Le cronache dell'ultimo periodo ci ripresentano sotto forme nuove la crisi della scuola (riprese di violenze con telefonini, insegnanti o presidi minacciati e malmenati, ecc) e ovviamente è ripreso il dibattito sull'argomento: e la ricerca del colpevole continua.
La ex Dirigente Scolastico Renata Zecchino (Il Monferrato 25.03.07) interviene per sottolineare che più che agli insegnanti - anche se non sempre e tutti perfetti, ma vittime anche di linciaggi mediatici immeritati - o agli studenti, iperprotetti e non aiutati a crescere, si debba addebitare molta responsabilità ai genitori che non svolgono più il loro compito (a volte per colpa di situazioni familiari disunite o irregolari), che non sono più disposti ad accettare regole comuni, che dicono solo dei sì. «Sono convinta che la scuola capisce questi ragazzi, ma non può capire questi genitori… Se gli insegnanti sono autorevoli, sono "autoritari" e sgridano l'alunno sbagliano. Se sono amorevoli, sono "pappe molli" che non sanno farsi rispettare. Secondo i genitori i ragazzi sono sempre vittime di questa scuola… Un ragazzo che non prende mai un brutto voto, che non riceve mai osservazioni, non è mai rimproverato, non può crescere… Forse è arrivato il momento in cui è bene fermarsi e riflettere per verificare dove siamo arrivati con la nostra civiltà e decidere se tutto questo ci sta bene». Sono riflessioni che si ritrovano, in forme diverse, anche nelle considerazioni di due scrittori che operano anche nella scuola. Paola Mastrocola: «Oggi la scuola ha tutti contro, i genitori per primi, che non vogliono che il figlio impari a studiare ma sia solamente promosso: alla fine vincono loro perché nella scuola di massa l’utente ha sempre ragione… Non c'è più nessuno che chiede di avere una meta, un obiettivo di crescita personale. I ragazzi sono lasciati liberi, affinché non disturbino la quiete edonistica familiare… E insieme alla famiglia hanno fallito anche la politica (volgare, in balia di scandali, senza senso della serietà e della responsabilità) e la televisione il cinema i libri (da che parte si va se non verso il nulla, tra le pupe e i secchioni, gli amici della De Filippi e il Grande Fratello?). Un film come "Notte prima degli esami oggi" andrebbe ritirato per il potenziale di diseducazione che contiene, per i messaggi distorti che veicola… diventa un invito alla deresponsabilizzazione totale». E Guido Conti, anch'egli vincitore di un Premio Campiello: «Alla scuola stanno venendo meno due principi fondamentali, quello dell’autorità e quello dell’autorevolezza… E poi invece di riempire la classi a più non posso, direi che è necessario ridurre il numero degli alunni, per garantire a ciascuno la possibilità di essere seguito anche individualmente dall’insegnante… Anche la famiglia deve fermarsi a riflettere, non ha più tempo di occuparsi seriamente dei figli. Tutti lavorano e arrivano a casa tardissimo. Manca il dialogo e la presenza... Sta venendo a mancare la presenza costante, vigile del genitore che fa esperienza concreta con il figlio». Non mancano i rilievi verso certi insegnanti, quelli che si sono formati quando era di moda il 6 politico, a quelli impreparati a rimettersi in gioco continuamente rispetto al difficile mestiere dell'insegnante. Pare di capire che forse va ricostruito un minimo di valori condivisi per dare ai ragazzi punti di riferimento definiti: e questo non può che partire dalle famiglie, ma quali famiglie? E ancora come mettiamo in condizione le famiglie senza mettere in discussione il sistema economico sempre più spinto dalla necessità di produrre e di dare il massimo nel lavoro considerando l’uomo un fattore economico più che un cittadino?
Che non siano, insieme alle necessarie flessibilità richieste dalla globalizzazione, da riscoprire Marx e la Dottrina Sociale della Chiesa trovando un equilibrio che aiuti a progredire non soltanto in una dimensione, ma in modo integrale?
La ex Dirigente Scolastico Renata Zecchino (Il Monferrato 25.03.07) interviene per sottolineare che più che agli insegnanti - anche se non sempre e tutti perfetti, ma vittime anche di linciaggi mediatici immeritati - o agli studenti, iperprotetti e non aiutati a crescere, si debba addebitare molta responsabilità ai genitori che non svolgono più il loro compito (a volte per colpa di situazioni familiari disunite o irregolari), che non sono più disposti ad accettare regole comuni, che dicono solo dei sì. «Sono convinta che la scuola capisce questi ragazzi, ma non può capire questi genitori… Se gli insegnanti sono autorevoli, sono "autoritari" e sgridano l'alunno sbagliano. Se sono amorevoli, sono "pappe molli" che non sanno farsi rispettare. Secondo i genitori i ragazzi sono sempre vittime di questa scuola… Un ragazzo che non prende mai un brutto voto, che non riceve mai osservazioni, non è mai rimproverato, non può crescere… Forse è arrivato il momento in cui è bene fermarsi e riflettere per verificare dove siamo arrivati con la nostra civiltà e decidere se tutto questo ci sta bene». Sono riflessioni che si ritrovano, in forme diverse, anche nelle considerazioni di due scrittori che operano anche nella scuola. Paola Mastrocola: «Oggi la scuola ha tutti contro, i genitori per primi, che non vogliono che il figlio impari a studiare ma sia solamente promosso: alla fine vincono loro perché nella scuola di massa l’utente ha sempre ragione… Non c'è più nessuno che chiede di avere una meta, un obiettivo di crescita personale. I ragazzi sono lasciati liberi, affinché non disturbino la quiete edonistica familiare… E insieme alla famiglia hanno fallito anche la politica (volgare, in balia di scandali, senza senso della serietà e della responsabilità) e la televisione il cinema i libri (da che parte si va se non verso il nulla, tra le pupe e i secchioni, gli amici della De Filippi e il Grande Fratello?). Un film come "Notte prima degli esami oggi" andrebbe ritirato per il potenziale di diseducazione che contiene, per i messaggi distorti che veicola… diventa un invito alla deresponsabilizzazione totale». E Guido Conti, anch'egli vincitore di un Premio Campiello: «Alla scuola stanno venendo meno due principi fondamentali, quello dell’autorità e quello dell’autorevolezza… E poi invece di riempire la classi a più non posso, direi che è necessario ridurre il numero degli alunni, per garantire a ciascuno la possibilità di essere seguito anche individualmente dall’insegnante… Anche la famiglia deve fermarsi a riflettere, non ha più tempo di occuparsi seriamente dei figli. Tutti lavorano e arrivano a casa tardissimo. Manca il dialogo e la presenza... Sta venendo a mancare la presenza costante, vigile del genitore che fa esperienza concreta con il figlio». Non mancano i rilievi verso certi insegnanti, quelli che si sono formati quando era di moda il 6 politico, a quelli impreparati a rimettersi in gioco continuamente rispetto al difficile mestiere dell'insegnante. Pare di capire che forse va ricostruito un minimo di valori condivisi per dare ai ragazzi punti di riferimento definiti: e questo non può che partire dalle famiglie, ma quali famiglie? E ancora come mettiamo in condizione le famiglie senza mettere in discussione il sistema economico sempre più spinto dalla necessità di produrre e di dare il massimo nel lavoro considerando l’uomo un fattore economico più che un cittadino?
Che non siano, insieme alle necessarie flessibilità richieste dalla globalizzazione, da riscoprire Marx e la Dottrina Sociale della Chiesa trovando un equilibrio che aiuti a progredire non soltanto in una dimensione, ma in modo integrale?
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