lunedì 22 giugno 2009
LIBERTA' , NON MARTIRI
Ha solo 16 anni, è una ragazza, ma sa l'importanza della libertà. A 16 anni si può scendere in strada a protestare anche per gogliardia, ma in queste ore in Iran tutti, anche i sedicenni, sanno che si rischia; non è un gioco. Ebbene NEDA è la prima martire di questa lotta per la libertà: uccisa da un cecchino. Non entriamo nella vicende di quel Paese, se vi siano stati brogli, se il Presidente goda di una libera popolarità, se le minacce ad Israele servano a crearsi un alone di autorevolzza nelle masse contrarie ai provvedimenti dei governi israeliani, se l'atomica a fini civili sia un suo diritto, se.., se.. Quando un popolo scende in piazza a rivendicare spazi di libertà, rischiando la vita, questo popolo deve essere ascoltato, non represso. Oggi quindi NEDA diventa il simbolo delle persone libere. Non sappiamo chi fosse, che idee avesse, sappiamo solo che era col padre a protestare contro un regime. Avrebbe avuto una vita più comoda se avesse frequentato serate piacevoli nella villa del Primo Ministro, se lo avvesse soddisfatto mostrando qualche lembo di carne; si sarebbe salvata se fosse stata un cronista di quelli che minimizzano, che lavorano in aziende di proprietà del Primo Ministro. Ma l'Iran ha anche chi è disposto a rischiare per accusare la decadenza del Presidente e di un regime. NEDA è ormai un simbolo per tutti quanti vogliono libertà, in tutti gli angoli della terra, serietà, rigore e moralità dai loro governanti, anche in Italia
venerdì 12 giugno 2009
METTERE KO IL REFERENDUM
Passate le elezioni Amministrative (il ballottaggio per il Comune di Casale Monferrato non ci interessa più: nè con le destre, nè con chi non ha capito che senza un candidato condiviso si sfasciava il centro-sinistra ((anche nel risorgimento il cattolicesimo liberale-democratico sentendosi sconfitto disse: alle elezioni nè con Cavour, nè con Garibaldi)) è ora di pensare al referendum.
Proponiamo una riflessione di Angelo Bertani -giornalista cattolico democratico- per motivare una posizione che va attentamente valutata, considerando che l'obiettivo dichiarato da Segni e Guzzetta è di cambiare l'attuale legge elettorale per farne una con sistema uninominale: un sistema chiaramente tendente al bipartitismo e soffocatore di ogni pluralismo.
"Certo la democrazia non è sempre quella bella festa che vorremmo. Spesso è fatica, incertezza, illusione o delusione. Per qualcuno è stata, ed è, ragione di sacrificio.
Ce ne stiamo accorgendo in questi giorni: la fatica di votare, di scegliere, di spiegare le proprie ragioni, di capire perché tanti altri…
Non è tuttavia una fatica inutile o assurda. La democrazia assume il peso della natura e della storia umana con tutte le sue debolezze e contraddizioni. Non è un’evasione magica o utopistica. È un “camminare attraverso” e anche un “camminare con…”. E non sempre l’ambiente o la compagnia sono come si vorrebbe.
Di più: non sempre noi stessi siamo quel che crediamo di essere; e le nostre ragioni, i nostri progetti sono davvero quel che immaginiamo. Si può sbagliare il giudizio sui fatti, le persone, i progetti. Avvenimenti imprevisti possono sovrapporsi.
Ricordo abbastanza bene le elezioni del ’48 e il clima di allora. Anni dopo cominciai a votare, talvolta cambiando simboli e nomi; eppure più volte, dopo, ho avuto l’impressione di aver sbagliato. Ma su un punto non mi sono mai pentito: votare, partecipare, interessarsi ed esprimere più “consenso per” che “ostilità verso”.
I più difficili di tutti sono stati i referendum. Fin dall’inizio mi hanno dato fastidio, imponendomi di scegliere per o contro qualcosa secondo quesiti mal formulati, strumentali. Di fatto i referendum sono serviti perlopiù a realizzare una “conta” tra gruppi di potere o di opinione utilizzando certi temi sensibili per finalità diverse e non dichiarate. E comunque alle elezioni il cittadino ha almeno un partito e un tempo aveva gli eletti con la “preferenza” ai quali riconoscere coerenza o addebitare infedeltà al mandato ricevuto. Per i referendum neppure quello: domina incontrastata l’eterogenesi dei fini…
Dunque sono andato a votare per le elezioni europee, sperando che il partito e i candidati che ho votato siano limpidi e fedeli agli impegni assunti.
Ma per i referendum?
Credo che si possa votare sì oppure no oppure non votare e ci siano buoni motivi per ciascuna di queste scelte. La legge elettorale vigente infatti è giustamente chiamata porcellum e con il “no” resterebbe confermata e quasi intoccabile; il sistema che nascerebbe dal “sì” non sarebbe molto diverso; creerebbe forse maggioranze più stabili ma istituzioni assai meno rappresentative della totalità dei cittadini. A occhio direi che meglio sarebbe evitare che si raggiunga il quorum non andando a votare e riaffermando in tutti i modi possibili (ma quali?) che nel nostro Paese bisogna rifondare la democrazia. la quale non è assolutamente un pallottoliere per stabilire (salvo errori!) quale confusa aggregazione ha un voto di più, e dunque comanda per cinque o cinquant’anni. La democrazia è la piazza di una città dove tutti sono presenti e portano la loro voce; dove si discute e si spera che prevalgano le idee migliori. Per decidere quali sono migliori non c’è criterio migliore che quello della maggioranza perché gli uomini sono intelligenti e liberi ed hanno pari dignità e quindi è probabile che la maggioranza scelga la cosa migliore. Però bisogna che i cittadini sappiano di che cosa bisogna decidere; siano informati dai media, possano dialogare ed anche cambiare idea. Inoltre su alcuni temi può esserci una maggioranza, su altri un’altra. La delega ai rappresentanti dev’essere molto prudente, controllata, revocabile; e tutti i cittadini devono essere in grado non solo di fare gli arbitri al momento delle elezioni, ma possono partecipare attivamente giorno dopo giorno, esprimersi e condizionare i propri rappresentanti su ogni argomento. Non c’è democrazia accettabile senza una rappresentanza proporzionata (non necessariamente proporzionale). Tutti devono avere voce, anche se la governabilità può essere garantita da procedure e tempi certi. Ma non si può ammettere, nel nome di una governabilità assai più formale che reale, che si crei una dittatura della maggioranza. Né dittatori, né principi, né imperatori.
