Si è aperto in città, nei giorni scorsi, un dibattito sulla cultura (cosa c'è, cosa non va, cosa fare in futuro....) stimolato dalle provocazioni di un artista casalese (già Assessore Provinciale alla cultura, in quota centro sinistra) che in una conferenza pubblica ha praticamente criticato molto del lavoro e delle impostazioni degli ultimi lustri. Riportiamo le sue tesi e la risposta sia dell'attuale Assessore alla Cultura che del predecessore. Sollecitiamo ad esprimere i propri pareri e desideri, anche critiche: con un'accortezza, quella di pensare a com'era Casale Monferrato venti o anche solo dieci anni fa, e a tener conto di quanto si sta realizzando, delle iniziative che sono nate e non ultimo degli sforzi economici che lìAmministrazione compie per offrire servizi come Teatro (anche per le Scuole), Biblioteca, Museo.
Bocciati Museo e arredo urbano - Campanello d'allarme per il Teatro - Le pagelle dell'artista Marco Porta alla cultura casalese Casale Monferrato - 28/04/2008
«Un cadavere che ospita cadaveri». La bocciatura più severa è per il Museo Civico, nelle «pagelle» date dal professor Marco Porta alla cultura cittadina.
L'artista casalese, scultore di fama internazionale (conosciuto in città anche come autore del monumento a padre Pio) e per vent'anni insegnante ai Licei, ha animato l'intermeeting Lions Casale-Soroptimist in programma in Filarmonica interpretando senza peli sulla lingua il tema della serata: «Casale città di cultura. Solo un ricordo del passato? Proposte e prospettive di rilancio».
Porta, già assessore provinciale alla Cultura, è partito dall'analisi della situazione esistente, secondo lui «non troppo adeguata al XXI secolo». Voto sufficiente per la Biblioteca civica, che almeno è un «luogo di aggregazione, l'unico in cui gli studenti possano studiare insieme». Parole di fuoco verso la gestione del Museo Civico: «È solo un raccoglitore di cose: i musei occidentali non sono fatti così. E poi è inospitale verso l'arte contemporanea: non c'è spazio nemmeno per i nonni dei viventi. Ma se la nostra città pensa che il mondo finisca con Bistolfi, è giusto che muoia. Artisti come Mondino e Gilardi, che hanno esposto nei grandi musei, non hanno avuto diritto di cittadinanza nel Museo di Casale: le loro mostre sono state confinate nel chiostro di San Domenico e alla Misericordia».
Campanello d'allarme (serio, secondo Porta) per il Teatro: «Il numero degli abbonamenti per i giovani è precipitato, l'età media è sempre più alta. Se non si inverte la tendenza, presto non si potrà più considerare una proposta per la città».
Il cinema: «C'è la multisala, con una offerta commerciale corretta, ma non c'è nulla per un cinema contemporaneo di proposta o per quello storico».
La fotografia: «Era partita una bella iniziativa, con le mostre nel foyer, grazie a Elio Carmi e poi Luciano Bocca, ma ora non si fa più nulla».
Ma non è solo il settore delle attività culturali in senso stretto che - secondo Porta - segna rosso. «Si parla di turismo, per una città che è stata bella. Ma lo è ancora? Si faccia attenzione all'urbanistica, alle nuove costruzioni, al commercio nel centro storico, perché altrimenti cosa trova il visitatore?».
Il Marco Porta show ha preso di mira l'illuminazione pubblica: «E' stata rinnovata negli ultimi dieci anni, con una spesa importante. Ma credo che Casale sia una città catalogo, perché c'è di tutto. I venditori possono portare qui i clienti, a mostrar loro tutta la gamma: liberty, moderno, futurista».
Il problema è che Casale «era una città di marchesi, ma ora è una città di tanti, troppi, principi», con evidente allusione agli assessori che - secondo lo scultore - lavorano ognuno per conto proprio e senza un apparente filo logico conduttore. Dalle rotonde («compresa la mia», quella del palazzetto con le statue degli atleti firmate dallo stesso Porta) all'«illuminazione cangiante dei monumenti in stile Gardaland» fino ai concorsi organizzati con progettisti di livello e poi diventati lettera morta. Come nel caso del bando per la progettazione delle fontane o per il monumento alle vittime dell'amianto. E quasi sicuramente Porta pensa al concorso sulla risistemazione di piazza Castello quando dice che in realtà «a Casale si ha paura di far vincere i grandi maestri europei, coloro che possono portare qualcosa di nuovo».
Altro capitolo le sculture nel nartece del Duomo, già oggetto di un vivace dibattito in città: «Con 300.000 euro, si sarebbe potuto avere uno dei migliori artisti contemporanei, esclusi solo i primi dieci del mondo, che costano di più».
Il restauro del castello? «Sono perplesso sul trasferimento della biblioteca, perché per motivi di umidità non è un ambiente idoneo. Ed è sempre un errore iniziare a restaurare qualcosa senza sapere esattamente quale sarà la sua destinazione».
Dalle critiche alla proposte. Che cosa bisogna fare, per invertire la tendenza? «Bisogna fare programmazione a lungo termine; creare proposte originali e di livello, puntare al meglio che ci si può permettere. Nella politica culturale i piccoli contributi a pioggia non hanno alcun senso. Non è vero che mancano le risorse: è vero che non bisogna sprecarle, ma convogliarle in progetti di grande respiro per stare al passo con i tempi, come fanno altre città vicine. Qui invece non si piantano più alberi, al massimo si curano quelli del passato, invece dobbiamo pensare ai nostri figli. Se ci chiedono un buon motivo per restare a Casale, non possiamo limitarci a rispondergli: 'Perché è la tua città'. Dobbiamo poter dire loro: perché è un bel posto per stare».
«Un cadavere che ospita cadaveri». La bocciatura più severa è per il Museo Civico, nelle «pagelle» date dal professor Marco Porta alla cultura cittadina.
