martedì 31 marzo 2009

(clan-)Destini Incrociati

Stefano Musso


15 marzo 2009, un volo aereo




Siamo già sopra le nubi e fuori c'è il sole, quando mi rivolge la parola. Come i suoi fratelli sparsi per l'Europa, ha dovuto lasciare casa sua, per motivi personali. Partito dalla Turchia e attraversata la Bulgaria, è approdato in Germania per fare gli opportuni documenti; poi ha alternato periodi di lavoro tra quel Paese e l'Italia: ristoratore in Germania, bracciante nelle vigne giù da noi.


Ha voglia di chiacchierare e mi descrive il dormitorio di Siena. Ci stavano oltre a lui circa quaranta persone, di cui nove o dieci lavoratori normali; gli altri invece avevano a che fare coi traffici di droga e col contrabbando di monete false. Mi spiega come a volte si sia trovato senza soldi e li abbia dovuti chiedere in prestito ad un compagno (che avrebbe poi fatto lo stesso quando costui qualche mese dopo si sarebbe trovato senza lavoro). Lontano dalla famiglia, però, è difficile distinguere chi sono amici veri e chi ti frega, per questo sta raggiungendo il fratello ad Hannover. Emerge così dalle sue parole un mondo sommerso, che non incrocia la nostra vita di gente comune: cosa avrà visto questo signore che viene da una realtà di cui si sente parlare solo per televisione? Quanto è dura restare onesti in mezzo all'incertezza economica e tra gente sconosciuta?


Le cime delle Alpi spuntano sotto di noi, mentre lui avanza una comparazione. Per quanto riguarda l'Italia, negli ultimi tempi non c'è lavoro, mentre di traffici criminali quelli sì ce n'è tanti: “mafia” - lui usa questa parola - “molta mafia”. (E io che pensavo che la Toscana ne fosse estranea!). In Germania, invece, i servizi sociali garantiscono a chi è in difficoltà una casa conveniente ed un reddito minimo, che aumenta se hai dei bambini – come nel caso di suo fratello. Tornando all'Italia, questa assistenza non esiste, mentre gli affitti di 500-600 euro al mese non sono sostenibili. Ma visto che i soldi vengono scarsamente redistribuiti, c'è da pensare che da noi una ristretta cerchia di persone si garantisca vantaggi negati alla collettività... Chi sta al potere in Italia è “furbo” - aggiunge - usando un termine assai diffuso nello Stivale. I problemi degli immigrati si intrecciano così con quelli comuni a tutta la società.


Siamo sul volo low-cost da Bergamo a Duesseldorf-Weeze e quello che mi parla è un ragazzo che ha preso posto a sedere di fianco a me. I tratti ben disegnati del viso sono interrotti solo da un taglio a metà del naso. Quando si è seduto accanto a me, ho pensato - per via dei vestiti semplici e della sfumatura olivastra della pelle - che fosse un turista sudamericano in giro per il Vecchio Continente: a prima vista gli darei un'età tra i 35 e i 40 anni. Siccome non parla né inglese né tedesco, ci siamo arrangiati a conversare con il suo italiano difettoso; ha un nome che suona approssimativamente “Sciluschèn”. Viene dalla Turchia. Ha 22 anni.


Mentre ridiscendiamo tra le nuvole del cielo tedesco, lui inizia un complicato discorso sul dialogo tra musulmani e cristiani e sul problema della dipendenza dalle macchinette (le slot-machines) che interessa tanti suoi connazionali emigrati, alla ricerca di un'illusoria soluzione ai loro problemi economici. L'aereo arriva all'areoporto di Duesseldorf mentre divaghiamo su temi più leggeri, come il calcio e le donne. Lo aiuto a trovare il suo treno e in cambio lui mi offre inaspettatamente il pranzo. “A me piacerebbe restare in Italia piuttosto che prendermi la pioggia nella fredda Germania” - conclude - “ma da voi c'è la mafia e la vita è più cara”.


Mentre i miei piedi mi portano verso la stazione dei bus, il pensiero va alla nostra società e agli stranieri che abitano nel nostro paese. L'Italia è un paese sviluppato, che però attira troppi pochi studenti nelle sue università dai fondi sempre più ridotti [a questo proposito: http://pensierogiovane.blogspot.com/2008/11/melting-pot.html], mentre gli immigrati che vengono per sfuggire alla povertà si trovano di fronte ad un muro di leggi fatte spesso per complicar loro la vita. Alcune leggi che sono state emanate in questi mesi (dal provvedimento sulle ronde all'obbligo dei medici di denunciare i malati non in regola coi documenti) sono guidati da una paura che non paga, e non conviene ad una società capace di futuro. Non bisognerebbe forse parlare di legalità e di integrazione? Legalità significa rispetto delle leggi, per tutti. Integrazione in una società aperta significa scambiarsi forza lavoro, energie, risorse ma anche garantire un sistema chiaro di diritti e di doveri, che non offendano la dignità umana. Non neghiamo un futuro a noi stessi, e agli altri. Buona fortuna “Sciluschèn”!

4 commenti:

Phil83 ha detto...

ma degli italiani ne importa ancora a qualcuno? perchè da questo articolo pare siano proprio non considerati e privi di diritti...

Anonimo ha detto...

prllllll

j4p ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
j4p ha detto...

http://www.repubblica.it/2009/03/rubriche/viaggio-obama/berlusconi-barack/berlusconi-barack.html