Nel volgere del tempo (oggi cinque anni sono un secolo!) possono accadere crisi, guerre, rivolgimenti che rendono del tutto obsoleta e falsa la “rappresentanza” maggioritaria, tantopiù se essa nascesse, come potrebbe, già con un premio eccessivo. Si pensi al esempio: se vincesse il “Sì” al referendum, il primo partito, magari col 30 o 35 per cento, si ritroverebbe una comoda maggioranza assoluta alle Camere. Un governo potrebbe prendere decisioni irreversibili avendo dietro a sé, in quel momento e su quel tema, magari soltanto una minoranza di un quarto, o meno, dei cittadini. In contesti simili già molti dittatori si sono lanciati in guerre e follie…
E quanto alla governabilità: che senso ha spaccare il Paese in due (o tre) parti frontalmente contrapposte e ostili? Ne verrebbe coesione sociale, continuità di linea economica e politica? Non vediamo già ogni giorno, in tv e per strada, i frutti perversi di questa logica?
Si dicono queste cose, qui ed ora, non per suggerire di votare in un modo o nell’altro; ma per domandarsi insieme “quale democrazia” costruire. E per scongiurare tutte le forze politiche a riprendere in mano, questa estate o questo autunno, le fila di un dialogo orientato a dare all’Italia una cultura e un’etica dignitose; e un sistema elettorale e istituzionale adeguato, a cominciare dalla effettiva democrazia all’interno di ciascun partito. Il tempo c’è. Per fortuna c’è anche l’Europa che oggi attutisce certi pericoli. Ma il problema e i pericoli esistono davvero.
(di Angelo Bertani - da "Adista - Segni Nuovi n. 63)
Ce ne stiamo accorgendo in questi giorni: la fatica di votare, di scegliere, di spiegare le proprie ragioni, di capire perché tanti altri…
Non è tuttavia una fatica inutile o assurda. La democrazia assume il peso della natura e della storia umana con tutte le sue debolezze e contraddizioni. Non è un’evasione magica o utopistica. È un “camminare attraverso” e anche un “camminare con…”. E non sempre l’ambiente o la compagnia sono come si vorrebbe.
Di più: non sempre noi stessi siamo quel che crediamo di essere; e le nostre ragioni, i nostri progetti sono davvero quel che immaginiamo. Si può sbagliare il giudizio sui fatti, le persone, i progetti. Avvenimenti imprevisti possono sovrapporsi.
Ricordo abbastanza bene le elezioni del ’48 e il clima di allora. Anni dopo cominciai a votare, talvolta cambiando simboli e nomi; eppure più volte, dopo, ho avuto l’impressione di aver sbagliato. Ma su un punto non mi sono mai pentito: votare, partecipare, interessarsi ed esprimere più “consenso per” che “ostilità verso”.
I più difficili di tutti sono stati i referendum. Fin dall’inizio mi hanno dato fastidio, imponendomi di scegliere per o contro qualcosa secondo quesiti mal formulati, strumentali. Di fatto i referendum sono serviti perlopiù a realizzare una “conta” tra gruppi di potere o di opinione utilizzando certi temi sensibili per finalità diverse e non dichiarate. E comunque alle elezioni il cittadino ha almeno un partito e un tempo aveva gli eletti con la “preferenza” ai quali riconoscere coerenza o addebitare infedeltà al mandato ricevuto. Per i referendum neppure quello: domina incontrastata l’eterogenesi dei fini…
Dunque sono andato a votare per le elezioni europee, sperando che il partito e i candidati che ho votato siano limpidi e fedeli agli impegni assunti.
Ma per i referendum?
Credo che si possa votare sì oppure no oppure non votare e ci siano buoni motivi per ciascuna di queste scelte. La legge elettorale vigente infatti è giustamente chiamata porcellum e con il “no” resterebbe confermata e quasi intoccabile; il sistema che nascerebbe dal “sì” non sarebbe molto diverso; creerebbe forse maggioranze più stabili ma istituzioni assai meno rappresentative della totalità dei cittadini. A occhio direi che meglio sarebbe evitare che si raggiunga il quorum non andando a votare e riaffermando in tutti i modi possibili (ma quali?) che nel nostro Paese bisogna rifondare la democrazia. la quale non è assolutamente un pallottoliere per stabilire (salvo errori!) quale confusa aggregazione ha un voto di più, e dunque comanda per cinque o cinquant’anni. La democrazia è la piazza di una città dove tutti sono presenti e portano la loro voce; dove si discute e si spera che prevalgano le idee migliori. Per decidere quali sono migliori non c’è criterio migliore che quello della maggioranza perché gli uomini sono intelligenti e liberi ed hanno pari dignità e quindi è probabile che la maggioranza scelga la cosa migliore. Però bisogna che i cittadini sappiano di che cosa bisogna decidere; siano informati dai media, possano dialogare ed anche cambiare idea. Inoltre su alcuni temi può esserci una maggioranza, su altri un’altra. La delega ai rappresentanti dev’essere molto prudente, controllata, revocabile; e tutti i cittadini devono essere in grado non solo di fare gli arbitri al momento delle elezioni, ma possono partecipare attivamente giorno dopo giorno, esprimersi e condizionare i propri rappresentanti su ogni argomento. Non c’è democrazia accettabile senza una rappresentanza proporzionata (non necessariamente proporzionale). Tutti devono avere voce, anche se la governabilità può essere garantita da procedure e tempi certi. Ma non si può ammettere, nel nome di una governabilità assai più formale che reale, che si crei una dittatura della maggioranza. Né dittatori, né principi, né imperatori.
Nel volgere del tempo (oggi cinque anni sono un secolo!) possono accadere crisi, guerre, rivolgimenti che rendono del tutto obsoleta e falsa la “rappresentanza” maggioritaria, tantopiù se essa nascesse, come potrebbe, già con un premio eccessivo. Si pensi al esempio: se vincesse il “Sì” al referendum, il primo partito, magari col 30 o 35 per cento, si ritroverebbe una comoda maggioranza assoluta alle Camere. Un governo potrebbe prendere decisioni irreversibili avendo dietro a sé, in quel momento e su quel tema, magari soltanto una minoranza di un quarto, o meno, dei cittadini. In contesti simili già molti dittatori si sono lanciati in guerre e follie…
E quanto alla governabilità: che senso ha spaccare il Paese in due (o tre) parti frontalmente contrapposte e ostili? Ne verrebbe coesione sociale, continuità di linea economica e politica? Non vediamo già ogni giorno, in tv e per strada, i frutti perversi di questa logica?
Si dicono queste cose, qui ed ora, non per suggerire di votare in un modo o nell’altro; ma per domandarsi insieme “quale democrazia” costruire. E per scongiurare tutte le forze politiche a riprendere in mano, questa estate o questo autunno, le fila di un dialogo orientato a dare all’Italia una cultura e un’etica dignitose; e un sistema elettorale e istituzionale adeguato, a cominciare dalla effettiva democrazia all’interno di ciascun partito. Il tempo c’è. Per fortuna c’è anche l’Europa che oggi attutisce certi pericoli. Ma il problema e i pericoli esistono davvero.