L'artista casalese, scultore di fama internazionale (conosciuto in città anche come autore del monumento a padre Pio) e per vent'anni insegnante ai Licei, ha animato l'intermeeting Lions Casale-Soroptimist in programma in Filarmonica interpretando senza peli sulla lingua il tema della serata: «Casale città di cultura. Solo un ricordo del passato? Proposte e prospettive di rilancio».
Porta, già assessore provinciale alla Cultura, è partito dall'analisi della situazione esistente, secondo lui «non troppo adeguata al XXI secolo». Voto sufficiente per la Biblioteca civica, che almeno è un «luogo di aggregazione, l'unico in cui gli studenti possano studiare insieme». Parole di fuoco verso la gestione del Museo Civico: «È solo un raccoglitore di cose: i musei occidentali non sono fatti così. E poi è inospitale verso l'arte contemporanea: non c'è spazio nemmeno per i nonni dei viventi. Ma se la nostra città pensa che il mondo finisca con Bistolfi, è giusto che muoia. Artisti come Mondino e Gilardi, che hanno esposto nei grandi musei, non hanno avuto diritto di cittadinanza nel Museo di Casale: le loro mostre sono state confinate nel chiostro di San Domenico e alla Misericordia».
Campanello d'allarme (serio, secondo Porta) per il Teatro: «Il numero degli abbonamenti per i giovani è precipitato, l'età media è sempre più alta. Se non si inverte la tendenza, presto non si potrà più considerare una proposta per la città».
Il cinema: «C'è la multisala, con una offerta commerciale corretta, ma non c'è nulla per un cinema contemporaneo di proposta o per quello storico».
La fotografia: «Era partita una bella iniziativa, con le mostre nel foyer, grazie a Elio Carmi e poi Luciano Bocca, ma ora non si fa più nulla».
Ma non è solo il settore delle attività culturali in senso stretto che - secondo Porta - segna rosso. «Si parla di turismo, per una città che è stata bella. Ma lo è ancora? Si faccia attenzione all'urbanistica, alle nuove costruzioni, al commercio nel centro storico, perché altrimenti cosa trova il visitatore?».
Il Marco Porta show ha preso di mira l'illuminazione pubblica: «E' stata rinnovata negli ultimi dieci anni, con una spesa importante. Ma credo che Casale sia una città catalogo, perché c'è di tutto. I venditori possono portare qui i clienti, a mostrar loro tutta la gamma: liberty, moderno, futurista».
Il problema è che Casale «era una città di marchesi, ma ora è una città di tanti, troppi, principi», con evidente allusione agli assessori che - secondo lo scultore - lavorano ognuno per conto proprio e senza un apparente filo logico conduttore. Dalle rotonde («compresa la mia», quella del palazzetto con le statue degli atleti firmate dallo stesso Porta) all'«illuminazione cangiante dei monumenti in stile Gardaland» fino ai concorsi organizzati con progettisti di livello e poi diventati lettera morta. Come nel caso del bando per la progettazione delle fontane o per il monumento alle vittime dell'amianto. E quasi sicuramente Porta pensa al concorso sulla risistemazione di piazza Castello quando dice che in realtà «a Casale si ha paura di far vincere i grandi maestri europei, coloro che possono portare qualcosa di nuovo».
Altro capitolo le sculture nel nartece del Duomo, già oggetto di un vivace dibattito in città: «Con 300.000 euro, si sarebbe potuto avere uno dei migliori artisti contemporanei, esclusi solo i primi dieci del mondo, che costano di più».
Il restauro del castello? «Sono perplesso sul trasferimento della biblioteca, perché per motivi di umidità non è un ambiente idoneo. Ed è sempre un errore iniziare a restaurare qualcosa senza sapere esattamente quale sarà la sua destinazione».
Dalle critiche alla proposte. Che cosa bisogna fare, per invertire la tendenza? «Bisogna fare programmazione a lungo termine; creare proposte originali e di livello, puntare al meglio che ci si può permettere. Nella politica culturale i piccoli contributi a pioggia non hanno alcun senso. Non è vero che mancano le risorse: è vero che non bisogna sprecarle, ma convogliarle in progetti di grande respiro per stare al passo con i tempi, come fanno altre città vicine. Qui invece non si piantano più alberi, al massimo si curano quelli del passato, invece dobbiamo pensare ai nostri figli. Se ci chiedono un buon motivo per restare a Casale, non possiamo limitarci a rispondergli: 'Perché è la tua città'. Dobbiamo poter dire loro: perché è un bel posto per stare».
Contrattacco di Calvo Casale Monferrato - 28/04/2008
Rispondo, a nome dell’Amministrazione comunale, alle dichiarazioni rilasciate, nel corso della serata di martedì 22 aprile, in Filarmonica, dal prof. Marco Porta in un intermeeting Lions-Soroptimist sul futuro culturale di Casale.
Non è, mia intenzione replicare all’attacco demolitorio dell’amico ed ex-collega con una identica misura retorica. Rifiutiamo, infatti, la logica della prova di forza e desideriamo soltanto difendere la serietà di un grande lavoro comune.
E’ difficile, comunque, stare nella medietà comunicativa ed accettare con serenità una condanna apodittica nei toni e nei contenuti da parte di chi, avendo svolto un’attività politica, ben conosce le difficoltà in cui ci si trova ad agire. Chi amministra Casale non è “nelle stanze dei bottoni” di istituzioni importanti, ma in una piccola realtà alle prese da anni con i tagli al personale della pubblica amministrazione e con le quadrature impossibili dei bilanci!
Ancora di più ci amareggia e ci rattrista leggere dai giornali che il presidente del Lions casalese, avv. Alberto Cattaneo, ha qualificato l’intervento di Porta una “lectio magistralis” , dopo che la Gipsoteca Bistolfi, su cui lo scorso anno proprio l’Ufficio Museo aveva lavorato intensamente con i soci del club casalese per un complesso progetto di valorizzazione della stessa, era stata definita un”cadavere che ospita cadaveri”!
Contiamo, nonostante tutto, su un rapido chiarimento, oltre il buio di certe “infelici” definizioni e formuliamo l’augurio che una vicenda come questa possa, servire per spiegare alla cittadinanza alcune fondamentali questioni . L’auspicio è che “la società civile” esca dal dualismo di chi vede rigidamente il bene soltanto dalla propria parte ed il male nelle istituzioni e nella politica. Perché se ci stanno a cuore figli e nipoti, non credo che possa servire a Casale il furore iconoclasta o la ricerca di “capri espiatori”. I nostri giovani ci chiedono il buon esempio e capacità di discutere e lavorare insieme “senza mai confondere – come dice Calvino ne “Le città invisibili” - la città con il discorso che la descrive”.
Venendo quindi alla realtà che più è stata bersagliata dalla conferenza e massacrata dai titoli dei giornali, e cioè al Museo civico, vorrei dire a Porta che c’è una scelta che è ancora più discutibile di quel tradizionalismo che egli imputa, a torto, al nostro Museo: pensare che i musei civici siano soltanto o soprattutto dei contesti estetici, degli “sfondi” da utilizzare come cornice per grandi artisti contemporanei. Nulla da eccepire sulla necessità di veri spazi per l’arte contemporanea , ma è,invece, indispensabile che i musei civici si impegnino , in primis , nella salvaguardia della storia e per lo sviluppo della memoria di un territorio. La nostra Pinacoteca è, senza enfasi o pregiudizio nei confronti della contemporaneità, la “miniera” della bellezza e della cultura di una terra e serve, prima ancora che per il turismo, per le scuole e per i cittadini che vogliono “salire come nani sulle spalle dei giganti” e capire qualche cosa di più del loro passato artistico e culturale. Perché non c’è futuro senza memoria! Molti – i totalitarismi, le teocrazie, le ideologie – fanno a meno della storia e della memoria e le surrogano con prodotti più commerciali, ma quando un buon lavoro di conservazione storico artistica arriva a disposizione di tutti, tutti possono capire quanto è grande la distanza tra “il rigore“ e i “bla-bla” che vanno di moda, oggi, in tanti settori.
A Porta che sostiene il contrario, dico che il vero problema della nostra, come di altre città di un Italia che investe in cultura solo lo 0,3 del bilancio pubblico, è che mancano le risorse: sia quelle finanziarie, sia quelle umane e professionali per far fronte in pochi anni all’impegno di salvaguardia massacrante che è richiesto. Perché è bene che tutti ricordino che in questa città emergenze come l’amianto o le alluvioni non sono state indolori per i “fondi” della cultura. Perché è bene che rammentiamo tutti un po’ di più che soltanto pochi anni fa il cortile di S. Croce faceva da parcheggio per il cinema; che mezza città era fatiscente o da restaurare e che qualcuno proponeva di abbattere il Teatro municipale e di costruire, perché più moderno!!, un bel grattacielo!
L’albero del Museo civico ha pochi anni e solo un cittadino con una visione astorica ed astratta della città può condividere i giudizi “giacobini” espressi in quella serata. Chi conosce, invece, un po’ di storia di Casale sa che ci sono dei capitoli poco raccontati che pesano come dei macigni sulle scelte dell’oggi e che nessun membro della classe dirigente può scansare le responsabilità del passato. Abbiamo quasi due secoli alle spalle di indifferenza e di industrialismo che hanno troncato le ali alla grande tradizione artistico-culturale di questa città e solo da qualche decennio, grazie al lavoro meritorio di tanti, si è cominciato il recupero dei beni artisti ed architettonici di una grande capitale barocca. Il cuore del problema è sostanzialmente questo: rispetto ad altre città vicine, come Vercelli, o lontane, come le città dell’Emilia e della Toscana, Casale ha un Museo civico ancora incompleto ed assai recente, mentre Vercelli, che certo non è una città più turistica di noi come le città del centro Italia, da un secolo vanta i musei “Borgogna” (pinacoteca) e “Leone” (museo archeologico). Si tratta di due grandi contenitori d’arte nel cuore della città che non ospitano, così come il nostro Museo, al loro interno mostre di artisti contemporanei, ma che hanno “assolto” le amministrazioni comunali dal compito di dedicare i bilanci culturali di intere generazioni ai lotti di un museo ed alle spese di gestione. E così questa città negli ultimi tempi ha potuto investire nel recupero di una prima parte di San Marco come spazio museale per l’arte contemporanea e riscuotere gli apprezzabili successi di questi mesi.
Purtroppo Casale, visto che non ha avuto nella sua storia grandi borghesi e mecenati come Borgogna e Leone, è nella condizione di chi ancora deve , con i soli fondi pubblici, completare il primo percorso. Non avrebbe senso alcun altro tipo di opzione!
E’ possibile, anzi è auspicabile, immaginare che ci siano, oggi, veri amanti del bello che facciano decollare anche qui da noi il percorso dell’arte contemporanea con spazi e strutture di servizi adeguati. Ma le gambe per camminare su questa strada, in questo momento storico, in città, devono essere prima di tutto quelle dei privati.
Come potrebbe un comune, che ha deciso, con estremo coraggio e con una valutazione scientifica assai seria da parte degli organi competenti, di far nascere, al Castello una nuova, straordinaria Biblioteca, cambiare tabella di marcia ? La scelta del Castello paleologo, che sarà un grande spazio aperto a tutte le attività culturali e turistiche ed anche alle nuove culture e linguaggi giovanili, costituisce il vincolo virtuoso delle politiche di questi anni. Non possiamo aprire, per il momento, altre partite! Dobbiamo, almeno, completare il progetto di un primo trasferimento della “Biblioteca ragazzi” e del “Centro giovani” e poi della “Biblioteca civica” per fare spazio, al posto della “Biblioteca ragazzi”, al completamento della Gipsoteca e per esporre, finalmente, la restaurata collezione di cineserie e di reperti etnologici di tutto il mondo proveniente dal “Fondo Vidua”. Trasferita la Biblioteca, comincerà la partita straordinaria, ma assai onerosa del restauro di un intero manufatto architettonico adatto, perché no?, anche alle “contaminazioni” artistiche di cui parla lo scultore casalese.
