di LUIGI BOBBA
(da Europa)
Il Pd può diventare la vera novità del sistema politico italiano. I caratteri di questa novità sono: assumere una visione positiva della laicità; interpretare il bene comune del paese diventando un vero partito nazionale; diventare il soggetto guida dell’innovazione e del futuro, essere cioè un partito autenticamente riformatore. Oggi c’è un’irruzione dei valori nel campo della politica, un ritorno forte delle identità ma anche il dilagare della poltiglia. Un paese imprigionato nella mucillagine, un “paese a coriandoli”. È dentro questa temperie che si colloca la prima sfida: quella della laicità positiva. Laicità che è ridiventata terreno di conflitto, ma anche luogo creativo. Con un’unica parola si fa riferimento a scelte ben diverse. C’è chi agita la bandiera della laicità e strepita contro una chiesa invadente, convinto che i valori che nascono dalle confessioni religiose debbano essere espunti dal dialogo pubblico.C’è chi ritiene che quei valori debbano esistere unicamente come bussola per la coscienza personale.Vi è chi – e qui mi ritrovo – è convinto che la responsabilità politica non possa che essere esercitata in piena autonomia e senza indulgere ad alcuna tentazione confessionale; ma, proprio in forza di questa concezione, chi fa politica non potrà che considerare quella multiforme realtà fatta di opere, istituzioni, movimenti che origina dalla tradizione cristiana, come una risorsa per il paese da valorizzare nella promozione del bene comune.Non si può immaginare che questa visione positiva della laicità possa essere fondata unicamente sul linguaggio della “giustizia sociale” che, dopo aver a lungo accomunato la sinistra e i cattolici, è diventato marginale per la sinistra affascinata invece da uno scientismo inteso come nuova utopia salvifica dell’uomo e della società. Se il Pd non riuscirà ad interpretare e trasformare in linguaggio politico i temi della vita come nuova frontiera della questione sociale, finirà per consegnare alla destra la rappresentanza di quei valori che evocano drammatici interrogativi sul futuro.Dunque un Pd che voglia non lasciarsi imprigionare dal laicismo nostrano né indulgere ad una visione della chiesa e dei cattolici assolutamente datata. Questo Pd ha bisogno di una visione positiva della laicità; ha bisogno di credere con Obama che «non far rifluire la propria morale personale nei dibattiti pubblici è un assurdo pratico»; ha bisogno di attingere alle fondamenta morali della nazione, fortemente intrecciate con la presenza e la tradizione cristiana. Se non opera questa scelta, il Pd è condannato a diventare un partito radicale di massa.Il secondo carattere della sfida è nella capacità di costruire un partito nazionale, del paese, riscoprendo un patriottismo ancorato a ciò che di vivo c’è in un’Italia che sembra non aver più voglia di futuro e che fatica a riconoscere la propria identità.Quel “patriottismo dolce” che si richiama alle straordinarie risorse di creatività, di originalità, di capacità di competere e di civismo solidale che il paese sa ancora generare e trasmettere. Questa strada è forse l’unica che il Pd ha per sfuggire ad un retaggio ideologico della sinistra poco propensa a riconoscere la pluralità dei talenti, il principio di sussidiarietà e la poliarchia dei poteri. E, dall’altro, per liberarsi da una visione assistenzialistica, centralistica e burocratica diventata sempre più soffocante in un tempo in cui prevalgono la velocità e la leggerezza. Serve un Pd capace di intercettare gli interessi diffusi e offrire risposte in termini di bene comune. Dove il termine è molto più pregnante di “interesse generale”, perché presuppone la partecipazione attiva di cittadini, gruppi sociali, municipi, imprese, organizzazioni non profit nel generare qualcosa che non sia la semplice creazione e redistribuzione della ricchezza, ma un valore aggiunto che nasce dal sentirsi paese, dall’orgoglio di essere italiani, dall’identificarsi con una missione che abbia un orizzonte più largo dei confini nazionali.La scelta del simbolo – un Pd bianco, rosso, verde – è coerente con questo profilo. Il Pd si veste dei colori della bandiera nazionale. È questa “la parte” che scegliamo. Partito della “nazione” ha altresì forti assonanze con tutta la presenza pubblica dei cattolici nel paese; nell’esperienza Risorgimentale; nel movimento sociale cattolico; nella nascita del Ppi, primo partito laico e non confessionale; nella resistenza e nella scrittura della carta costituzionale; nella Dc che assicurò libertà, pace e sviluppo all’Italia. L’esperienza di costruzione della democrazia in Italia non può essere compresa senza l’apporto dei cattolici. Oggi, di fronte alla deriva mediatico plebiscitaria e al prevalere dei poteri finanziari e della tecnoscienza, quella cultura non può ritirarsi nella ridotta del sociale e del volontariato. Deve irrompere anche nella politica e nelle istituzioni.Infine un partito riformatore.Anche qui il legame con il cattolicesimo sociale e popolare, è tutt’altro che irrilevante. Siamo sul terreno che ha subito i maggiori smottamenti.Il bulldozer della globalizzazione ha travolto i bastioni che le forze sindacali e politiche avevano eretto per affrontare quella che si chiamava “questione sociale”. E una battaglia meramente difensiva finirà per confinare la politica – e il Pd – nell’armamentario degli strumenti o inservibili o di dubbia utilità. Bassa natalità, precarietà del lavoro, invecchiamento della popolazione, immigrazione: sono i titoli più dirompenti che descrivono l’oggi della questione sociale.Ad essa si affianca, ormai in tutti i campi, la questione ecologica.Infine si affacciano nuove possibili discriminazioni, ancor più radicali, che possono determinarsi attraverso la manipolazione della vita, con l’ingegneria genetica e con il possibile controllo del Dna. Di qui il costituirsi di un’agenda della biopolitica.Il Pd sarà riformatore solo se saprà dare un orizzonte di futuro ai cittadini su tre grandi questioni: sociale, ecologica e bioetica.La dottrina sociale della chiesa contiene una categoria sintetica per comprendere con un solo sguardo tutte e tre le dimensioni: ecologia umana. Ancora una volta, quella radice che ha alimentato la cultura sociale e politica dei cattolici non è né rinsecchita, né fragile. Ma capace di generare futuro.
2 commenti:
shalom! vorrei sapere cosa ne pensate di quello che ha detto il presidente del movimento cristiano lavoratori, carlo costalli:
"Nel Pd siamo spariti. La fine dei cattolici di sinistra è già scritta nella storia del Pd: la Margherita si è diluita completamente in un contenitore dove i nostri valori sono stati ridimensionati anche sulla carta e dove conta solo il leader e il suo entourage".
un po' troppo, non vi pare?
condivido le preoccupazioni del consigliere comunale garis su un'eventuale alleanza coi radicali.
dite che non è il caso di fare pressioni ai vertici affinchè ne tengano conto?
pace e bene
ciao ricciolo,
ho trovato il tuo commento!
spero lo veda anche il franz, così ti risponde.
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