Il 9 maggio 1978 resterà nella storia d'Italia come una data indelebile.
Aldo Moro, Presidente della Democrazia Cristiana, viene fatto ritrovare in via Caetani a Roma, dopo 55 giorni di sequestro, in una Renault 4 rossa crivellato di colpi.
A trent'anni di distanza sappiamo che non tutto è stato detto, che la verità è ancora lontana. Certo, c’è una verità processuale che ha individuato nelle Brigate Rosse i responsabili, ma sul rapimento e sull’uccisione di Moro c'è ancora molto da scoprire.
Una ferita profonda si aprì quella mattina, una ferita che per certi versi continua a sanguinare nell’Italia contemporanea. Qualcuno sostiene, e forse con ragione, che la vita politica del Paese, e non solo quella, non fu più la stessa dopo via Caetani.
All'alba di quello stesso giorno, sempre il 9 maggio, nei pressi della stazione di Cinisi in Sicilia viene ritrovato il corpo dilaniato di Giuseppe Impastato. L’hanno imbottito di tritolo e l’hanno fatto esplodere sui binari vicino alla stazione. Peppino Impastato conosceva bene i suoi assassini; erano i manovali della mafia.
Dopo anni di depistaggi e di false ipotesi, dalla confessione di un pentito di mafia si è potuto finalmente sapere ciò che tutti immaginavano da tempo: a uccidere Peppino sono stati quelli del clan Badalamenti (100 sono i passi che separano la casa degli Impastato a quella del boss mafioso Tano Badalamenti), gli stessi che Peppino denunciava tutti i giorni dai microfoni di Radio Aut, in una quotidiana campagna di controinformazione.
Dopo trent’anni viene spontaneo chiedersi se sia servito il sacrificio di Moro, ora che in tanti, e non solo i giovani, non sanno più chi era e perché l’hanno ucciso; viene spontaneo chiedersi se il martirio di Impastato sia servito quando ancora oggi un giornalista come lui, Roberto Saviano, dopo aver accusato con un libro i delitti e gli affari delle cosche mafiose, vive sotto scorta per non fare la stessa fine.
A queste domande rispondiamo convintamene con un sì; sono serviti! Anche se la storia di oggi sembra essersene dimenticata, anche se fatti analoghi sembrano incomprensibilmente ripetersi.
Per chi ancora si impegna per una convivenza democratica, per chi non si rassegna a farsi proteggere da un padrino che può provvedere per lui, per chi crede ancora in una politica al servizio della gente e non dei poteri forti, per chi cerca di capire la società, per chi lavora per eliminare le ingiustizie…Per tutti questi Aldo Moro e Giuseppe Impastato restano come esempi, forse inarrivabili, ai quali ispirarsi.
Aldo Moro, Presidente della Democrazia Cristiana, viene fatto ritrovare in via Caetani a Roma, dopo 55 giorni di sequestro, in una Renault 4 rossa crivellato di colpi.
A trent'anni di distanza sappiamo che non tutto è stato detto, che la verità è ancora lontana. Certo, c’è una verità processuale che ha individuato nelle Brigate Rosse i responsabili, ma sul rapimento e sull’uccisione di Moro c'è ancora molto da scoprire.
Una ferita profonda si aprì quella mattina, una ferita che per certi versi continua a sanguinare nell’Italia contemporanea. Qualcuno sostiene, e forse con ragione, che la vita politica del Paese, e non solo quella, non fu più la stessa dopo via Caetani.
All'alba di quello stesso giorno, sempre il 9 maggio, nei pressi della stazione di Cinisi in Sicilia viene ritrovato il corpo dilaniato di Giuseppe Impastato. L’hanno imbottito di tritolo e l’hanno fatto esplodere sui binari vicino alla stazione. Peppino Impastato conosceva bene i suoi assassini; erano i manovali della mafia.
Dopo anni di depistaggi e di false ipotesi, dalla confessione di un pentito di mafia si è potuto finalmente sapere ciò che tutti immaginavano da tempo: a uccidere Peppino sono stati quelli del clan Badalamenti (100 sono i passi che separano la casa degli Impastato a quella del boss mafioso Tano Badalamenti), gli stessi che Peppino denunciava tutti i giorni dai microfoni di Radio Aut, in una quotidiana campagna di controinformazione.
Dopo trent’anni viene spontaneo chiedersi se sia servito il sacrificio di Moro, ora che in tanti, e non solo i giovani, non sanno più chi era e perché l’hanno ucciso; viene spontaneo chiedersi se il martirio di Impastato sia servito quando ancora oggi un giornalista come lui, Roberto Saviano, dopo aver accusato con un libro i delitti e gli affari delle cosche mafiose, vive sotto scorta per non fare la stessa fine.
A queste domande rispondiamo convintamene con un sì; sono serviti! Anche se la storia di oggi sembra essersene dimenticata, anche se fatti analoghi sembrano incomprensibilmente ripetersi.
Per chi ancora si impegna per una convivenza democratica, per chi non si rassegna a farsi proteggere da un padrino che può provvedere per lui, per chi crede ancora in una politica al servizio della gente e non dei poteri forti, per chi cerca di capire la società, per chi lavora per eliminare le ingiustizie…Per tutti questi Aldo Moro e Giuseppe Impastato restano come esempi, forse inarrivabili, ai quali ispirarsi.
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