzare il tempo libero disponibile;

  • è forte la richiesta di poter fruire degli spazi pubblici e che questi siano gradevoli e accoglienti. La crescita culturale delle ultime generazioni porta, non soltanto una domanda di occasioni di intrattenimento, ma anche che la città nelle sua interezza sia “bella” e piacevole da vivere non solo nei momenti di svago.

Molti dei giovani amministratori presenti hanno portato le proprie esperienze e i propri punti di vista. Le questioni principali emerse si possono riassumere in:


  1. Le nostre Città hanno bisogno di innovazione, sia sul piano dei processi decisionali che degli strumenti gestionali: riguardo ai primi occorre saper costruire delle reti di interlocutori qualificati al di là degli schieramenti e delle appartenenze per costruire dei piani strategici condivisi e duraturi; riguardo alla gestione, il dito è puntato contro le strutture comunali, che faticano a superare la logica aziendalista in favore di strumenti che permettano loro di governare le politiche.

  2. È ancora debole la fase di ascolto propedeutica alle decisioni: bisogna costruire degli osservatori a livello locale in grado di supportare le decisioni pubbliche, anche per non rischiare di innescare la partecipazione dei cittadini su decisioni sulle quali non si è sufficientemente informati per difendere le proprie posizioni.

  3. I Comuni debbono affrontare questioni che nascono e si sviluppano ben al di fuori dei loro confini fisici, ma che per primi e in modo più diretto di altri sono chiamati a risolvere:
  • quale possibilità di partecipazione vogliamo dare ai figli di immigrati nati in Italia (i cosiddetti 2G, la seconda generazione) che oggi si trovano senza cittadinanza italiana, ma che sentono in ogni loro manifestazione di appartenere al Nostro Paese;

  • come costruire nuovi sistemi produttivi in grado di superare la piaga del lavoro precario, attraverso la ridefinizione del concetto di cooperazione;

  • come ridefinire il modello di relazione tra le generazioni, prima che diventi irreversibile la crisi che porta i giovani a contare per il proprio sostentamento sulle pensioni dei genitori, a scapito della propria autonomia;

  • come affrontare la “modernizzazione” del proprio territorio in una realtà che spesso vede i vari livelli istituzionali non collaborare tra loro.

A questo quadro di “problemi” bisogna aggiungere una questione condivisa da molti dei presenti: l’inadeguatezza e la debole preparazione di molti amministratori nell’affrontare queste nuove domande che i cittadini pongono. Questi sono problemi seri; per i giovani amministratori è una sfida da cogliere e un'opportunità per crescere, anche qui in questo angolo d'Italia.

sabato 14 luglio 2007

SULLO SCAFFALE

Manifesto per un Islam «moderno»MANIFESTO PER UN ISLAM «MODERNO»
27 PROPOSTE PER RIFORMARE L'ISLAM



Autore: MALEK CHEBEL
Casa editricie: EDIZIONI SONDA
Prezzo: Euro 14,00




Per la prima volta nella sua storia, il mondo musulmano si trova obbligato a definirsi fuori dal dar al islam, geografia sociale, politica e culturale propria dell’Islam. L’Europa sta diventando anche musulmana e l’Islam sta diventando anche europeo. I musulmani nel vecchio mondo sono circa dieci milioni, ma in Occidente continuiamo a sapere poco dell’Islam e solo recentemente stiamo comprendendo che non ne esiste uno solo. Chebel rilegge tutta la tradizione islamica e a partire da una conoscenza profonda del Corano, si interroga: che ne è della libertà di pensiero nell’Islam? E della laicità, dell’uguaglianza tra i sessi, della tolleranza, della democrazia? Attraverso 27 proposte, affronta altrettanti temi cruciali. Oggi non è possibile puntare, per la riforma, né sulle guide religiose né sui governi, ma sulla ragione del singolo musulmano europeo. Per questo li invita a considerare la «guerra santa» inutile e superata, ad abolire definitivamente tutte le fatwa, ad affermare la superiorità della ragione su tutte le altre forme di pensiero e di credenza, e a sottoporre i testi sacri a una nuova interpretazione aggiornata e armonizzata alla cultura europea.

giovedì 12 luglio 2007

DIECI DOMANDE A... Mons. GERMANO ZACCHEO

Mons. Germano ZaccheoLaicità, Stato, CEI, DICO: questi termini sono stati al centro del dibattito pubblico degli ultimi mesi. Le parole di opinionisti e politici hanno creato un clima surriscaldato nel rapporto tra laici e cattolici, alimentando uno scontro che si aggiunge all’altro grande tema dello “scontro di civiltà” tra Islam e Occidente.
Per ribadire l'importanza del dialogo,
ci pare opportuno mettere a confronto le opinioni di alcuni rappresentanti delle comunità religiose casalesi, nella speranza che questa possa essere uno stimolo ad una discussione fruttuosa: la prima intervista è con Mons. Germano Zaccheo, Vescovo della Diocesi di Casale Monferrato dal 3 giugno 1995.

Mons. Germano Zaccheo, cosa pensa delle ricorrenti accuse di intromissione nelle questioni italiane da parte della CEI e del Vaticano?
In primo luogo penso che in Italia si fa molta confusione tra la Conferenza Episcopale Italiana ed il Papa. Il Papa, dal Vaticano, si rivolge a tutto il mondo; quindi le sue affermazioni non sono riferite solo alla situazione italiana. I vescovi invece sono cittadini italiani. Questa confusione è tipica dell’Italia, a causa della sovrapposizione geografica; altrove, invece, è più chiaro che il Papa parla rivolto al mondo, come guida spirituale; mentre la voce dei vescovi locali riguarda la situazione nazionale.

Viviamo in una società sempre più multietnica. Si pensa quindi che serva una laicità forte, dove tutte le religioni restino un fatto privato, così che tutti possano convivere. È corretto?
Per far coesistere nello stesso Paese diverse confessioni religiose, una risposta può essere: tutti stanno zitti. Ma non è l’unica! C’è anche la soluzione opposta: che tutti possano parlare; tranne alcuni casi eccezionali di sette che compiono pratiche illegali. Se laicità dello Stato vuol dire oscurare tutte le tendenze religiose, allora non è più laicità ma è uno Stato che diventa religione laica volta a sopprimere tutte le altre.
La laicità vera è quella di uno Stato in cui tutti i cittadini onesti possano esprimersi e quindi anche le religioni.


Questo principio di laicità mi sembra condivisibile ed è quello che in Italia ha ispirato l’8xMille, che non prevede la religione unica.
Esatto. Per devolvere l’8xMille non c’è solo la casella “Chiesa cattolica”, ma anche “Valdesi”, “Ebrei” e via dicendo. Lo Stato così non sposa nessuna delle confessioni esistenti, ma neanche le esclude. È vero che in Italia la Chiesa ha un ruolo maggiore, ma per il semplice fatto che è la confessione maggioritaria; infatti di coloro che scelgono di devolvere l’8xMille, l’89,9% sceglie la Chiesa Cattolica, cos’ come il 90% dei ragazzi sceglie di frequentare i corsi di religione. Insomma, molta gente dà credito alla Chiesa.

La voce dei vescovi, però, dà spesso fastidio nel rapporto Chiesa–Stato.
Anche i vescovi hanno il diritto di esprimere la loro opinione. Che la Chiesa, o le Chiese, possano esprimere la loro opinione fa parte della vera democrazia: non è interferenza politica, è esprimere il proprio punto di vista, poi ognuno lo accoglierà come crede.

