di Stefano Musso
(pubblicato sul Il Monferrato del 13 aprile 2007)
Celentano cantava: «Là dove c’era l’erba, ora c’è una città», ma io non ci credevo. Non credevo che il fenomeno delle cementificazione riguardasse anche la mia generazione. E invece a San Bernardino, dove 15 anni fa anni fa i miei genitori mi portavano in bici, la sera, per vedere le lucciole, sorge oggi un grande centro di servizi sportivi e commerciali. A parte lo sguardo nostalgico, l’episodio fa riflettere, perché proprio sul tema dell’espansione urbana cozzano tra loro due modi di pensare a prima vista opposti: quello economico e quello ecologico.
Siamo onesti. Gli edifici intorno al Palazzetto dello Sport sono stati costruiti in tempi rapidi, con progetti d’avanguardia e io stesso faccio uso della piscina Alcarotti. A lavori terminati, Casale avrà un polo di servizi concorrenziale e attrattivo nei confronti del territorio; un polo che porterà forse occupazione e certamente ICI nelle casse del comune. E allora di che lamentarsi?
Esiste un punto di vista diverso, che considera il protocollo di Kyoto, che considera la sostenibilità e che vede in Italia un territorio aggredito dal cemento, in pianura e in collina. Da ciò viene qualche considerazione: è giusto collocare queste attività così lontano dalle zone abitate, costringendoci a prendere la macchina? Inoltre, quando capiremo l’insegnamento dei nostri centri storici? È semplice: se in un isolato abitazioni, esercizi commerciali e di produzione stanno fianco a fianco, servono meno spostamenti. Per di più, solo se esistono degli spazi pubblici a far da collante tra le diverse unità private, abbiamo una città. I centri commerciali, all’opposto, sono non-luoghi: enormi ambienti dove tu sei solo consumatore e non cittadino.
La morale non è di non costruire più. Anzi, in riferimento all’area di san Bernardino la ragionevolezza auspica che i lavori si concludano presto e bene. La sostenibilità non chiede di far passi indietro, ma di usare avanzate tecnologie pulite e di essere accorti: sono proprio necessarie strade così grandi? È possibile rinnovare edifici già esistenti anziché farne di nuovi? Riflessioni come queste servono per le scelte future: ora che c’è una giunta comunale sensibile a questi argomenti, possiamo porci domande lungimiranti sulla fisionomia che vogliamo dare alla nostra città. Speriamo che Casale sappia distinguersi!
Siamo onesti. Gli edifici intorno al Palazzetto dello Sport sono stati costruiti in tempi rapidi, con progetti d’avanguardia e io stesso faccio uso della piscina Alcarotti. A lavori terminati, Casale avrà un polo di servizi concorrenziale e attrattivo nei confronti del territorio; un polo che porterà forse occupazione e certamente ICI nelle casse del comune. E allora di che lamentarsi?
Esiste un punto di vista diverso, che considera il protocollo di Kyoto, che considera la sostenibilità e che vede in Italia un territorio aggredito dal cemento, in pianura e in collina. Da ciò viene qualche considerazione: è giusto collocare queste attività così lontano dalle zone abitate, costringendoci a prendere la macchina? Inoltre, quando capiremo l’insegnamento dei nostri centri storici? È semplice: se in un isolato abitazioni, esercizi commerciali e di produzione stanno fianco a fianco, servono meno spostamenti. Per di più, solo se esistono degli spazi pubblici a far da collante tra le diverse unità private, abbiamo una città. I centri commerciali, all’opposto, sono non-luoghi: enormi ambienti dove tu sei solo consumatore e non cittadino.
La morale non è di non costruire più. Anzi, in riferimento all’area di san Bernardino la ragionevolezza auspica che i lavori si concludano presto e bene. La sostenibilità non chiede di far passi indietro, ma di usare avanzate tecnologie pulite e di essere accorti: sono proprio necessarie strade così grandi? È possibile rinnovare edifici già esistenti anziché farne di nuovi? Riflessioni come queste servono per le scelte future: ora che c’è una giunta comunale sensibile a questi argomenti, possiamo porci domande lungimiranti sulla fisionomia che vogliamo dare alla nostra città. Speriamo che Casale sappia distinguersi!
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