Ma prima ancora dei locali della ex-biblioteca, sarà possibile, a Casale, disporre, con l’attenzione da parte di una serie di protagonisti (privati, fondazioni, provincia), della realtà di quel Palazzo Vitta che, oggi, ospita il Centro per l’impiego e che nel prossimo futuro, dismesso dall’ Ente Trevisio, potrebbe diventare, davvero, lo spazio più adatto per le grandi mostre di arte contemporanea.
Sugli altri punti trattati, per obbligo di brevità rispondo,invece, solo con alcune suggestioni.
Le preoccupazioni di Porta sul Teatro municipale sono anche le nostre tant’è vero che, quest’anno, abbiamo persuaso il Circuito teatrale piemontese, unico esperimento in Regione, ai biglietti di 5 -7 euro (il costo di Cinelandia) per i giovani sotto i 24 anni, con una significativa inversione di tendenza nella vendita degli abbonamenti. D’accordo con l’assessorato alle politiche giovanili, nonostante le scarse risorse a disposizione, è nostra intenzione fare ancora di più con le “proposte-giovani”.
Il Teatro, però, come il Museo è qualcosa di troppo recente per non richiedere alla cittadinanza di riflettere sulla necessità di una piena valorizzazione e sponsorizzazione del territorio delle tante belle proposte che ogni anno sono già disponibili.
Con onestà intellettuale chi critica, sostenendo che “presto non si potrà più considerare una proposta per la città”, forse dovrebbe cercare di informarsi un po’ di più sulla complessità dei fattori che condizionano le scelte e aiutare nel rilancio.
Sul fronte della cultura e del turismo non è il sottoscritto a doverlo dire, ma credo che, forse, Porta dovrebbe essere più dialogico rispetto a quel che si è fatto, coinvolgendo il volontariato culturale, in questi anni, con il Festival di cultura ebraica, le “Conversazioni” , le mostre sul Negri, le rievocazioni storiche di “Riso e Rose”, i 900 anni del Duomo, i grandi concerti e le proposte in quel Palazzo Sannazzaro della cui fruizione sento l’obbligo di ringraziare la Provincia di Alessandria e la Fondazione CRAL. E’ andato tutto male? E’ davvero così negativo lo sforzo sinergico compiuto da tanti protagonisti della cultura casalese? E il bellissimo restauro del Duomo del vescovo Zaccheo può essere dimenticato o liquidato con una battuta ad effetto? Sull’arredo urbano, ricordo ai lettori che Casale è una realtà che proprio perché ha evitato di diventare “città diffusa” e senza limiti ha perso negli anni scorsi popolazione a vantaggio dei comuni viciniori. La scelta di recuperare il centro storico in modo integrale è stata coraggiosa e non di poco conto. E la struttura omogenea e regolata della grande area industriale, il piano del recupero del Ronzone ,solo per fare un esempio dell’oggi, non appaiono così disistimabili! Confrontando le vicende urbanistiche casalesi con quelle di altre città, Casale appare, non solo come una città “pulita” ,ma una città dove non ci sono gli “scandali estetici” che si trovano in giro. E questo sottolineando che la legislazione italiana non consente di sindacare la qualità dei progetti. Certo, oggi, serve un cambio di passo e l’Amministrazione, con le enormi difficoltà che si parano di fronte a chi deve sviluppare grandi progettualità, ha iniziato un lavoro che si completerà nella prossima legislatura con la promozione e l’elaborazione di un progetto-quadro di riqualificazione di Piazza Castello e degli spazi limitrofi. Tanto c’è da fare, ma tanto si è fatto.
In conclusione, una considerazione relativa all’illuminazione pubblica per far notare a Porta che le critiche costruttive dei cittadini sull’illuminazione dei monumenti, da tempo, sono state ascoltate ed in parte recepite dalla nostra amministrazione. Il Comune tiene conto doverosamente di tutti i suggerimenti che provengono dai suoi cittadini più affezionati e questo, non soltanto per motivi estetici, ma anche per i sopravvenuti motivi ecologico-economici. Lo sforzo, però, che è stato fatto nel settore dell’illuminazione pubblica, così come nella costruzione di rotonde e nel miglioramento della viabilità, è stato così importante ed imponente per il miglioramento della qualità della vita di tutti gli abitanti che un bilancio su questo ambito di interventi non può essere così spietato e manicheo. Oggi riconosciamo la necessità di fare ordine e di coordinare di più, ma non dimentichiamo che altre città sono ancora “al palo” e che le scelte estetiche compiute, per esempio, per la fontana in entrata alla città in Oltreponte, sono gradite alla maggior parte dei cittadini. “Vox populi, vox dei” – dicevano gli antichi-. Non sarà che in questo caso si tratta soltanto di legittime differenze di vedute e che c’è bisogno di tornare tutti , facendo un passo indietro rispetto ai personalismi, a parlare con una forma di pensiero né forte, né debole, ma umile?
Le provocazioni durano, se va bene, un giorno; dopo viene la fatica di costruire. L’invito che faccio ai cittadini che sentono l’urgenza di questi problemi è di realizzare, insieme, una grande realtà associativa e apartitica dove discutere e costruire quel consenso prepolitico che è la condizione necessaria di un’autentica trasformazione culturale della vita della nostra città. Coscienti comunque sempre del fatto- per dirla ancora con Calvino- che non ha senso classificare le città “felici” o “infelici”, ma in un altro modo : “ quelle che continuano attraverso gli anni e le mutazioni a dare la loro forma ai desideri e quelle in cui i desideri o riescono a cancellare la città o ne sono cancellati”
Riccardo Calvo Assessore per la Cultura
Rispondo, a nome dell’Amministrazione comunale, alle dichiarazioni rilasciate, nel corso della serata di martedì 22 aprile, in Filarmonica, dal prof. Marco Porta in un intermeeting Lions-Soroptimist sul futuro culturale di Casale.
