lunedì 5 marzo 2007

Ambient&Uomo

di Stefano Musso

1769, col brevetto sulla macchina a vapore inizia la Rivoluzione Industriale. Da allora per due secoli tecnologie, prodotti e nuovi sistemi di trasporto si diffondono rapidamente in tutto il mondo e si celebra l'idea di "progresso".
1973, crisi petrolifera internazionale: ci si rende conto che le risorse naturali non sono esauribili: quel 'progresso' inizia a presentare il conto.
1983, viene fondata la Commissione ONU per lo Sviluppo e l'Ambiente: negli anni successivi, a ritmi serrati, si succedono documenti delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile a cui si alternano le nuove analisi sugli effetti dei cambiamenti climatici.
2005, entra in vigore il Protocollo di Kyoto; anche Casale è costretto alle targhe alterne per eccesso di smog; la nostra città viene multata per non aver raggiunto la quantità dovuta di rifiuti riciclati.
Da quanto emerge, dunque, sono necessarie scelte urgenti, che ruotano attorno al concetto di "sviluppo sostenibile"; lo sviluppo – cioè - in grado di soddisfare i bisogni delle persone di oggi senza compromettere quelli delle future generazioni. Sviluppo sostenibile è però un concetto complesso perché il fine dello sviluppo (per il quale il denaro è uno dei mezzi) dovrebbe essere la realizzazione di un ambiente che consenta alla gente di godere di una vita lunga, sana e creativa. Qualità della vita, dunque, in quanto sotto i numeri e le statistiche ci sono le persone, la loro vita, con la quale non si può scherzare!
Ma inserire la sostenibilità nel cuore delle politiche di sviluppo è fondamentale perché commercio, sviluppo economico e sostenibilità ambientale non sono in contraddizione. Anzi, essi si alimentano a vicenda, e se oggi l'urgenza è quella di ridurre l'impatto ambientale è chiaro che i sistemi di produzione che riusciranno ad adeguarsi vinceranno anche sul piano della competitività. Basta un esempio: Germania e Giappone hanno intrapreso con entusiasmo questa strada e controllano oggi più del 60% del mercato mondiale del fotovoltaico.
Questi ragionamenti, di portata al tempo stesso globale e locale, sollecitano poi obbiettivi pratici. Vogliamo allora domandarci quali criteri seguire per il futuro di questa città e di un territorio, quello del Monferrato, in cui l'ambiente costituisce la più formidabile ricchezza. A che punto siamo , in altre parole , a Casale?
Con l'intenzione di affrontare questi argomenti in passato ci siamo trovati per una conferenza intitolata "AMBIENT&UOMO"; su questi temi sarà opportuno tornare a discutere presto.

Nessun commento: