domenica 28 dicembre 2008
E' POSSIBILE SPERARE?
lunedì 22 dicembre 2008
E' Natale?

Cos'è Natale? Una festa per i bimbi, un essere tutti più buoni per qualche giorno, lo scambio di regali, le vetrine illuminate, implorare la pace............???????????
Natale è una Persona che nasce; per chi crede, è Dio che ha preso la nostra natura umana e si è fato carne come noi; è il momento, atteso da secoli, per la salvezza.....ma una salvezza diversa da come la si aspettava e da come la vorremmo anche noi. Le malattie, la morte, le sofferenze, ecc. continuano come prima, ma sappiamo che questa non è l'ulima parola. E noi possiamo contribuire a fare arrivare la Parola che salva a tutti, con l'impegno per la giustizia, con la solidarietà e l'amore che si fanno dono totale, con l'umiltà che rispetta i diritti altrui. Questa è la provocazione di ogni Natale
giovedì 18 dicembre 2008
È ANCORA EDUCATIVA LA COSTITUZIONE?

mercoledì 10 dicembre 2008
Solidarietà
Non é il caso di aggiungere che queste scritte esprimono infinità stupidità e offendono tutti coloro che si sentono parte di un’unica umanità; e proprio in questi giorni in cui ricorrono i 60 anni della Dichiarazione dei Diritti Umani, non possiamo non sottolineare come la fratellanza sia un obiettivo a cui le comunità e i popoli devono tendere, riconoscendo a tutti la dignità e il rispetto.
Democrazia di ieri...democrazia di oggi

martedì 18 novembre 2008
CONTRO L'AMIANTO E PER LA SALUTE: interpellanza parlamentare