Non è, mia intenzione replicare all’attacco demolitorio dell’amico ed ex-collega con una identica misura retorica. Rifiutiamo, infatti, la logica della prova di forza e desideriamo soltanto difendere la serietà di un grande lavoro comune.
E’ difficile, comunque, stare nella medietà comunicativa ed accettare con serenità una condanna apodittica nei toni e nei contenuti da parte di chi, avendo svolto un’attività politica, ben conosce le difficoltà in cui ci si trova ad agire. Chi amministra Casale non è “nelle stanze dei bottoni” di istituzioni importanti, ma in una piccola realtà alle prese da anni con i tagli al personale della pubblica amministrazione e con le quadrature impossibili dei bilanci!
Ancora di più ci amareggia e ci rattrista leggere dai giornali che il presidente del Lions casalese, avv. Alberto Cattaneo, ha qualificato l’intervento di Porta una “lectio magistralis” , dopo che la Gipsoteca Bistolfi, su cui lo scorso anno proprio l’Ufficio Museo aveva lavorato intensamente con i soci del club casalese per un complesso progetto di valorizzazione della stessa, era stata definita un”cadavere che ospita cadaveri”!
Contiamo, nonostante tutto, su un rapido chiarimento, oltre il buio di certe “infelici” definizioni e formuliamo l’augurio che una vicenda come questa possa, servire per spiegare alla cittadinanza alcune fondamentali questioni . L’auspicio è che “la società civile” esca dal dualismo di chi vede rigidamente il bene soltanto dalla propria parte ed il male nelle istituzioni e nella politica. Perché se ci stanno a cuore figli e nipoti, non credo che possa servire a Casale il furore iconoclasta o la ricerca di “capri espiatori”. I nostri giovani ci chiedono il buon esempio e capacità di discutere e lavorare insieme “senza mai confondere – come dice Calvino ne “Le città invisibili” - la città con il discorso che la descrive”.
Venendo quindi alla realtà che più è stata bersagliata dalla conferenza e massacrata dai titoli dei giornali, e cioè al Museo civico, vorrei dire a Porta che c’è una scelta che è ancora più discutibile di quel tradizionalismo che egli imputa, a torto, al nostro Museo: pensare che i musei civici siano soltanto o soprattutto dei contesti estetici, degli “sfondi” da utilizzare come cornice per grandi artisti contemporanei. Nulla da eccepire sulla necessità di veri spazi per l’arte contemporanea , ma è,invece, indispensabile che i musei civici si impegnino , in primis , nella salvaguardia della storia e per lo sviluppo della memoria di un territorio. La nostra Pinacoteca è, senza enfasi o pregiudizio nei confronti della contemporaneità, la “miniera” della bellezza e della cultura di una terra e serve, prima ancora che per il turismo, per le scuole e per i cittadini che vogliono “salire come nani sulle spalle dei giganti” e capire qualche cosa di più del loro passato artistico e culturale. Perché non c’è futuro senza memoria! Molti – i totalitarismi, le teocrazie, le ideologie – fanno a meno della storia e della memoria e le surrogano con prodotti più commerciali, ma quando un buon lavoro di conservazione storico artistica arriva a disposizione di tutti, tutti possono capire quanto è grande la distanza tra “il rigore“ e i “bla-bla” che vanno di moda, oggi, in tanti settori.
A Porta che sostiene il contrario, dico che il vero problema della nostra, come di altre città di un Italia che investe in cultura solo lo 0,3 del bilancio pubblico, è che mancano le risorse: sia quelle finanziarie, sia quelle umane e professionali per far fronte in pochi anni all’impegno di salvaguardia massacrante che è richiesto. Perché è bene che tutti ricordino che in questa città emergenze come l’amianto o le alluvioni non sono state indolori per i “fondi” della cultura. Perché è bene che rammentiamo tutti un po’ di più che soltanto pochi anni fa il cortile di S. Croce faceva da parcheggio per il cinema; che mezza città era fatiscente o da restaurare e che qualcuno proponeva di abbattere il Teatro municipale e di costruire, perché più moderno!!, un bel grattacielo!
L’albero del Museo civico ha pochi anni e solo un cittadino con una visione astorica ed astratta della città può condividere i giudizi “giacobini” espressi in quella serata. Chi conosce, invece, un po’ di storia di Casale sa che ci sono dei capitoli poco raccontati che pesano come dei macigni sulle scelte dell’oggi e che nessun membro della classe dirigente può scansare le responsabilità del passato. Abbiamo quasi due secoli alle spalle di indifferenza e di industrialismo che hanno troncato le ali alla grande tradizione artistico-culturale di questa città e solo da qualche decennio, grazie al lavoro meritorio di tanti, si è cominciato il recupero dei beni artisti ed architettonici di una grande capitale barocca. Il cuore del problema è sostanzialmente questo: rispetto ad altre città vicine, come Vercelli, o lontane, come le città dell’Emilia e della Toscana, Casale ha un Museo civico ancora incompleto ed assai recente, mentre Vercelli, che certo non è una città più turistica di noi come le città del centro Italia, da un secolo vanta i musei “Borgogna” (pinacoteca) e “Leone” (museo archeologico). Si tratta di due grandi contenitori d’arte nel cuore della città che non ospitano, così come il nostro Museo, al loro interno mostre di artisti contemporanei, ma che hanno “assolto” le amministrazioni comunali dal compito di dedicare i bilanci culturali di intere generazioni ai lotti di un museo ed alle spese di gestione. E così questa città negli ultimi tempi ha potuto investire nel recupero di una prima parte di San Marco come spazio museale per l’arte contemporanea e riscuotere gli apprezzabili successi di questi mesi.