La questione dei DICO.
Vale lo stesso principio. Lo Stato italiano può legiferare come vuole, però non può negare a chi non è d’accordo di dichiarare la propria posizione, se no è uno Stato totalitario. In un Stato democratico, invece, tutti hanno diritto ad esprimersi: i Radicali, come pure la Chiesa. Indubbiamente la forte presenza della Chiesa in Italia, anche come assemblea dei vescovi, può portare qualcuno a credere che la laicità dello Stato in Italia sia sottoposta al volere della Chiesa, il che non è assolutamente vero. D’altra parte, però, le prese di posizione dei cattolici e della Chiesa devono sempre essere rispettose del pluralismo culturale. In partenza occorre dire: «Noi la pensiamo così, anche la nostra opinione ha diritto di cittadinanza nell’opinione pubblica. Non vogliamo imporla».
Fatta questa premessa, c’è però qualcosa che non funziona: perché finché il Papa parla della pace a tutti va bene, se invece egli dice che la famiglia è fatta da uomo e donna ed è sancita dal matrimonio allora dà fastidio.. ma scusate! Chi non è del parere del Papa non si sposerà in chiesa, però non si deve negare al Papa – che parla per tutto il mondo – di dire che la famiglia nella concezione cristiana e cattolica è così.


Ci hanno insegnato che essere cristiani vuol dire compiere certe scelte, dare esempio con la propria vita, quindi non è necessario fare proclami, soprattutto in materie di rilevanza politica. Portato all’eccesso, però, questo vorrebbe dire stare zitti. Cosa ne pensa?
Per quale ragione dovremmo nasconderci nelle catacombe? Se abbiamo diritto di esserci, abbiamo anche diritto di parlare. Perché parlare mi chiedi? Vivere da cristiani è prima di tutto questione di vita, certo, ed è difficile. Però a volte siamo chiamati a dare ragione del nostro comportamento. Le nostre opinioni vogliono essere inoltre al servizio della collettività, del bene comune. Per esempio, noi riteniamo che la famiglia sia un bene comune: per la società, non per la Chiesa. Possono dirci che sbagliamo, ma con degli argomenti e non delegittimando il nostro pensiero.

Grazie all’immigrazione, diverse religioni convivono nel nostro Paese. Com’è possibile l’integrazione e qual è il ruolo dei Cristiani? Aiutare chi soffre o portare il messaggio del Vangelo?
Il dialogo tra le religioni è certo arduo, ma non impossibile. L’ecumenismo riguarda le diverse confessioni cristiane: ha i suoi problemi, ma per lo meno la Bibbia, Gesù, sono punti in comune. Nei confronti, invece, di altre religioni come l’Islam o le religioni orientali, noi non possiamo dire «non portiamo loro il Vangelo».
La prima istanza è quella dell’accoglienza e della carità, certo. Però se qualcuno ci domanda «perché lo fate?», noi rispondiamo che il Signore ce l’ha comandato.
Infine, anche annunciare esplicitamente il Vangelo è legittimo, certo senza MAI imporlo, e questo vale anche per loro nei nostri confronti: imporre no, ma annunciarlo, dirlo fa parte della democrazia e di un pluralismo di opinioni.


Parliamo dei giovani. Quali sono secondo lei le sfide del nostro futuro e i rischi?
Per bambini e adolescenti la vita parrocchiale offre il catechismo e la possibilità di stare insieme in oratorio. Per i giovani – dopo la maturità per intenderci –, che sono il nerbo del nostro futuro, il rischio è questo clima acido nei confronti della religione. Se c’è intorno una propaganda antireligiosa, contro ogni convinzione valoriale e contro Dio in particolare, il rischio è quello del qualunquismo: tutto va bene e nulla mi interessa. Quando il Papa continua a pronunciarsi contro il relativismo, non è che voglia imporre una dottrina a tutti: vuole solo dire che non va bene tutto e il contrario di tutto. Se così fosse, allora sarebbe accettabile anche il nazismo!