(di Angelo Bertani - da "Adista - Segni Nuovi n. 63)
venerdì 8 maggio 2009
VERSO LA BARBARIE ?
Stiamo scivolando (forse ci siamo già senza accorgercene!) verso un periodo molto pericoloso di rigurgito razziale. Da Roma il ministro dell’interno annuncia che in Sicilia i barconi con i clandestini saranno rispediti indietro senza fargli nemmeno toccare la costa e si è già provveduto. A Milano il deputato leghista Matteo Salvini annuncia la proposta per riservare i posti sugli autobus ai milanesi. Sull'uno e sull'altro avvenimento già molte le reazioni: per fortuna la coscienza civile di tanti italiani non si è ancora addormentata. Ha dato segni di idignazione già di fronte ad altre proposte come le impronte ai rom o le classi separate per immigrati.
Proposte razziste uniscono anche le persone di buon senso. Contro le porte chiuse ai barconi che condanna migliaia di persone a tornare nella Libia di Gheddafi, che non brilla per il rispetto dei diritti civili arrivano le critiche dell’Alto commissario Onu per i diritti umani (Unhcr), dalla Cei e dall'opposizione, per le scarse garanzie sul rispetto dei diritti umani nel Paese di Gheddafi che non ha aderito alla Convenzione sui rifugiati del 1951 e non dispone di un sistema nazionale d'asilo efficiente. Tre barconi con a bordo 227 persone (40 donne di cui tre incinte) sono stati scortati in Libia da dove erano partiti. Maroni annuncia che l’iniziativa diventerà un “modello per l’Europa e che dal 14 maggio partiranno i pattugliamenti congiunti tra Italia e Libia davanti alle coste libiche. L'Alto Commissario Onu per i rifugiati Antonio Guterres ha espresso “grave preoccupazione. È di fondamentale importanza che il principio internazionale di non respingimento continui ad essere integralmente rispettato”. Critica anche la Cei, secondo cui "va verificato l'effettivo trattamento di chi viene mandato in Libia, uno dei pochi Paesi al mondo che non ha sottoscritto la Dichiarazione fondamentale dei diritti dell'uomo”. Sono in molti a non aver gradito la mossa del governo come il Consiglio d'Europa, istituzione impegnata nella difesa dei diritti umani: "E'gravissimo che tutto ciò accada in un paese che andra' tra breve a ospitare il G8''. E dovrà dare giustificazioni il sedicente cattolico Silvio Berlusconi: con l'indignazione della Cei ( "Si negano i diritti umani. Questa non è una distinzione fra cittadini di serie A e di serie B, ma fra persono e non-persone".) si fa sentire la voce anche del Consiglio Pontificio per gli immigrati. Mons. agostino Marchetto parla di "lesione dei diritti umani e plaude alle associazioni cattoliche che si sono apertamente schierate contro questa barbarie. "Ognuno si assumerà le proprie responsabilità". Ma non finisce qui. L'intero mondo cristiano si ribella a questa palese violazione dei diritti civili. Ultimi in ordine cronologico, il quotidiano pontificio, L'Osservatore Romano e la Chiesa Gesuita italiana. Chi farà capire a tanti elettori in buona fede che il cristianesimo si difende con altro stile e altri strumenti rispetto a quelli espressi dal centro-destra e dalla tendenza "gentiloniana" riaffiorata negli ultimi anni a narcotizzare i sentimenti cattolici?
giovedì 30 aprile 2009
AVANTI CASALE!
Avanti Casale! era il titolo, negli anni '80, del giornale della Democrazia Cristiana di Casale M. quando fra altri importanti obiettivi si sosteneva anche la lotta all'amianto, la quale aveva segnato un punto a suo favore con l'ordinanza del Sindaco Riccardo Coppo per vietarne produzione e commercializzazione sul territorio comunale.
Nella sala del Consiglio di palazzo San Giorgio, martedì 28 aprile, si é parlato de “Il ruolo del Centro Regionale Amianto di Casale, con particolare riferimento ad un nuovo impulso per la ricerca sul mesotelioma pleurico”. Nella relazione svolta dall’assessore Eleonora Artesio (alla presenza anche della Presidente Bresso) sulla programmazione del Centro e sull’attività nei percorsi terapeutici ha parlato della grande professionalità dei medici che operano con capacità da anni nello studio del mesotelioma, dove a Casale sanno conoscere in tempi brevissimi questo killer. Ha parlato di ricerca, di protocolli clinici, di diagnosi, di cure sperimentali, di prevenzione. La Regione ha stanziato trecentomila euro, finalizzati alla ricerca. Si deve continuare a promuovere ogni giorno la ricerca (Casale è all’avanguardia in questo campo), costruire aspettative non illusorie e risposte. La ricerca sarà patrimonio di tutti, a cui tutti collaborano. Mentre il Direttore avv. Zanetta, ha ricordato il lavoro fatto dallo Spresal a Casale, nella rimozione della fibra e del polverino, ricordando la diagnostica potenziata (risonanza magnetica), l’apertura dell’hospice affidata all’equipe specialistica della dott.ssa Degiovanni, l’assunzione di cinque nuovi operatori (che potranno diventare dieci), l’assunzione del nuovo direttore di Medicina generale (dott.ssa Girino) e l’arrivo a breve del nuovo Primario di Cardiologia.
Avanti Casale!
Ci serviamo di questo slogan per ricordare la giornata delle vittime dell'amianto.
Anche Casale M., e non poteva che essere così, ha avuto il suo momento di "celebrazione", che celebrazione non è stata, ma possiamo dire di prosecuzione nell'impegno delle istituzioni.
Nella sala del Consiglio di palazzo San Giorgio, martedì 28 aprile, si é parlato de “Il ruolo del Centro Regionale Amianto di Casale, con particolare riferimento ad un nuovo impulso per la ricerca sul mesotelioma pleurico”. Nella relazione svolta dall’assessore Eleonora Artesio (alla presenza anche della Presidente Bresso) sulla programmazione del Centro e sull’attività nei percorsi terapeutici ha parlato della grande professionalità dei medici che operano con capacità da anni nello studio del mesotelioma, dove a Casale sanno conoscere in tempi brevissimi questo killer. Ha parlato di ricerca, di protocolli clinici, di diagnosi, di cure sperimentali, di prevenzione. La Regione ha stanziato trecentomila euro, finalizzati alla ricerca. Si deve continuare a promuovere ogni giorno la ricerca (Casale è all’avanguardia in questo campo), costruire aspettative non illusorie e risposte. La ricerca sarà patrimonio di tutti, a cui tutti collaborano. Mentre il Direttore avv. Zanetta, ha ricordato il lavoro fatto dallo Spresal a Casale, nella rimozione della fibra e del polverino, ricordando la diagnostica potenziata (risonanza magnetica), l’apertura dell’hospice affidata all’equipe specialistica della dott.ssa Degiovanni, l’assunzione di cinque nuovi operatori (che potranno diventare dieci), l’assunzione del nuovo direttore di Medicina generale (dott.ssa Girino) e l’arrivo a breve del nuovo Primario di Cardiologia.