Purtroppo Casale, visto che non ha avuto nella sua storia grandi borghesi e mecenati come Borgogna e Leone, è nella condizione di chi ancora deve , con i soli fondi pubblici, completare il primo percorso. Non avrebbe senso alcun altro tipo di opzione!
E’ possibile, anzi è auspicabile, immaginare che ci siano, oggi, veri amanti del bello che facciano decollare anche qui da noi il percorso dell’arte contemporanea con spazi e strutture di servizi adeguati. Ma le gambe per camminare su questa strada, in questo momento storico, in città, devono essere prima di tutto quelle dei privati.
Come potrebbe un comune, che ha deciso, con estremo coraggio e con una valutazione scientifica assai seria da parte degli organi competenti, di far nascere, al Castello una nuova, straordinaria Biblioteca, cambiare tabella di marcia ? La scelta del Castello paleologo, che sarà un grande spazio aperto a tutte le attività culturali e turistiche ed anche alle nuove culture e linguaggi giovanili, costituisce il vincolo virtuoso delle politiche di questi anni. Non possiamo aprire, per il momento, altre partite! Dobbiamo, almeno, completare il progetto di un primo trasferimento della “Biblioteca ragazzi” e del “Centro giovani” e poi della “Biblioteca civica” per fare spazio, al posto della “Biblioteca ragazzi”, al completamento della Gipsoteca e per esporre, finalmente, la restaurata collezione di cineserie e di reperti etnologici di tutto il mondo proveniente dal “Fondo Vidua”. Trasferita la Biblioteca, comincerà la partita straordinaria, ma assai onerosa del restauro di un intero manufatto architettonico adatto, perché no?, anche alle “contaminazioni” artistiche di cui parla lo scultore casalese.
Ma prima ancora dei locali della ex-biblioteca, sarà possibile, a Casale, disporre, con l’attenzione da parte di una serie di protagonisti (privati, fondazioni, provincia), della realtà di quel Palazzo Vitta che, oggi, ospita il Centro per l’impiego e che nel prossimo futuro, dismesso dall’ Ente Trevisio, potrebbe diventare, davvero, lo spazio più adatto per le grandi mostre di arte contemporanea.
Sugli altri punti trattati, per obbligo di brevità rispondo,invece, solo con alcune suggestioni.
Le preoccupazioni di Porta sul Teatro municipale sono anche le nostre tant’è vero che, quest’anno, abbiamo persuaso il Circuito teatrale piemontese, unico esperimento in Regione, ai biglietti di 5 -7 euro (il costo di Cinelandia) per i giovani sotto i 24 anni, con una significativa inversione di tendenza nella vendita degli abbonamenti. D’accordo con l’assessorato alle politiche giovanili, nonostante le scarse risorse a disposizione, è nostra intenzione fare ancora di più con le “proposte-giovani”.
Il Teatro, però, come il Museo è qualcosa di troppo recente per non richiedere alla cittadinanza di riflettere sulla necessità di una piena valorizzazione e sponsorizzazione del territorio delle tante belle proposte che ogni anno sono già disponibili.
Con onestà intellettuale chi critica, sostenendo che “presto non si potrà più considerare una proposta per la città”, forse dovrebbe cercare di informarsi un po’ di più sulla complessità dei fattori che condizionano le scelte e aiutare nel rilancio.
Sul fronte della cultura e del turismo non è il sottoscritto a doverlo dire, ma credo che, forse, Porta dovrebbe essere più dialogico rispetto a quel che si è fatto, coinvolgendo il volontariato culturale, in questi anni, con il Festival di cultura ebraica, le “Conversazioni” , le mostre sul Negri, le rievocazioni storiche di “Riso e Rose”, i 900 anni del Duomo, i grandi concerti e le proposte in quel Palazzo Sannazzaro della cui fruizione sento l’obbligo di ringraziare la Provincia di Alessandria e la Fondazione CRAL. E’ andato tutto male? E’ davvero così negativo lo sforzo sinergico compiuto da tanti protagonisti della cultura casalese? E il bellissimo restauro del Duomo del vescovo Zaccheo può essere dimenticato o liquidato con una battuta ad effetto? Sull’arredo urbano, ricordo ai lettori che Casale è una realtà che proprio perché ha evitato di diventare “città diffusa” e senza limiti ha perso negli anni scorsi popolazione a vantaggio dei comuni viciniori. La scelta di recuperare il centro storico in modo integrale è stata coraggiosa e non di poco conto. E la struttura omogenea e regolata della grande area industriale, il piano del recupero del Ronzone ,solo per fare un esempio dell’oggi, non appaiono così disistimabili! Confrontando le vicende urbanistiche casalesi con quelle di altre città, Casale appare, non solo come una città “pulita” ,ma una città dove non ci sono gli “scandali estetici” che si trovano in giro. E questo sottolineando che la legislazione italiana non consente di sindacare la qualità dei progetti. Certo, oggi, serve un cambio di passo e l’Amministrazione, con le enormi difficoltà che si parano di fronte a chi deve sviluppare grandi progettualità, ha iniziato un lavoro che si completerà nella prossima legislatura con la promozione e l’elaborazione di un progetto-quadro di riqualificazione di Piazza Castello e degli spazi limitrofi. Tanto c’è da fare, ma tanto si è fatto.
In conclusione, una considerazione relativa all’illuminazione pubblica per far notare a Porta che le critiche costruttive dei cittadini sull’illuminazione dei monumenti, da tempo, sono state ascoltate ed in parte recepite dalla nostra amministrazione. Il Comune tiene conto doverosamente di tutti i suggerimenti che provengono dai suoi cittadini più affezionati e questo, non soltanto per motivi estetici, ma anche per i sopravvenuti motivi ecologico-economici. Lo sforzo, però, che è stato fatto nel settore dell’illuminazione pubblica, così come nella costruzione di rotonde e nel miglioramento della viabilità, è stato così importante ed imponente per il miglioramento della qualità della vita di tutti gli abitanti che un bilancio su questo ambito di interventi non può essere così spietato e manicheo. Oggi riconosciamo la necessità di fare ordine e di coordinare di più, ma non dimentichiamo che altre città sono ancora “al palo” e che le scelte estetiche compiute, per esempio, per la fontana in entrata alla città in Oltreponte, sono gradite alla maggior parte dei cittadini. “Vox populi, vox dei” – dicevano gli antichi-. Non sarà che in questo caso si tratta soltanto di legittime differenze di vedute e che c’è bisogno di tornare tutti , facendo un passo indietro rispetto ai personalismi, a parlare con una forma di pensiero né forte, né debole, ma umile?
Le provocazioni durano, se va bene, un giorno; dopo viene la fatica di costruire. L’invito che faccio ai cittadini che sentono l’urgenza di questi problemi è di realizzare, insieme, una grande realtà associativa e apartitica dove discutere e costruire quel consenso prepolitico che è la condizione necessaria di un’autentica trasformazione culturale della vita della nostra città. Coscienti comunque sempre del fatto- per dirla ancora con Calvino- che non ha senso classificare le città “felici” o “infelici”, ma in un altro modo : “ quelle che continuano attraverso gli anni e le mutazioni a dare la loro forma ai desideri e quelle in cui i desideri o riescono a cancellare la città o ne sono cancellati”
Riccardo Calvo Assessore per la Cultura
Cultura: il progetto c'è - 7/5/2008
Mi sia permesso di inserirmi nel dibattito che si è aperto a seguito delle sollecitazioni/ provocazioni sulla cultura in città. Penso che anche le critiche siano un fatto positivo se non portano a polemiche sterili, se superano il “piangerci addosso” che da un po’ di tempo sembra la caratteristica principale di noi casalesi ma, soprattutto, se non sono un'ulteriore occasione per dare un’immagine negativa di Casale Monferrato. Infatti io penso che negli ultimi 15 / 20 anni si siano realizzate (anche e soprattutto in campo culturale) cose valide, pur dovendo affrontare situazioni come due alluvioni e il risanamento da Amianto, che ha spremuto energie e risorse. E questo “positivo” va difeso e rivendicato come merito.
Mi sia permesso di ricordare che una progettualità c’è stata (grazie al contributo di più persone compresi Sindaci e Amministratori) e una serie di proposte, di iniziative, di recuperi di contenitori, di approfondimenti storici ha trasformato e fatto crescere la città. Basti citare come esempi: il recupero del Castello che dovrà diventare la cittadella della cultura con la presenza integrata di Biblioteca, Centro Giovani e Centro Multimediale/Sala registrazione insieme ad una serie di funzioni che il Progetto ha già individuato; l’Università, ormai consolidata con la convenzione che vede l’intervento oltre che dell’Associazione delle Imprese (in particolare della Sig. Cerutti) anche dell’Amministrazione Provinciale, presenza scientifica e culturale che non va dimenticata quando si parla dell’offerta culturale alla città; la decisione di restaurare e ricollocare il Portale di Santa Maria di Piazza nel Chiostro piccolo di Santa Croce, che rappresenta un passo ulteriore per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio del ‘400 e l’approfondimento di un periodo storico a cui ha contribuito anche la Mostra sul Polittico di Martino Spanzotti e quella prevista “Fare di Casale ciptà”; la predisposizione, all’interno dell’ampliamento e risistemazione espositiva del Museo, di tre sale che sono destinate alla collezione etnografica di Carlo Vidua, insieme alla pubblicazione di due (il primo è già stato pubblicato) volumi delle lettere e dei viaggi del nostro Tocqueville. E non può essere dimenticata la Gipsoteca Bistolfi (uno dei fiori all'occhiello della città) che tutti dovrebbero valorizzare e considerare di più, anzichè ritenerla un "ospizio di cadaveri": queste cose rischiano di farci perdere altre donazioni e mandare in fumo un impegno che viene da lontano. Mi fermo, ma gli esempi potrebbero continuare ricordando anche il sostegno dato dal Comune per il Festival Internazionale di Cultura Ebraica, per il IX Centenario del Duomo e prima per l’Anno Evasiano, oppure per gli importanti Convegni di Arte e Storia: tutti eventi che non sono e non sono stati fini a sé stessi, ma rientranti in un progetto di rilettura della propria storia per riuscire ad aggiornare il proprio stare insieme e individuare modalità per costruire un futuro non anonimo. Un personaggio della cultura piemontese mi diceva che fare Cultura non è solo organizzare eventi, che pure servono, ma è anche saper partire dallo studio del proprio territorio e della propria storia per reinterpretarne il ruolo nel futuro; ecco allora che, nella continuità amministrativa, dobbiamo tutti aiutarci a capire le FUNZIONI FUTURE della città e della zona, anche nell’ottica 2011 (150 anni dall’Unità d’Italia) e 2015 (Expo Milano) non per ottenere una qualche manifestazione o un piccolo finanziamento (sempre gradito), ma per inserirsi nelle prospettive che si apriranno nel territorio che un tempo era indicato come “città intrametropolitane” (la fascia del Piemonte orientale e della confinante Lombardia). E il progettare la città futura in senso culturale è anche pensarla nei rapporti tra i cittadini, nella difesa dell’ambiente e dei prodotti, nel continuare a sostenerne la solidarietà.