In effetti è condivisa da molti la seguente opinione: per convivere con le idee più diverse, occorre non far sentire la propria e rispettarle tutte. Così però è assai difficile tentar di capire cos’è giusto e cos’è sbagliato. Come districarsi in questa jungla?
Il criterio è quello del rispetto della persona umana. Pluralismo non va inteso come relativismo assoluto: dobbiamo metterci d’accordo su alcuni elementi di fondo, su alcuni valori. Il relativismo per cui tutto va bene non mi convince e non serve per l’educazione dei giovani. Vediamo in TV scene di gruppi che sequestrano una ragazzina per “divertirsi” tutta la notte. In base a cosa si può dir loro che è sbagliato, se non basandosi su alcuni valori, se non chiedendo il rispetto di quella che è una persona umana?

Ci possono quindi essere elementi condivisibili anche tra credenti e non credenti, un terreno comune?
Bisogna tornare alla Costituzione. A quell’epoca l’Italia era fortemente divisa; comunisti e cattolici erano su posizioni molto diverse. Però su alcune questioni di fondo si sono messi d’accordo e hanno fatto una Costituzione che ci invidia tutto il mondo, dove il valore della persona umana, il valore del lavoro, il valore della famiglia basata sul matrimonio e molte altre cose vennero scritte e condivise da tutti: marxisti, cattolici, liberali. Oggi riusciremmo ancora in un’impresa del genere?
Il pericolo per i giovani oggi è questo clima di falso laicismo, mentre la vera laicità è quella di una Stato che ha dei valori comuni su cui chiede a tutti di confrontarsi. Non bisogna aver paura di dire che gli stranieri che vengono in Italia devono conoscere la Costituzione e rispettarla.

sabato 7 luglio 2007

SULLO SCAFFALE

Memorie di un sovversivoMEMORIE DI UN «SOVVERSIVO»



Autore: ADRIANO OSSICINI
Introduzione di: FRANCESCO MALGERI
Casa editricie: EDIZIONI STUDIUM
Prezzo: Euro 10,50



Adriano Ossicini offre in queste pagine una meditata riflessione sulla sua lunga esperienza politica e culturale.
Il suo itinerario prende le mosse negli anni in cui il regime fascista cominciava a conoscere il suo lento, ma inesorabile declino. Egli matura, quindi, le sue scelte nel confronto con gli eventi del suo tempo, ma anche nel confronto con personalità di grande rilievo culturale, quali furono, fra gli altri, Giovanni Gentile, Guido Calogero e Don Giuseppe De Luca. Da Calogero, in particolare, egli sembra trovare conferma ai suoi orientamenti, all'idea che la laicità non sia «mancanza di fede, ma il modo di vivere una fede, un orientamento filosofico o ideale in termini non integralistici». La testimonianza ed il percorso politico documentati in queste pagine implicano, anche, un rifiuto delle ideologie, che l'autore interpreta come integralismi e come antitesi all'idea di laicità e di libertà. Egli conclude il suo itinerario sottolineando che la motivazione cristiana a fare politica mantiene ancora oggi un ruolo importante, perché legata ad una grande tradizione filosofica e politica, che si colloca al di sopra dei partiti.

sabato 30 giugno 2007

SULLO SCAFFALE

Giovani di oggi
GIOVANI D'OGGI



Autore: Mons. DOMENICO SIGALINI
Intervista di: FRANCESCO ROSSI
Casa editricie: LA SCUOLA
Prezzo: Euro 8,50




Chi sono le nuove generazioni? Che progetti hanno per il futuro? Quali sono i sogni, le angosce, le sofferenze dei giovani? E come si può comunicare con la tribù del web e dei telefonini?

Sulle nuove generazioni corrono le opinioni più diverse, espresse spesso in base all’andamento della cronaca e dei fatti che la dominano. Così i giovani sono di volta in volta ritenuti generosi fino all’eroismo o eterni immaturi o egoisti insensibili. Mons. Domenico Sigalini (Vescovo della Diocesi di Palestrina dal 2005, a lungo responsabile del Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile della CEI), sollecitato dalle domande del giornalista Francesco Rossi, entra nel mondo dei giovani e ne esplora l’animo e i linguaggi. Senza giudicare, ma amandoli con la passione dell’educatore e del pastore. Un approccio efficace e fresco al mondo giovanile, che tocca i temi del rapporto fra generazioni, della famiglia, delle tecnologie e del divertimento, così come quelli dell’immigrazione e dell’affettività, del lavoro e dalla fede.

