Un altro vero democratico se n'è andato. Ci associamo a quanti si sentono un po' più poveri, perchè il suo pensiero e la sua attività sono state (come per Scoppola, Giuntella, Granelli) punto di riferimento in anni in cui questo Paese sapeva guardare lontano e in grande, e faceva l'Italia leader nella costruzione dell'Europa e di un mondo più giusto.
Il sociologo Achille Ardigò, uno degli intellettuali di maggior spicco della Democrazia cristiana di Aldo Moro, è morto a Bologna, a 87 anni. Il suo cuore si è fermato nel pomeriggio nella casa di cura Villa Toniolo dove era ricoverato da qualche mese, in seguito ad un infarto che lo aveva colpito in luglio.
Achille Ardigò ha insegnato sociologia all'università di Bologna. È stato il primo presidente dell'associazione italiana di sociologia. Cattolico, è stato uno dei protagonisti della stagione della Dc di Aldo Moro. È stato anche molto vicino a Giuseppe Dossetti, con una lunga esperienza amministrativa cominciata in consiglio comunale a Bologna. Dossetti, nel 1956, affidò proprio a lui la preparazione del programma che, con l'apporto di numerosi studiosi amici, venne presentato agli elettori col titolo 'Libro bianco su Bologna'. Una buona parte di quelle pagine vengono ancora discusse per la ricchezza tematica, soprattutto sull'idea più innovativa: la riforma dei quartieri e il decentramento amministrativo, proposta poi raccolta e realizzata dal Pci.
Lo stesso Ardigò ha sempre ricordato quell'esperienza in Consiglio comunale come un esempio di fruttuosa collaborazione fra forze che, all'epoca, si contrapponevano frontalmente. Negli anni Novanta era stato uno degli ispiratori dell'esperienza dell'Ulivo e l'anno scorso aveva aderito al Partito Democratico in maniera convinta: è stato infatti fra i primi a ritirare il certificato di fondatore del Pd.
Nella sua attività scientifica è stato un teorico dell' autonomia sociale (il suo libro più studiato è 'Governabilità e mondi vitali'), convinto che la governabilità si può ottenere solo attraverso il riequilibrio fra intervento pubblico e iniziativa privata. È stato anche promotore e direttore della scuola di specializzazione in sociologia sanitaria dell'Università di Bologna.
È stato presidente della prima sezione del Consiglio superiore di sanità e commissario straordinario degli Istituti ortopedici Rizzoli di Bologna. Fra i primi ricordi è arrivato quello di Romano Prodi, legato ad Ardigò anche perché sono stati colleghi nella facoltà di Scienze Politiche (di cui Ardigò è stato fra i fondatori insieme a Beniamino Andreatta). "Lo ricordo - ha detto l'ex presidente del Consiglio - non come un accademico distaccato, ma come un appassionato partecipante ed anticipatore delle evoluzioni e dei problemi della società e della politica italiana. Di una politica che Ardigò sempre cercava di interpretare in una visione di lungo periodo. Sempre fedele ai principi del cattolicesimo democratico, è stato per tutti noi una presenza costante".
Il sociologo Achille Ardigò, uno degli intellettuali di maggior spicco della Democrazia cristiana di Aldo Moro, è morto a Bologna, a 87 anni. Il suo cuore si è fermato nel pomeriggio nella casa di cura Villa Toniolo dove era ricoverato da qualche mese, in seguito ad un infarto che lo aveva colpito in luglio.
Achille Ardigò ha insegnato sociologia all'università di Bologna. È stato il primo presidente dell'associazione italiana di sociologia. Cattolico, è stato uno dei protagonisti della stagione della Dc di Aldo Moro. È stato anche molto vicino a Giuseppe Dossetti, con una lunga esperienza amministrativa cominciata in consiglio comunale a Bologna. Dossetti, nel 1956, affidò proprio a lui la preparazione del programma che, con l'apporto di numerosi studiosi amici, venne presentato agli elettori col titolo 'Libro bianco su Bologna'. Una buona parte di quelle pagine vengono ancora discusse per la ricchezza tematica, soprattutto sull'idea più innovativa: la riforma dei quartieri e il decentramento amministrativo, proposta poi raccolta e realizzata dal Pci.
Lo stesso Ardigò ha sempre ricordato quell'esperienza in Consiglio comunale come un esempio di fruttuosa collaborazione fra forze che, all'epoca, si contrapponevano frontalmente. Negli anni Novanta era stato uno degli ispiratori dell'esperienza dell'Ulivo e l'anno scorso aveva aderito al Partito Democratico in maniera convinta: è stato infatti fra i primi a ritirare il certificato di fondatore del Pd.
Nella sua attività scientifica è stato un teorico dell' autonomia sociale (il suo libro più studiato è 'Governabilità e mondi vitali'), convinto che la governabilità si può ottenere solo attraverso il riequilibrio fra intervento pubblico e iniziativa privata. È stato anche promotore e direttore della scuola di specializzazione in sociologia sanitaria dell'Università di Bologna.
È stato presidente della prima sezione del Consiglio superiore di sanità e commissario straordinario degli Istituti ortopedici Rizzoli di Bologna. Fra i primi ricordi è arrivato quello di Romano Prodi, legato ad Ardigò anche perché sono stati colleghi nella facoltà di Scienze Politiche (di cui Ardigò è stato fra i fondatori insieme a Beniamino Andreatta). "Lo ricordo - ha detto l'ex presidente del Consiglio - non come un accademico distaccato, ma come un appassionato partecipante ed anticipatore delle evoluzioni e dei problemi della società e della politica italiana. Di una politica che Ardigò sempre cercava di interpretare in una visione di lungo periodo. Sempre fedele ai principi del cattolicesimo democratico, è stato per tutti noi una presenza costante".
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