Concludo con quattro argomenti, di cui dico solo il titolo, ma che andrebbero sviluppati: Cultura non solo d’èlite, ma popolare (tutti devono poterne usufruire, e infatti quanti concerti, quante mostre, quante proposte agli studenti e anche in alcuni quartieri! Il Folklore ha un ruolo importante. I gusti dei giovani devono essere tenuti in considerazione). Poi l’interculturalità, per una politica dell’integrazione che sia non solo “annessione” dell’immigrato: in questi anni si è fatto sia con Agenzia Famiglia che con le mediatrici culturali nelle scuole, ma bisogna continuare e fare di più per una cittadinanza piena. Serve una proposta culturale unitaria dei Comuni di tutto il Monferrato: io aveva iniziato con la creazione di un coordinamento, ma serve andare oltre per offrire un’insieme, una specie di “disegno comune” pur con proposte variegate; Vignaledanza, Maggiociondolo, Idea Valcerrina, il Villaggio del Libro, ecc. dovremmo valorizzarle in un progetto culturale comune che anche a livello pubblicitario richiami il Monferrato e gli assegni un ruolo forte anche da questo punto di vista. Infine il sostegno alla società civile, alle Associazioni: sono importanti, perché non può fare e non è giusto che faccia solo il Comune anche per evitare il dirigismo in un settore che è delicato e importante; ma questo in un ambito collaborativo e non solo come "dover accontentare" questo o quell'artista locale, questo o quel gruppo giovanile. Se si chiede un grande progetto, poi è quello il riferimento, per tutti!
Carlo Baviera
Mi sia permesso di ricordare che una progettualità c’è stata (grazie al contributo di più persone compresi Sindaci e Amministratori) e una serie di proposte, di iniziative, di recuperi di contenitori, di approfondimenti storici ha trasformato e fatto crescere la città. Basti citare come esempi: il recupero del Castello che dovrà diventare la cittadella della cultura con la presenza integrata di Biblioteca, Centro Giovani e Centro Multimediale/Sala registrazione insieme ad una serie di funzioni che il Progetto ha già individuato; l’Università, ormai consolidata con la convenzione che vede l’intervento oltre che dell’Associazione delle Imprese (in particolare della Sig. Cerutti) anche dell’Amministrazione Provinciale, presenza scientifica e culturale che non va dimenticata quando si parla dell’offerta culturale alla città; la decisione di restaurare e ricollocare il Portale di Santa Maria di Piazza nel Chiostro piccolo di Santa Croce, che rappresenta un passo ulteriore per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio del ‘400 e l’approfondimento di un periodo storico a cui ha contribuito anche la Mostra sul Polittico di Martino Spanzotti e quella prevista “Fare di Casale ciptà”; la predisposizione, all’interno dell’ampliamento e risistemazione espositiva del Museo, di tre sale che sono destinate alla collezione etnografica di Carlo Vidua, insieme alla pubblicazione di due (il primo è già stato pubblicato) volumi delle lettere e dei viaggi del nostro Tocqueville. E non può essere dimenticata la Gipsoteca Bistolfi (uno dei fiori all'occhiello della città) che tutti dovrebbero valorizzare e considerare di più, anzichè ritenerla un "ospizio di cadaveri": queste cose rischiano di farci perdere altre donazioni e mandare in fumo un impegno che viene da lontano. Mi fermo, ma gli esempi potrebbero continuare ricordando anche il sostegno dato dal Comune per il Festival Internazionale di Cultura Ebraica, per il IX Centenario del Duomo e prima per l’Anno Evasiano, oppure per gli importanti Convegni di Arte e Storia: tutti eventi che non sono e non sono stati fini a sé stessi, ma rientranti in un progetto di rilettura della propria storia per riuscire ad aggiornare il proprio stare insieme e individuare modalità per costruire un futuro non anonimo. Un personaggio della cultura piemontese mi diceva che fare Cultura non è solo organizzare eventi, che pure servono, ma è anche saper partire dallo studio del proprio territorio e della propria storia per reinterpretarne il ruolo nel futuro; ecco allora che, nella continuità amministrativa, dobbiamo tutti aiutarci a capire le FUNZIONI FUTURE della città e della zona, anche nell’ottica 2011 (150 anni dall’Unità d’Italia) e 2015 (Expo Milano) non per ottenere una qualche manifestazione o un piccolo finanziamento (sempre gradito), ma per inserirsi nelle prospettive che si apriranno nel territorio che un tempo era indicato come “città intrametropolitane” (la fascia del Piemonte orientale e della confinante Lombardia). E il progettare la città futura in senso culturale è anche pensarla nei rapporti tra i cittadini, nella difesa dell’ambiente e dei prodotti, nel continuare a sostenerne la solidarietà.
Concludo con quattro argomenti, di cui dico solo il titolo, ma che andrebbero sviluppati: Cultura non solo d’èlite, ma popolare (tutti devono poterne usufruire, e infatti quanti concerti, quante mostre, quante proposte agli studenti e anche in alcuni quartieri! Il Folklore ha un ruolo importante. I gusti dei giovani devono essere tenuti in considerazione). Poi l’interculturalità, per una politica dell’integrazione che sia non solo “annessione” dell’immigrato: in questi anni si è fatto sia con Agenzia Famiglia che con le mediatrici culturali nelle scuole, ma bisogna continuare e fare di più per una cittadinanza piena. Serve una proposta culturale unitaria dei Comuni di tutto il Monferrato: io aveva iniziato con la creazione di un coordinamento, ma serve andare oltre per offrire un’insieme, una specie di “disegno comune” pur con proposte variegate; Vignaledanza, Maggiociondolo, Idea Valcerrina, il Villaggio del Libro, ecc. dovremmo valorizzarle in un progetto culturale comune che anche a livello pubblicitario richiami il Monferrato e gli assegni un ruolo forte anche da questo punto di vista. Infine il sostegno alla società civile, alle Associazioni: sono importanti, perché non può fare e non è giusto che faccia solo il Comune anche per evitare il dirigismo in un settore che è delicato e importante; ma questo in un ambito collaborativo e non solo come "dover accontentare" questo o quell'artista locale, questo o quel gruppo giovanile. Se si chiede un grande progetto, poi è quello il riferimento, per tutti!
Carlo Baviera
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