martedì 26 giugno 2007

Dopo le "notti bianche" i "giorni del rilancio"?

di Carlo Baviera

50.000 persone (?) alla notte bianca di Casale; un successo riconosciuto da tutti.
Esperienza da ripetere, sapendo che ci si dovrà limitare per altre spese. Anche i monferrini hanno risposto a proposte interessanti, come è avvenuto in altre città. Abbiamo avuto la fortuna di essere risparmiati dalle zanzare, e non sempre avremo questa fortuna. Può essere, quella delle "notti bianche", una valida alternativa agli sballi del sabato sera, o tenderà a trasformarsi anche questa in qualcosa di trasgressivo e inutile fuga dalla realtà? Ciò dipenderà dalla serietà della proposta, dalla presenza di cittadini di ogni età e cultura, dalla vigilanza attenta. E si potrebbe anche estendere, come iniziativa, a qualche paese, per avere più occasioni durante la bella stagione.
Comunque, a parte la bella esperienza culturale, di manifestazioni, turistica, e insieme la proposta (tutta da verificare per la sua realizzazione e di mantenimento nel lungo periodo) di riconoscere a Casale la sede dell'ASL provinciale, non dobbiamo perdere di vista la progettualità complessiva di sviluppo del Monferrato (ruolo e investimenti). Da questo punto di vista sono da apprezzare le sottolineature che vengono dal Presidente della Provincia Paolo Filippi rilasciate in una intervista: in questi anni la Provincia ha fatto interventi sul sistema scolastico, progettazione delle circonvallazioni di S. Germano e Morano, prossimo inizio lavori di allargamento della Casale-Valenza, sollecito di atti per un insediamento logistico in area industriale (a sostegno anche di una collaborazione per investimenti cinesi), sostegno decennale insieme a Fondazione CRT, imprenditori e comune dell'Università, progetti per la filiera del freddo, opere stradali e sostegno dei prodotti tipici in Valcerrina. Bene! Fra ciò che ancora manca, da parte di tutti i livelli superiori, è un'adeguata pubblicizzazione del nostro territorio e delle sue potenzialità e bellezze; altre zone sono più "spinte", mentre a noi non sempre viene riconosciuto un ruolo regionale; ma non dobbiamo deprimerci, anzi dobbimo lavorare di più e meglio per conquistare quanto altri a volte cercano di non riconoscerci.

lunedì 25 giugno 2007

I giovani promuovono i Comuni

di Carlo Baviera

«In un momento di grande insicurezza e di forte disaffezione verso le istituzioni, i giovani dimostrano di credere molto nei Comuni, che sono molto attenti alle loro esigenze quotidiane». È quanto ha affermato Roberto Pella, Responsabile Nazionale ANCI Politiche Giovanili e Sport, intervenendo nel dibattito svoltosi durante la sessione dell’Assemblea a Bari dedicata alle possibili ricette per la crescita del Sistema Paese.
Pella ha evidenziato come tale vicinanza sia legata innanzitutto al numero crescente di amministratori under 35, su 140mila totali sono 35-37mila i giovani; ma anche al sistema elettorale che, a livello locale, premia il contatto con il territorio, «favorendo così una partecipazione giovanile che a livello regionale e tanto meno politico non è immaginabile».
Il Responsabile Nazionale ANCI Politiche Giovanili e Sport ha poi sottolineato l’impegno sostenuto dall’ANCI per venire incontro alle esigenze del mondo giovanile, dando atto al ministro Melandri di aver avviato un proficuo rapporto di collaborazione. In questo senso Pella ha ricordato l’intesa tra Governo, Regioni ed Enti locali sulla ripartizione del Fondo nazionale per le politiche giovanili, stipulata la scorsa settimana in sede di Conferenza Unificata.
«L’intesa consente anche ai Comuni - ha spiegato - di partecipare alla consultazione per l’utilizzo dei 60 milioni di euro destinati alle Regioni per gli APQ (Accordi di programma quadro), assegnandone altri 15 milioni direttamente a Comuni e Province. Sono finanziamenti - ha evidenziato Pella - che come Anci intendiamo destinare per obiettivi specifici, come l’accesso alla casa, l’accesso al credito e l’accesso al lavoro, tre misure essenziali per rendere i giovani veramente indipendenti».
Infine, il delegato Anci per le politiche giovanili ha lanciato un appello affinché l'Italia possa colmare il gap rispetto agli altri Paesi comunitari, per quanto riguardo il ricambio della classe politica. «In Italia - ha affermato - esistono molti giovani con grande esperienze negli enti locali, i quali sicuramente sapranno mettere a frutto tale bagaglio anche nella vita politica nazionale, sia nel Parlamento che nel Governo».
Queste le considerazioni che emergono da un comunicato dell’Associazione Nazionale dei Comuni; valgono anche per il Monferrato? C’è stato reale ringiovanimento degli amministratori e della classe politica? E i giovani credono all’azione dei Comuni? Hanno avvertito le iniziative assunte in questi anni (la sede locale dell’Università, le politiche formative, lo sviluppo delle aree industriali di Casale e dei dintorni, le spese per una politica culturale e del tempo libero più di sostanza rispetto alla sola proposta di musica “giovanilistica” e da sballo,… )? Nonostante tante cose positive sarebbe urgente una risposta (e questa non compete solo ai comuni) a due questioni: il lavoro possibilmente nel nostro territorio e l’accesso alla casa per chi si sta preparando al matrimonio. È una urgenza nazionale, ma che noi dobbiamo chiedere che sia concretizzata qui in loco, anche come sostegno alle questioni demografiche.

sabato 16 giugno 2007

SULLO SCAFFALE

Una rivoluzione nonviolentaUNA RIVOLUZIONE NON VIOLENTA



Autore: DANILO DOLCI
Curatore: GIUSEPPE BARONE
Casa editricie: TERRE DI MEZZO EDITORE
Prezzo: Euro 10,00



Danilo Dolci, triestino di nascita, negli anni '50 scelse la Sicilia per la sua lotta nonviolenta per il pane, il lavoro, la democrazia e contro ogni mafia. Le sue idee, ancora oggi, sono un punto di riferimento per molti: la distinzione fra “trasmissione” e “comunicazione”, la ricerca di modelli organizzativi partecipativi, la proposta di un nuovo modo di educare basato sulla valorizzazione della creatività individuale e di gruppo. Questo libro presenta una biografia appassionata a firma di Giuseppe Barone, e una selezione degli scritti di Danilo Dolci.

