giovedì 27 settembre 2007

Solidarietà

Oggi ci sentiamo sinceramente vicini al popolo birmano. Le notizie che purtruppo giungono dal Myanmar con uccisioni e violenze da parte della Giunta militare, che continua a tenere sotto un ferreo regime oppressivo il Paese asiatico, ci colpiscono come democratici, come credenti e come cittadini del mondo affratellati a tutti i popoli, in particolare a chi soffre. Gli avvenimenti di Yangon ci ricordano il Cile, la Cecoslovacchia, l'Ungheria, la Grecia, San Salvador, la repressione dei giovani cinesi, fatti che pensavamo superati con l'avanzare della civiltà e del progresso, con la caduta del muro di Berlino, con gli effetti anche positivi di nuove tecnologie e globalizzazzione. Purtroppo prendiamo atto che se non si disarmano (fisicamente e culturalmente) i potenti e i detentori delle ricchezze (finanziarie ed ideologiche) e se non si rafforza significativamente l'ONU ci troveremo ripetutamente in situazioni similari. A noi piccoli e impoteni non resta che una partecipazione silenziosa ma critica, e soprattutto il lavorare ogni giorno nei nostri luoghi di studio e di lavoro per contribuire a rafforzare la coscienza democratica delle persone che incontriamo: perchè anche da noi un certo fascino per la violenza, l'ordine, l'arroganza sta crescendo e va bloccato con ogni mezzo. Oggi perciò siamo tutti cittadini di Myanmar e sostenitori dei monaci buddisti e di Aung San Suu Kyi.

Nessun commento: