(da Europa)
Mi capita raramente di non essere del tutto d’accordo con il mio amico Stefano Menichini (Direttore di Europa, ndr). Ieri è successo quando ho letto il suo editoriale su Europa intitolato “Ma quale bioetica, qui sta cambiando tutto”, in cui rileva che, mentre il circo mediatico ha messo l’aborto al centro della contesa elettorale, neanche il tre% degli italiani e il sette% dei cattolici, stando a un sondaggio di Famiglia cristiana, giudica questo argomento un tema importante per i destini del paese. Mi viene da commentare: e allora? Da quando in qua un tema è importante in base alle percentuali dei sondaggi? Idem per quanto riguarda l’altro dato citato da Stefano, e cioè che la lista contro l’aborto di Giuliano Ferrara raccoglierebbe, al momento, fra lo 0,1 e lo 0,5% dei consensi.Ripeto con un sinonimo la pregante osservazione di prima: embè? Che cosa conta veramente: il sondaggio o la coscienza? E poi: siamo così sicuri che una questione come quella dell’aborto non abbia nulla a che fare con quelle che apparentemente sono le “emergenze”? Faccio un esempio legato alla spietata e disperante cronaca di queste ore. L’Italia è sotto choc per i due fratellini di Gravina rimasti intrappolati in un vecchio edificio da racconto degli orrori piazzato e abbandonato nel bel mezzo di una città. Considerate certe notizie, verrebbe da dire: eccoli qua i veri problemi di cui dobbiamo occuparci nel nostro povero e malandato paese.Sono la condizione dell’infanzia, il disagio sociale, il dissesto urbanistico, la questione meridionale, i padri padroni e giù giù fino alla polizia che non sa svolgere le ricerche.Altro che aborto e bioetica! E invece io dico: attenti a non farsi fagocitare da questa falsa concretezza che è solo superficialità. Perché in realtà tutto si tiene. Perché, per restare all’esempio, la condizione infelice di tanti bambini nasce proprio dalla stessa cultura e dalla stessa mentalità che vede nell’aborto un diritto.Perché il disagio sociale fatto di solitudine, abbandono e degrado è un’altra faccia della cultura contro la vita che conduce anche all’uso dell’aborto come semplice metodo di regolazione delle nascite. Perché perfino il degrado urbanistico, che sembrerebbe questione meramente tecnica, da piano regolatore più che da coscienza individuale, se si guarda bene è figlio della stessa cultura dell’individualismo e dell’egoismo che pretende di spacciare l’aborto come una libertà mentre è solo una sconfitta. E perché perfino la superficialità dei poliziotti nel fare le ricerche, così come ogni altra forma di sciatteria, è un risvolto di quella cultura della non-responsabilità e dell’indifferenza che per altre strade porta dritto dritto alla soppressione di una vita nascente.Con gli esempi si potrebbe continuare a lungo.La questione è che non si possono fare i programmi elettorali, in base a una presunta concretezza, lasciandosi suggestionare dai numeri come se si trattasse di un affare economico. Un nuovo soggetto politico, se vuole essere nuovo sul serio, deve saper guardare la realtà con sguardo profondo, che non è certo quello dei sondaggi.Sarà pure vero che in America la destra cristiana si occupa, in chiave elettorale, di mutui, salari e prezzi anziché di aborto e pillola del giorno dopo. Ma il commento resta quello di prima: e allora? Peggio per la destra cristiana americana se il suo sguardo è tanto corto. In politica, come nella vita, la realtà è un prisma dalle mille facce, ma ogni faccia è legata all’altra da un filo. La vera sfida politica oltre che culturale è trovare il filo e portarlo alla luce proprio là dove è più nascosto. Un compito che di certo non si può affidare ai sondaggi ma ha bisogno di coscienze libere e cervelli ben formati.
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