Avanti Casale!
venerdì 17 aprile 2009
ROMPI GLI SCHEMI
La campagna elettorale entra nel vivo. Si sono delineate le candidature a Sindaco e le liste a sostegno. La novità di Casale M. è che devono saltare i soliti schemi e le scontate alternative fra il classico centrodestra e il classico centro-sinistra. Di fronte alle novità che i tempi ci mettono dinanzi (crisi economica e occupazionale, immigrazione da affrontare con strumenti nuovi, cultura e istruzione bisognose di modalità e sensibilità che vadano oltre il semplice problema dei costi, sanità da riqualificare e sistema socio assistenziale da riaggiornare per mantenerne l'efficacia e il livello positivo fin qui offerto,...) le vecchie aggregazioni e parole d'ordine non sono più adeguate. La città, grazie all'azione e progettualità messa in atto dai gruppi locali di centro-sinistra e da una classe dirigente capace e concreta, si è trasformata negli ultimi vent'anni contenendo con nuove iniziative e interventi strategici (recuperi di aree, fibre ottiche, progetti di riqualificazione di quartieri, bonifiche, potenziamento dei servizi all'infanzia, ..) le negatività dell'invecchiamento e della diminuzione demografica i quali hanno concorso a impoverire la città. Oggi serve una strategia che, puntando su sostegno alle famiglie, all'insediamento produttivo, al piccolo commercio, alla formazione, alla valorizzazione ambientale turistica e culturale, favorisca la permanenza dei giovani e la ripresa demografica. Su questi presupposti, oltre alla necessità di non veder mortificati gruppi, esperienze, culture che hanno una storia e una presenza (gruppo ex margherita) e di giungere ad una candidatura condivisa per recuperare elettori scivolati verso destra, è nata la lista DEMOCRATICI PER CASALE che sosterrà la candidatura a Sindaco della Prof.sa MARIA MERLO attuale Presidente del Consiglio Comunale e con un'esperienza amministrativa in Enti cittadini e di educatrice e insegnante.
E' una scelta difficile, tormentata (anche controcorrente) ma imposta dalle vedute ristrette di ragionamenti che il locale PD non ha voluto superare per imporre una candidatura "a prescindere". Democratici per Casale non è però una lista Civica, anzi, pur correndo da sola per non dare alibi a quel che resta della vecchia coalizione, fa riferimento al riformismo all'ambientalismo al popolarismo, a idee e valori che non sono localistici; è aperta ad una visione di integrazione territoriale con i Comuni monferrini e con la Provincia; resta nel campo del centro-sinistra. Nel contempo si ritiene che le alleanze non sono semplici sigle o agglomerati di partiti; le alleanze si fanno anche con gli elettori, con la "società civile", il volontariato, i giovani impegnati nello sport nella formazione nelle parrocchie. Il nuovo centro sinistra nasce dal basso e deve crescere nella partecipazione. Il centrodestra ha i consensi che vengono dall'immagine del capo, ma non propone nulla di originale e di veramente valido per lo sviluppo futuro della città; la lista Democratici per Casale ha invece l'esperienza (chi è stato Sindaco, chi Assessore, chi Consigliere Comunale o di quartiere o in Enti Pubblici), la tradizionale capacità di pensare in grande e l'aver dato prova di gestire anche situazioni delicate e complesse. E la candidatura di una donna (è la prima volta!) dimostra che si avrà la capacità di guardare ai problemi con una sensibilità nuova, uno stile diverso, una concretezza che sono elemento positivo.
Rompiamo gli schemi, allora; con coraggio non lasciamoci condizionare dai discorsi delle coalizioni composte da tanti partiti; guardiamo la qualità, la voglia di dare veramente spazio ai giovani e all'innovazione, alle proposte. Noi lavoreremo per far vincere Maria Merlo e la lista Democratici per Casale.
E' una scelta difficile, tormentata (anche controcorrente) ma imposta dalle vedute ristrette di ragionamenti che il locale PD non ha voluto superare per imporre una candidatura "a prescindere". Democratici per Casale non è però una lista Civica, anzi, pur correndo da sola per non dare alibi a quel che resta della vecchia coalizione, fa riferimento al riformismo all'ambientalismo al popolarismo, a idee e valori che non sono localistici; è aperta ad una visione di integrazione territoriale con i Comuni monferrini e con la Provincia; resta nel campo del centro-sinistra. Nel contempo si ritiene che le alleanze non sono semplici sigle o agglomerati di partiti; le alleanze si fanno anche con gli elettori, con la "società civile", il volontariato, i giovani impegnati nello sport nella formazione nelle parrocchie. Il nuovo centro sinistra nasce dal basso e deve crescere nella partecipazione. Il centrodestra ha i consensi che vengono dall'immagine del capo, ma non propone nulla di originale e di veramente valido per lo sviluppo futuro della città; la lista Democratici per Casale ha invece l'esperienza (chi è stato Sindaco, chi Assessore, chi Consigliere Comunale o di quartiere o in Enti Pubblici), la tradizionale capacità di pensare in grande e l'aver dato prova di gestire anche situazioni delicate e complesse. E la candidatura di una donna (è la prima volta!) dimostra che si avrà la capacità di guardare ai problemi con una sensibilità nuova, uno stile diverso, una concretezza che sono elemento positivo.
Rompiamo gli schemi, allora; con coraggio non lasciamoci condizionare dai discorsi delle coalizioni composte da tanti partiti; guardiamo la qualità, la voglia di dare veramente spazio ai giovani e all'innovazione, alle proposte. Noi lavoreremo per far vincere Maria Merlo e la lista Democratici per Casale.
(vedi sito: www.mariamerlosindaco.com)
Carlo
Carlo
martedì 31 marzo 2009
(clan-)Destini Incrociati
Stefano Musso
Ha voglia di chiacchierare e mi descrive il dormitorio di Siena. Ci stavano oltre a lui circa quaranta persone, di cui nove o dieci lavoratori normali; gli altri invece avevano a che fare coi traffici di droga e col contrabbando di monete false. Mi spiega come a volte si sia trovato senza soldi e li abbia dovuti chiedere in prestito ad un compagno (che avrebbe poi fatto lo stesso quando costui qualche mese dopo si sarebbe trovato senza lavoro). Lontano dalla famiglia, però, è difficile distinguere chi sono amici veri e chi ti frega, per questo sta raggiungendo il fratello ad Hannover. Emerge così dalle sue parole un mondo sommerso, che non incrocia la nostra vita di gente comune: cosa avrà visto questo signore che viene da una realtà di cui si sente parlare solo per televisione? Quanto è dura restare onesti in mezzo all'incertezza economica e tra gente sconosciuta?
Le cime delle Alpi spuntano sotto di noi, mentre lui avanza una comparazione. Per quanto riguarda l'Italia, negli ultimi tempi non c'è lavoro, mentre di traffici criminali quelli sì ce n'è tanti: “mafia” - lui usa questa parola - “molta mafia”. (E io che pensavo che la Toscana ne fosse estranea!). In Germania, invece, i servizi sociali garantiscono a chi è in difficoltà una casa conveniente ed un reddito minimo, che aumenta se hai dei bambini – come nel caso di suo fratello. Tornando all'Italia, questa assistenza non esiste, mentre gli affitti di 500-600 euro al mese non sono sostenibili. Ma visto che i soldi vengono scarsamente redistribuiti, c'è da pensare che da noi una ristretta cerchia di persone si garantisca vantaggi negati alla collettività... Chi sta al potere in Italia è “furbo” - aggiunge - usando un termine assai diffuso nello Stivale. I problemi degli immigrati si intrecciano così con quelli comuni a tutta la società.
Siamo sul volo low-cost da Bergamo a Duesseldorf-Weeze e quello che mi parla è un ragazzo che ha preso posto a sedere di fianco a me. I tratti ben disegnati del viso sono interrotti solo da un taglio a metà del naso. Quando si è seduto accanto a me, ho pensato - per via dei vestiti semplici e della sfumatura olivastra della pelle - che fosse un turista sudamericano in giro per il Vecchio Continente: a prima vista gli darei un'età tra i 35 e i 40 anni. Siccome non parla né inglese né tedesco, ci siamo arrangiati a conversare con il suo italiano difettoso; ha un nome che suona approssimativamente “Sciluschèn”. Viene dalla Turchia. Ha 22 anni.
Mentre ridiscendiamo tra le nuvole del cielo tedesco, lui inizia un complicato discorso sul dialogo tra musulmani e cristiani e sul problema della dipendenza dalle macchinette (le slot-machines) che interessa tanti suoi connazionali emigrati, alla ricerca di un'illusoria soluzione ai loro problemi economici. L'aereo arriva all'areoporto di Duesseldorf mentre divaghiamo su temi più leggeri, come il calcio e le donne. Lo aiuto a trovare il suo treno e in cambio lui mi offre inaspettatamente il pranzo. “A me piacerebbe restare in Italia piuttosto che prendermi la pioggia nella fredda Germania” - conclude - “ma da voi c'è la mafia e la vita è più cara”.
15 marzo 2009, un volo aereo
Siamo già sopra le nubi e fuori c'è il sole, quando mi rivolge la parola. Come i suoi fratelli sparsi per l'Europa, ha dovuto lasciare casa sua, per motivi personali. Partito dalla Turchia e attraversata la Bulgaria, è approdato in Germania per fare gli opportuni documenti; poi ha alternato periodi di lavoro tra quel Paese e l'Italia: ristoratore in Germania, bracciante nelle vigne giù da noi.
Ha voglia di chiacchierare e mi descrive il dormitorio di Siena. Ci stavano oltre a lui circa quaranta persone, di cui nove o dieci lavoratori normali; gli altri invece avevano a che fare coi traffici di droga e col contrabbando di monete false. Mi spiega come a volte si sia trovato senza soldi e li abbia dovuti chiedere in prestito ad un compagno (che avrebbe poi fatto lo stesso quando costui qualche mese dopo si sarebbe trovato senza lavoro). Lontano dalla famiglia, però, è difficile distinguere chi sono amici veri e chi ti frega, per questo sta raggiungendo il fratello ad Hannover. Emerge così dalle sue parole un mondo sommerso, che non incrocia la nostra vita di gente comune: cosa avrà visto questo signore che viene da una realtà di cui si sente parlare solo per televisione? Quanto è dura restare onesti in mezzo all'incertezza economica e tra gente sconosciuta?
Le cime delle Alpi spuntano sotto di noi, mentre lui avanza una comparazione. Per quanto riguarda l'Italia, negli ultimi tempi non c'è lavoro, mentre di traffici criminali quelli sì ce n'è tanti: “mafia” - lui usa questa parola - “molta mafia”. (E io che pensavo che la Toscana ne fosse estranea!). In Germania, invece, i servizi sociali garantiscono a chi è in difficoltà una casa conveniente ed un reddito minimo, che aumenta se hai dei bambini – come nel caso di suo fratello. Tornando all'Italia, questa assistenza non esiste, mentre gli affitti di 500-600 euro al mese non sono sostenibili. Ma visto che i soldi vengono scarsamente redistribuiti, c'è da pensare che da noi una ristretta cerchia di persone si garantisca vantaggi negati alla collettività... Chi sta al potere in Italia è “furbo” - aggiunge - usando un termine assai diffuso nello Stivale. I problemi degli immigrati si intrecciano così con quelli comuni a tutta la società.
Siamo sul volo low-cost da Bergamo a Duesseldorf-Weeze e quello che mi parla è un ragazzo che ha preso posto a sedere di fianco a me. I tratti ben disegnati del viso sono interrotti solo da un taglio a metà del naso. Quando si è seduto accanto a me, ho pensato - per via dei vestiti semplici e della sfumatura olivastra della pelle - che fosse un turista sudamericano in giro per il Vecchio Continente: a prima vista gli darei un'età tra i 35 e i 40 anni. Siccome non parla né inglese né tedesco, ci siamo arrangiati a conversare con il suo italiano difettoso; ha un nome che suona approssimativamente “Sciluschèn”. Viene dalla Turchia. Ha 22 anni.
Mentre ridiscendiamo tra le nuvole del cielo tedesco, lui inizia un complicato discorso sul dialogo tra musulmani e cristiani e sul problema della dipendenza dalle macchinette (le slot-machines) che interessa tanti suoi connazionali emigrati, alla ricerca di un'illusoria soluzione ai loro problemi economici. L'aereo arriva all'areoporto di Duesseldorf mentre divaghiamo su temi più leggeri, come il calcio e le donne. Lo aiuto a trovare il suo treno e in cambio lui mi offre inaspettatamente il pranzo. “A me piacerebbe restare in Italia piuttosto che prendermi la pioggia nella fredda Germania” - conclude - “ma da voi c'è la mafia e la vita è più cara”.
Mentre i miei piedi mi portano verso la stazione dei bus, il pensiero va alla nostra società e agli stranieri che abitano nel nostro paese. L'Italia è un paese sviluppato, che però attira troppi pochi studenti nelle sue università dai fondi sempre più ridotti [a questo proposito: http://pensierogiovane.blogspot.com/2008/11/melting-pot.html], mentre gli immigrati che vengono per sfuggire alla povertà si trovano di fronte ad un muro di leggi fatte spesso per complicar loro la vita. Alcune leggi che sono state emanate in questi mesi (dal provvedimento sulle ronde all'obbligo dei medici di denunciare i malati non in regola coi documenti) sono guidati da una paura che non paga, e non conviene ad una società capace di futuro. Non bisognerebbe forse parlare di legalità e di integrazione? Legalità significa rispetto delle leggi, per tutti. Integrazione in una società aperta significa scambiarsi forza lavoro, energie, risorse ma anche garantire un sistema chiaro di diritti e di doveri, che non offendano la dignità umana. Non neghiamo un futuro a noi stessi, e agli altri. Buona fortuna “Sciluschèn”!
mercoledì 25 marzo 2009
Fatto!
Uno slogan di qualche anno fa dava conto agli italiani della capacità di fare, di rispettare gli impegni, di soddisfare alle esigenze. Un timbro stampava sulla pratica risolta la scritta FATTO! E applausi. Dal 21 marzo 2009 si può inserire lo stesso timbro sulla pratica Castello del Monferrato. Solo che il Castello di Casale Monferrato, di cui sono stati inaugurati i primi lotti restaurati, recuperati e riconsegnati all'uso dei cittadini, non è una semplice pratica. È un impegno portato avanti seriamente e con impegno dalle amministrazioni (dal 1999), e che avevano visto anche prima un interesse per il suo recupero con interventi importanti volti ad evitare un peggioramento delle precarie condizioni strutturali. In più va detto che la struttura non solo è stata parzialmente ristrutturata e inizia ad essere usata per servizi come Biblioteca delle ragazze e dei ragazzi, Infopoint e Informagiovani, Vetrina per prodotti tipici, Ufficio Turistico, ecc. ma, soprattutto con la prossima collocazione della Biblioteca e dell'Archivio Storico nei locali che si stanno ulteriormente ristrutturando e con una serie di altri spazi da riconsegnare all'uso dei cittadini (anche spazi di tipo artigianale e commerciale particolare, bar caffetteria e ristorante, mostre d'arte contemporanea, sale convegni e di incontro) diventerà un Centro di Cultura. Non sarà più, come nel passato, difesa di fronte ad assalti nemici alla città, ma centro di promozione del pensiero e della cultura, difesa dall'impoverimento civile, di dialogo e di relazioni che è il vero nemico delle nostre comunità in questi anni e che è anche causa delle difficoltà di solidarietà e di condivisione le quali stanno a monte delle crisi finanziarie ed economiche.
Si dovranno, ovviamente, pensare utilizzi ulteriori per gli spazi che di volta in volta saranno riportati all'antico splendore: Museo di Storia del Risorgimento e/o della presenza militare in città, museo del Fiume, ma anche esposizioni e vendite floreali, di produzioni tipiche e doc, ecc.
Comunque il recupero del Castello è un tassello ulteriore nella politica turistica e culturale della città che deve sorreggere anche una politica moderna dell'ambiente e una politica per una ripresa industriale innovativa e possibilmente attiva nelle nuove tecnologie.
Si dovranno, ovviamente, pensare utilizzi ulteriori per gli spazi che di volta in volta saranno riportati all'antico splendore: Museo di Storia del Risorgimento e/o della presenza militare in città, museo del Fiume, ma anche esposizioni e vendite floreali, di produzioni tipiche e doc, ecc.
Comunque il recupero del Castello è un tassello ulteriore nella politica turistica e culturale della città che deve sorreggere anche una politica moderna dell'ambiente e una politica per una ripresa industriale innovativa e possibilmente attiva nelle nuove tecnologie.
lunedì 23 febbraio 2009
PIU' SICUREZZA O PIU' STATO MUSCOLARE?
E finalmente arrivano le "ronde".
Non si nega certo che la questione sicurezza sia reale (anche se a volte enfatizzata più che in altre epoche); che una serie di fenomeni sociologici, compresa l'aumentata presenza di culture e valori diversi dai "nostri" tradizionali, facciano aumentare le violenze di ogni genere, i furti, le rapine, ecc.; che un qualsiasi genitore vorrebbe che i propri figli siano protetti in qualunque modo quando sono fuori casa, ma quando le risposte sono semplicistiche e infercite di un pò di razzismo oppure chiedano interventi (pena di morte, castrazione, ecc.) che fanno tornare la giustizia a prima di Cesare Beccaria sembra eccessivo.
Anche voci della Chiesa hanno sottolineato, nei giorni passati che "muore lo stato di diritto".
«Così si va verso l' apartheid». «E' l' abdicazione dello Stato di diritto e si criminalizza l' immigrazione». E' senza appello la bocciatura dei rappresentanti delle comunità di accoglienza sul decreto sicurezza. In particolare preoccupano i due capisaldi del decreto, le ronde antistupro e il prolungamento dei tempi di permanenza degli irregolari nei centri di identificazione (Cie).
Analoghe critiche nei giorni scorsi erano state fatte da ambienti cattolici anche per il disegno di legge che obbliga i medici a denunziare i malati clandestini ora al vaglio del Parlamento. Varare le ronde «rappresenta una abdicazione dello Stato di diritto e non è una strada da percorrere perché la tutela della sicurezza spetta sempre alle autorità», lamenta il vescovo Agostino Marchetto, segretario del pontificio consiglio dei Migranti. Per il monsignore, c' è il fondato pericolo che il decreto possa «alimentare un clima di criminalizzazione dei migranti», causando una incontrollabile caccia al clandestino e un clima di intolleranza verso gli stranieri. Per cui il decreto «certamente non trova il consenso della Chiesa».
Analoghe riserve anche per il prolungamento della permanenza nei Cie e per l' obbligo dei medici a denunziare i clandestini. «Se gli irregolari si fanno prendere dalla paura perderanno la fiducia e, non conoscendo i propri diritti, potrebbero preferire non curarsi, o favorire la creazione di strutture illegali. Criminalizzare le migrazioni irregolari significa non riconoscere il diritto ad emigrare, un diritto - conclude Marchetto - tutelato dalla dichiarazione sui diritti umani e difeso dalla Chiesa».
«Purtroppo con decreti simili stiamo scivolando verso l' apartheid», denunzia don Vinicio Albanesi, presidente del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (Cnca). «Siamo solo capaci a mostrare i muscoli e ad affrontare il fenomeno migratorio in termini razziali, senza però - accusa ancora Albanesi - disdegnare di sfruttare clandestini e badanti in quei lavori che gli italiani non vogliono fare più, come l' edilizia e l' agricoltura e l' assistenza agli anziani». Anche per il Servizio dei Gesuiti per i rifugiati, «nel paese c' è un clima di intolleranza e xenofobia» provocato anche dalle «dichiarazioni ad effetto di alcuni politici». Purtroppo da Vaticano si è subito voluto precisare che "non vanno attribuite alla Santa Sede posizioni personali. Le autorità civili hanno il diritto di provvedere al Bene Comune. Si rispettano le scelte del Governo". Formalmente la posizione è corretta ma:
- allora bisogna SEMPRE rispettare e accerrate le scelte del Governo !!??!