mercoledì 13 giugno 2007

Diminuire le spese, non la democrazia

di Carlo Baviera

L'Aula di MontecitorioA parte il recente caso Visco-Speciale (che può ancora causare danni alla Nazione per gli esiti imprevisti e per le strumentalizzazioni legate non tanto al caso in sé ma ai continui tentativi di far saltare il Governo) credo che il tormentone dell’estate 2007 più che la solita canzoncina da spiaggia sia la riduzione dei costi della politica. Tormentone perché un tema estremamente serio viene affrontato con la scimitarra e con lo spirito da “Angelo sterminatore” che sta diventando sempre più il modo normale di fare politica: a una politica tante volte accomodante e insabbiatrice, si contrappone il metodo “uragano” dei referendum, delle inchieste giudiziarie, del «sono tutti marci e continuano a rubare, mentre noi dobbiamo sempre pagare», e via infangando.
Il problema esiste ed è serio, ma non solo per garantire auto blu, gettoni favolosi, organismi inutili; sono la democrazia, la necessità di decentrare, il riconoscere ruolo alle autonomie locali che comportano anche dei costi. A meno che non si pensi a soluzioni bonapartiste o autoritarie (forse è vero che gli italiani sono davvero propensi a sottostare a una dittatura che li incanali e rassicuri!) dove non ci siano comitati di protesta, ma neanche partecipazione democratica e responsabile, dove non si riconosca alla società civile di organizzarsi, dove i partiti (strumento fondamentale per il confronto e la proposta politica) tornino ad essere comitati elettorali per reggere la coda al notabile o al gruppo di potere di turno.
Certo, la democrazia non va imballata da troppi comitati, enti, meccanismi che ritardano le decisioni. C’è bisogno di snellezza ed essenzialità: ma bisogna cominciare da chi accumula più incarichi (e prebende!), e non togliendo la scorta a chi è minacciato o riducendo il compenso dei Dirigenti (se li vogliamo preparati e all’altezza del compito vanno retribuiti come nel privato) e le spese di rappresentanza necessarie per tenere rapporti.
Sì, diminuiamo i ministri, i sottosegretari, i parlamentari e i consiglieri ai vari livelli, diminuiamo i gettoni, ecc. ma non pensiamo che così si sia risolto il problema. Il cancro è altrove: in chi siede nei Consigli delle Banche e delle Fondazioni, in chi fa consulenze vendendo fumo e parole, in chi sta in Amministrazioni di Enti semi-privatizzati e decide il bello e il cattivo tempo per i cittadini, in centri studi di ogni genere, ecc.
E ai livelli locali, possiamo anche togliere agli Amministratori i telefonini, gli uffici stampa, e quant’altro ritenuto uno spreco, ma il risultato sarà il recupero di poche migliaia di euro e una amministrazione che dovrà comportarsi come se avesse le pezze al culo.
Ciò che serve sono più etica e moralità nell’uso del potere e nella gestione della cosa pubblica: essere dignitosi, essenziali, rigorosi e non emuli dei “rampanti” degli anni ’80. Va però garantito a chi si impegna e ha incarichi pubblici di poterlo fare senza perderci, potendo usare gli strumenti necessari. Quando i nostri sindaci rinunciano al gettone, quando i consiglieri il loro gettone lo usano per pagare le imposte e per sostenere qualche attività politica di partito credo che non possiamo chiedergli anche di passare per i ladri della finanza pubblica.
Altro discorso per i finanziamenti pubblici a partiti e loro giornali: chi non è d’accordo ad abolirli? Per quel che servono o per il numero di lettori di qualche giornale sarebbe un bel risparmio.
E poi, la politica chi la fa? I ceti che dispongono di grandi risorse? Alcuni industriali o direttori di quotidiani? O tornando a dare spazio alla corruzione e alle tangenti? Ma non vediamo le operazioni bancarie, assicurative, e non leggiamo di come “poteri occulti” si contendano partecipazioni ad appalti? È lì che bisogna incidere; però è più facile prendersela con la politica, uno dei tre sport preferiti dagli italiani, insieme al calcio e al s….

