venerdì 15 febbraio 2008

Ora di … bilanci #3

by Stefano

Ho provato a stendere alcuni punti di riflessione che nascono da quanto ho descritto. Sono pensieri privi di completezza, ma aperti alle riflessioni altrui. Eccoli:

1) La faziosità. Non mi apparteneva in origine; pensavo ci si potesse confrontare sui problemi, fuori dagli schematismi di partito. E invece le divisioni per partito preso (e qui vale letteralmente!) sono assai forti e radicate – ciò intristisce – anche ai livelli più bassi, quali il consiglio di quartiere oltre che quello comunale. Tutto ciò nonostante le dimensioni ridotte sembrerebbero rendere possibile la collaborazione tra formazioni diverse. Anche il mio modo di pensare è stato contagiato da questa faziosità: ora vedo infatti più steccati e più bianco vs nero di quanto non facessi prima.

2) Se la politica è un continuo compromesso tra aspirazione ideale e realtà concreta, beh… è dura non restar delusi. Ma senza questa tensione ideale, o per lo meno questo “sforzo di immaginazione”, si riduce a pura difesa di interessi. La politica cos’è? È difficile trovare il giusto equilibrio.

3) Il rapporto individuo-società. La vita pubblica non esaurisce tutte le sfere di una persona, che realizza parte delle sue aspirazioni anche nel privato. La politica, dice il diplomatico Toscano, è un misto di “idee, interessi, passioni”, e che sia anche passione non è una novità. Ma credo che confondere vita politica e vita affettiva non giovi all’equilibrio e alla pienezza di sé, per quanto talvolta possa capitare.
Privato e pubblico possono essere intesi in un senso più tecnico e a questo riguardo va riconosciuto che da anni la politica ha un ruolo di controllo della società inferiore agli attori economici: bisogna tenerne conto e riflettere sulle conseguenze. In ogni caso, quale altra forma di convivenza, più della democrazia, può limitare (non certo eliminare) le disuguaglianze??

4) Non provo molta serenità nel partecipare alla politica, per due caratteristiche. Primo, mi vergogno a chiedere il voto e a volantinare. Non che sia immorale o cosa, semplicemente mi sento imbarazzato, sono fatto così. In secondo luogo, le continue discussioni di cui si compone la politica possono essere pesanti. Credo che per trovarci un senso ci voglia un gruppo di persone con cui fare gruppo e confrontarsi; senza di esso vieno meno anche lo spazio di condivisione, sostegno e – a volte – un po’ di amicizia!

Questo è quanto.
Spilucchiare nelle proprie esperienze (per quanto ridotte, certo) a volte risponde a un bisogno, a volte al desiderio di sollecitare reazioni altrui: queste righe riflettono un po’ ambo le cose. Ma che si fa, un domani? Per quanto mi riguarda, sento la prospettiva di nuovi impegni come gravosa e per un po’ di mesi ancora ho alcuni desideri e impegni con l’università. La libertà allo scazzo, insomma, a volte è preziosa! Nonostante questo pessimo esempio, suggerisco a chi vuole interessarsi alla vita politica o sociale (il che va bene lo stesso) di non aver paura. Gli stereotipi son messi lì apposta per essere smentiti, ciò che non ci piace si può cambiare. O si prova.
un saluto a tutti

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