- sono nella sostanza smentite le posizioni di chi ritiene sbagliate alcune scelte?
- la difesa della persona e della vita dei cittadini quandi si tratta di stranieri o anche di "colpevoli di reato" è sospesa? e la Chiesa non se ne fa più carico?
Inoltre, a proposito di sicurezza, e ribadendo che i cittadini hanno il diritto a sentirsi difesi e a non essere meno tutelati rispetto a chi delinque, perchè non si istituiscono ronde anche contro l'evasione fiscale, per la sicurezza sul lavoro, per l'emissione di regolari fatture, contro chi esercita o beneficia della prostituzione ad alti livelli, contro che usa o spaccia droga in ambienti dell'alta società?
Ubertino di Casale
Non si nega certo che la questione sicurezza sia reale (anche se a volte enfatizzata più che in altre epoche); che una serie di fenomeni sociologici, compresa l'aumentata presenza di culture e valori diversi dai "nostri" tradizionali, facciano aumentare le violenze di ogni genere, i furti, le rapine, ecc.; che un qualsiasi genitore vorrebbe che i propri figli siano protetti in qualunque modo quando sono fuori casa, ma quando le risposte sono semplicistiche e infercite di un pò di razzismo oppure chiedano interventi (pena di morte, castrazione, ecc.) che fanno tornare la giustizia a prima di Cesare Beccaria sembra eccessivo.
Anche voci della Chiesa hanno sottolineato, nei giorni passati che "muore lo stato di diritto".
«Così si va verso l' apartheid». «E' l' abdicazione dello Stato di diritto e si criminalizza l' immigrazione». E' senza appello la bocciatura dei rappresentanti delle comunità di accoglienza sul decreto sicurezza. In particolare preoccupano i due capisaldi del decreto, le ronde antistupro e il prolungamento dei tempi di permanenza degli irregolari nei centri di identificazione (Cie).
Analoghe critiche nei giorni scorsi erano state fatte da ambienti cattolici anche per il disegno di legge che obbliga i medici a denunziare i malati clandestini ora al vaglio del Parlamento. Varare le ronde «rappresenta una abdicazione dello Stato di diritto e non è una strada da percorrere perché la tutela della sicurezza spetta sempre alle autorità», lamenta il vescovo Agostino Marchetto, segretario del pontificio consiglio dei Migranti. Per il monsignore, c' è il fondato pericolo che il decreto possa «alimentare un clima di criminalizzazione dei migranti», causando una incontrollabile caccia al clandestino e un clima di intolleranza verso gli stranieri. Per cui il decreto «certamente non trova il consenso della Chiesa».
Analoghe riserve anche per il prolungamento della permanenza nei Cie e per l' obbligo dei medici a denunziare i clandestini. «Se gli irregolari si fanno prendere dalla paura perderanno la fiducia e, non conoscendo i propri diritti, potrebbero preferire non curarsi, o favorire la creazione di strutture illegali. Criminalizzare le migrazioni irregolari significa non riconoscere il diritto ad emigrare, un diritto - conclude Marchetto - tutelato dalla dichiarazione sui diritti umani e difeso dalla Chiesa».
«Purtroppo con decreti simili stiamo scivolando verso l' apartheid», denunzia don Vinicio Albanesi, presidente del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (Cnca). «Siamo solo capaci a mostrare i muscoli e ad affrontare il fenomeno migratorio in termini razziali, senza però - accusa ancora Albanesi - disdegnare di sfruttare clandestini e badanti in quei lavori che gli italiani non vogliono fare più, come l' edilizia e l' agricoltura e l' assistenza agli anziani». Anche per il Servizio dei Gesuiti per i rifugiati, «nel paese c' è un clima di intolleranza e xenofobia» provocato anche dalle «dichiarazioni ad effetto di alcuni politici». Purtroppo da Vaticano si è subito voluto precisare che "non vanno attribuite alla Santa Sede posizioni personali. Le autorità civili hanno il diritto di provvedere al Bene Comune. Si rispettano le scelte del Governo". Formalmente la posizione è corretta ma:
- allora bisogna SEMPRE rispettare e accerrate le scelte del Governo !!??!
- sono nella sostanza smentite le posizioni di chi ritiene sbagliate alcune scelte?
- la difesa della persona e della vita dei cittadini quandi si tratta di stranieri o anche di "colpevoli di reato" è sospesa? e la Chiesa non se ne fa più carico?
Inoltre, a proposito di sicurezza, e ribadendo che i cittadini hanno il diritto a sentirsi difesi e a non essere meno tutelati rispetto a chi delinque, perchè non si istituiscono ronde anche contro l'evasione fiscale, per la sicurezza sul lavoro, per l'emissione di regolari fatture, contro chi esercita o beneficia della prostituzione ad alti livelli, contro che usa o spaccia droga in ambienti dell'alta società?
Ubertino di Casale
venerdì 6 febbraio 2009
Si torna alle leggi razziali: non subire!
Con l'approvazione dell'obbigo per i medici di denunciare i pazienti con documenti non in regola pare essere tornati nell'Italia del 1938, con le leggi razziali. Pur pensando che i provvedimenti relativi agli stranieri che si vanno assumendo di volta in volta possano essere pensati in buona fede (!!!) per far fronte a situazioni particolari, sembra che i rimedi siano peggiori del "male" e che creino maggiori disagi a tutti: irregolari, regolari, italiani. Se si desidera togliere da aree di marginalità, da situazioni di ricatto, dallo sfruttamento i cittadini stranieri non serve assumenre provvedimenti che segregano maggiormante o spingono a restare nell'anonimato; bisogna invece dare occasioni per rassicurare e per aiutare entrare nella regolarità (magari sveltendo le pratiche, di ogni tipo). Comunque, di fronte a provvedimenti che non si condividono, è giusto ribellarsi, a non restare in silenzio e subire. Si riportano due appelli e prese di posizione che credo vadano condivise.
Carlo
Il gruppo di credenti “Chicco di senape” esprime la propria indignazione per l’approvazione al Senato della norma che invita i medici a denunciare i loro pazienti privi di permesso di soggiorno. Tale norma, oltre ad essere autolesionista e a rappresentare un grave pericolo per la salute di tutti i residenti nel territorio, cittadini italiani compresi, contravviene alle più elementari norme di solidarietà umana che la Costituzione repubblicana riconosce e tutela.
“Chicco di senape” manifesta il proprio sgomento per il servilismo dei 156 Senatori che hanno votato tale norma, fra cui abbondano quelli che non perdono occasione di proclamarsi fedeli difensori delle radici cristiane della nostra civiltà, e confida che la spontanea reazione della società italiana sia così forte da convincere un numero sufficiente di Parlamentari ad appellarsi alla loro coscienza.
Invitiamo a sottoscrivere e sostenere i seguenti appelli: La salute è uguale per tutti (Segreteria Provinciale FIMP - Federazione Italiana Medici Pediatri, di Modena), Divieto di segnalazione (Medici Senza Forntiere), Causes su Facebook
“Chicco di senape” manifesta il proprio sgomento per il servilismo dei 156 Senatori che hanno votato tale norma, fra cui abbondano quelli che non perdono occasione di proclamarsi fedeli difensori delle radici cristiane della nostra civiltà, e confida che la spontanea reazione della società italiana sia così forte da convincere un numero sufficiente di Parlamentari ad appellarsi alla loro coscienza.
Invitiamo a sottoscrivere e sostenere i seguenti appelli: La salute è uguale per tutti (Segreteria Provinciale FIMP - Federazione Italiana Medici Pediatri, di Modena), Divieto di segnalazione (Medici Senza Forntiere), Causes su Facebook
Oggi il Senato ha approvato l'emendamento che obbliga i medici a denunciare all'autorità giudiziaria il paziente non in regola con i documenti. Spero di sentire forte l'indignazione; spero di sentire forte questa indignazione nella Chiesa e tra i credenti. Stiamo diventando, sotto la spinta dei leghisti e di altri difensori dei valori e dell'identità cristiana, sempre più un paese sudamericano, per non dire un paese sempre più fascista. Chissà perchè oggi mi vengono in mente le famigerate "leggi sulla difesa della razza"...Spero che i medici abbiano il coraggio di fare in massa obiezione di coscienza se operano nelle strutture pubbliche o di dedicare uno spazio e un tempo offerto gratuitamente agli immigrati senza mezzi di sussistenza negli ambulatori privati. (Walter Fiocchi)
venerdì 23 gennaio 2009
La ragione e/è la speranza
di Stefano Musso
Nuovo uomo, nuove idee, solidi valori. B.Obama ha incantato con la sua ascesa politica i giovani e i vecchi, i bianchi e i neri nei vari continenti e oggi incarna la Presidenza degli USA ed un rinnovato sogno americano.
Sperare è un diritto, pare dire la sua storia. Il carisma e i progetti del neo-presidente non fanno dubitare delle sue qualità personali, ma è soprattutto il suo messaggio politico che insegna ad avere coraggio: non si è servito della paura, del razzismo, della difesa degli interessi di parte; nonostante fino a un anno fa questi elementi sembrassero imbattibili. Al contrario, la spinta verso il cambiamento futuro e l'assunzione delle proprie responsabilità nel presente sono gli ingredienti con cui si è guadagnato la fiducia. Suscitare la speranza, poi, comporta dei doveri.
L'America infatti non è innocente, e nemmeno onnipotente. Nessuno Stato lo è. E allora, accanto all'utile entusiasmo mettiamo anche il necessario realismo. In questi ultimi anni molte cose sono cambiate in maniera inarrestabile: la Cina produce gran parte dei beni di consumo globali e controlla miliardi di $ americani, mentre il crollo delle borse sta ridisegnando l'economia internazionale. Il mondo è cambiato e non solo per colpa di Bush.
La politica non è una religione e allora non aspettiamoci da Obama un messia: un uomo politico non cancella “il male dal mondo”, né – più prosaicamente – ha “la bacchetta magica” per tutti i nostri problemi. Attendiamoci dalla politica ciò che essa può dare. Obama sarà un buon presidente se fornirà proposte intelligenti e se ripulirà gli Stati Uniti dalle macchie che si sono accumulate in questi anni. La storia gli presenta il conto:
- Guantanamo aperta e i diritti individuali intaccati;
- la maggiore produzione di CO2 del mondo;
- le profonde disuguaglianze sociali;
- la guerra in Afghanistan e in Iraq;
- le basi americane sparse sempre più per il pianeta (qualcuno vuole contare quante sono in Suditalia? Qualcuno è al corrente che ne verrà aperta una nuova, rifiutata dalla Spagna, e accolta da Berlusconi?) e un peso crescente dei vertici militari nelle scelte politiche (e il '900 insegna).
Sperare è un diritto, pare dire la sua storia. Il carisma e i progetti del neo-presidente non fanno dubitare delle sue qualità personali, ma è soprattutto il suo messaggio politico che insegna ad avere coraggio: non si è servito della paura, del razzismo, della difesa degli interessi di parte; nonostante fino a un anno fa questi elementi sembrassero imbattibili. Al contrario, la spinta verso il cambiamento futuro e l'assunzione delle proprie responsabilità nel presente sono gli ingredienti con cui si è guadagnato la fiducia. Suscitare la speranza, poi, comporta dei doveri.
L'America infatti non è innocente, e nemmeno onnipotente. Nessuno Stato lo è. E allora, accanto all'utile entusiasmo mettiamo anche il necessario realismo. In questi ultimi anni molte cose sono cambiate in maniera inarrestabile: la Cina produce gran parte dei beni di consumo globali e controlla miliardi di $ americani, mentre il crollo delle borse sta ridisegnando l'economia internazionale. Il mondo è cambiato e non solo per colpa di Bush.
La politica non è una religione e allora non aspettiamoci da Obama un messia: un uomo politico non cancella “il male dal mondo”, né – più prosaicamente – ha “la bacchetta magica” per tutti i nostri problemi. Attendiamoci dalla politica ciò che essa può dare. Obama sarà un buon presidente se fornirà proposte intelligenti e se ripulirà gli Stati Uniti dalle macchie che si sono accumulate in questi anni. La storia gli presenta il conto:
- Guantanamo aperta e i diritti individuali intaccati;
- la maggiore produzione di CO2 del mondo;
- le profonde disuguaglianze sociali;
- la guerra in Afghanistan e in Iraq;
- le basi americane sparse sempre più per il pianeta (qualcuno vuole contare quante sono in Suditalia? Qualcuno è al corrente che ne verrà aperta una nuova, rifiutata dalla Spagna, e accolta da Berlusconi?) e un peso crescente dei vertici militari nelle scelte politiche (e il '900 insegna).
Barack Obama, alla luce dei primi provvedimenti, sembra aver presente questa lista. Se si attiene alle sue promesse è già buono. Ma per molti altri problemi, non siamo ingenui, non è un leader da solo a poter cambiare le cose, bensì occorre che la gente faccia la sua parte. Anche Obama l'ha detto: “sì, NOI possiamo”, possiamo insieme, al plurale: non lasciamo tutto in mano ad una sola persona. E poi questa...in parole semplici...è la sfida della democrazia.
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