sabato 9 giugno 2007

SULLO SCAFFALE

Diario russo 2003-2005DIARIO RUSSO
2003-2005


Autore: ANNA POLITKOVSKAJA
Casa editrice: ADELPHI
Prezzo: Euro 24,00




Questo libro è il testamento morale di Anna Politkovskaja, ma anche la spiegazione implicita del suo assassinio, avvenuto il 7 ottobre 2006 e rimasto impunito. Ricostruisce infatti in dettaglio, su basi rigorosamente documentarie, due anni cruciali della storia russa contemporanea. Rispetto alla Russia di Putin, questa volta la verità sul Paese non si rivela attraverso un affresco polifonico, storie convergenti che solo alla fine individuano il loro motore immobile nella figura di Putin. Qui la prospettiva è rovesciata: si parte dal centro stesso del potere, documentando giorno per giorno lo scaltro gioco politico che ha portato alla morte della democrazia parlamentare russa e al progressivo contrarsi della libertà di informazione. Una morte annunciata già nel 1999, ma divenuta palese con l’elezione pilotata della IV Duma nel dicembre 2003 e il progressivo indebolimento del fronte democratico. L’esplosione nella metropolitana di Mosca, il crollo dell’Aqua Park di Jasenevo, l’insabbiamento dell’inchiesta sull’eccidio al Teatro Dubrovka, l’assassinio del presidente ceceno Achmed Kadyrov e l’eccezionale intervista a suo figlio Ramzan, le testimonianze sul sequestro di Beslan, le cosiddette «azioni terroristiche di al-Qaeda nel Caucaso», l’assassinio del giornalista di NTV Parfenov. Ecco alcune tappe di questo viaggio perturbante nella storia di ieri, dove la formula del diario permette di ricostruire i passaggi intermedi di avvenimenti che hanno ripetutamente sconvolto la Russia – e le loro connessioni con la politica, spesso fatalmente sfuggite ai media occidentali. Passione civile, pertinace ricerca della verità, consapevolezza coraggiosa del pericolo, volontà di giustizia hanno fatto di Anna Politkovskaja non solo «la coscienza morale perduta della Russia» – come qualcuno ha scritto – ma, ancor meglio, la coscienza morale «salvata» della sua terra.

sabato 2 giugno 2007

SULLO SCAFFALE

Gomorra - Viaggio nell'impero economico e nel sogno della camorraGOMORRA
VIAGGIO NELL'IMPERO ECONOMICO E NEL SOGNO DELLA CAMORRA



Autore: ROBERTO SAVIANO
Casa editrice: MONDADORI
Prezzo: Euro 15,50



Questo incredibile, sconvolgente viaggio nel mondo affaristico e criminale della camorra si apre e si chiude nel segno delle merci, del loro ciclo di vita. Le merci "fresche", appena nate, che sotto le forme più svariate - pezzi di plastica, abiti griffati, videogiochi, orologi - arrivano al porto di Napoli e, per essere stoccate e occultate, si riversano fuori dai giganteschi container per invadere palazzi appositamente svuotati di tutto, come creature sventrate, private delle viscere. E le merci ormai morte che, da tutta Italia e da mezza Europa, sotto forma di scorie chimiche, morchie tossiche, fanghi, addirittura scheletri umani, vengono abusivamente "sversate" nelle campagne campane, dove avvelenano, tra gli altri, gli stessi boss che su quei terreni edificano le loro dimore fastose e assurde - dacie russe, ville hollywoodiane, cattedrali di cemento e marmi preziosi - che non servono soltanto a certificare un raggiunto potere ma testimoniano utopie farneticanti, pulsioni messianiche, millenarismi oscuri. Questa è oggi la camorra, anzi, il "Sistema", visto che la parola "camorra" nessuno la usa più: da un lato un'organizzazione affaristica con ramificazioni impressionanti su tutto il pianeta e una zona grigia sempre più estesa in cui diventa arduo distinguere quanta ricchezza è prodotta direttamente dal sangue e quanta da semplici operazioni finanziarie. Dall'altro lato un fenomeno criminale profondamente influenzato dalla spettacolarizzazione mediatica, per cui i boss si ispirano negli abiti e nelle movenze a divi del cinema e a creature dell'immaginario, dai gangster di Tarantino alle sinistre apparizioni de "Il corvo" con Brandon Lee.
In questo libro avvincente e scrupolosamente documentato Roberto Saviano ha ricostruito sia le spericolate logiche economico-finanziarie ed espansionistiche dei clan del napoletano e del casertano, da Secondigliano a Casal di Principe, sia le fantasie infiammate che alle logiche imprenditoriali coniugano il fatalismo mortuario dei samurai del medioevo giapponese. Ne viene fuori un libro anomalo e potente, appassionato e brutale, al tempo stesso oggettivo e visionario, di indagine e di letteratura, pieno di orrori come di fascino inquietante, un libro il cui giovanissimo autore, nato e cresciuto nelle terre della più efferata camorra, è sempre coinvolto in prima persona. Sono pagine che afferrano il lettore alla gola e lo trascinano in un abisso dove davvero nessuna immaginazione è in grado di arrivare.