domenica 9 novembre 2008
Melting Pot ?
Seduto a un tavolo qualsiasi dell’aula studi – 3° piano – osservo: siamo in 5 al mio tavolo. Una ragazza bionda e grassoccia, probabilmente tedesca; una signorina mulatta col velo islamico che scrive al computer; un ragazzo dello stesso colore ma indiano nei tratti e poi, di fianco a me che pure sono italiano, scarabocchia su dei fogli una ragazza sudamericana carina e seria.
Se si vogliono tirar fuori delle idee o produrre innovazione, sarà certamente più facile farlo eliminando ogni limite etnico. Restano le differenze culturali, restano perché l’identità di ognuno è un valore: si può tutelarla e consentire, al tempo stesso, il contatto con altre identità. Fa crescere, e cresce la fiducia al posto della paura.
giovedì 6 novembre 2008
ADESSO SI CAMBIA....DAVVERO
Il primo passo è fatto. Adesso il "We can" deve diventare "We do". Gli USA, il mondo, i democratici esultano, in queste ore. Tutti sottolineano la novità, l'evento storico, la prima volta di....
Bene! Però, terminato lo champagne, non contano più il colore della pelle, l'età, l'immagine, ecc.; bisogna cambiare anzi trasformare il mondo, la cultura che ha portato, anche nel terzo millennio, guerre, crisi finanziarie, disoccupazione, crisi alimentare, prospettive climatiche apocalittiche. E trovare, all'interno di un sistema multipolare e attraverso il dialogo e il rispetto reciproco, i modi per chiedere a tutti il rispetto dei diritti umani, della libertà religiosa, la messa al bando della pena capitale. Per tutto questo, che è ancora speranza, AUGURI PRESIDENTE OBAMA.
lunedì 3 novembre 2008
LOGISTICA
Nei giorni 5, 6, 7 Novembre 2008 presso la Facoltà di Scienze MFN, Via V.Bellini, 25/G, Alessandria si terrà un ciclo di seminari su:
Logistica, Trasporti, Globalizzazione
PROGRAMMA
Mercoledi 5 Novembre – Aula 206 – Ore 14.00
Introduzione alla logistica economica
Nascita ed evoluzione; gestione dei flussi; attori coinvolti; outsourcing e nuovi ambiti della logistica (reverse logistics, city-logistics, ecc.).
Giovedi 6 Novembre – Aula 201 – Ore 11.00
Il ruolo dei trasporti nella logistica
Modalità di trasporto; globalizzazione, innovazioni e costo generalizzato; trasporto intermodale, aspetti economici, condizioni per l'intermodalità e implicazioni connesse, routing e scheduling nella distribuzione delle merci.
Venerdi 7 Novembre – Aula 207 – Ore 11.00
Scelte localizzative
Logistica e territorio, teorie della localizzazione, localizzazione di terminali e interporti.
La partecipazione è aperta a tutti gli interessati.
martedì 14 ottobre 2008
IN CONCRETO
Le scuole: i giornali comunicano che i provvedimenti del Ministero della Pubblica Istruzione richiedono la chiusura delle scuole sotto i 50 alunni e l'accorpamento degli Istituti con meno di 500. I giornali hanno dato abbondantemente conto delle tante sezioni (anche in Monferrato) interessate; e che pertanto rischiano di chiudere quelle di tanti nostri Paesi. Ora se, in generale, razionalizzare e risparmiare sui costi è positivo si deve tenere anche conto degli effetti che alcune decisioni causano sulle famiglie e sulla vita dei nostri Comuni. Oltre alle scomodità, aumenterebbero i costi di trasporto, e in tanti paesi verrebbe meno una istituzione educativa e culturale, e alla lunga anche le residenza di tante famiglie sarebbe ricercata nei paesi più popolosi svuotando quelli che già hanno magari difficoltà per l'assenza di negozi, del Parroco, della farmacia, della Posta, ecc. Allora almeno si riesca a livello di sub aree compensoriali a programmare, senza conflitti inutili, dove accorpare le scuole dove collocare la Posta, dove insediare un esercizio alimentare, dove individuare un centro sanitario, ecc. Resta il fatto che (senza dover assicurare tutto alla più sperduta cascina o gruppetto di casolari) dobbiamo prendere atto che questa società basa il suo sviluppo contro le piccole comunità, soprattutto collinari o montane, penalizzandole sempre più, perchè i bilanci tengono conto degli aspetti economici e finanziari e mai delle persone concrete.
La "bretella": sulla questione i pro e i contro si sono già scontrati più volte e ognuna portando le sue buone ragioni. Però, in concreto, sappiamo che il collegamento tra Nizza, Ventimiglia e Milano si deve fare (come si farà la tratta di Alta velocità tra Lione e l'Europa Orientale..). Quindi o si bloccano tutte le future nuove linee di collegamento stradale (perchè il principio di non cementificare e asfaltare vale per tutte le parti d'Italia e di Europa!) oppure è meglio che di certi collegamenti si avvantaggi la nostra zona senza regalarli a zone vicine, perdendo ancora una volta il tram della storia. Poi sulle modalità tecniche della realizzazione e sulle garanzie idrogeologiche si discuta quanto è necessario e si trovino le soluzioni meno costose. L'importante è che il collegamento Cuneo - Milano non sia un altro regalo che i monferrini litigiosi fanno ad Alessandria o a Vercelli, lamentandosi che a noi vengono tolte le infrastrutture e le istituzioni che servono per tornare ad essere attrattivi per aree a noi vicine.
mercoledì 1 ottobre 2008
CONTRADDIZIONI
Ancora un successo per Casale Turistica (musei, offerte culturali, vino, prodotti tipici, musica, fuochi pirotecnici) e anche per gli organizzatori (Monferrato Eventi). Migliaia di persone, grande partecipazione alla notte rosa, qualità di offerta delle Pro Loco, ecc... E attorno a Casale M. anche tante proposte di cultura nei nostri paesi del Monferrato che arricchiscono una proposta che si deve integrare sempre più.
Ma l'altra faccia della situazione attuale del casalese è rappresentata dalla continua "non soluzione" della vicenda SILTAL. Tante famiglie senza stipendio, lavoratori incerti sul futuro occupazionale, ricapitalizzazione ferma al palo, produttività che non può ripartire. Le istituzioni fanno la loro parte ma, considerando quanto avviene e i piani proposti a seguito della crisi finanziaria internazionale, forse serve un intervento deciso che ridia speranza nel futuro: se si punta ancora al settore del freddo (e si confermano i Piani territoriali) si deve intervenire da parte di Governo e Regione con finanziamenti; se il settore è ritenuto obsoleto e inutili gli sforzi finanziari, lo si dica, si "riconvertano" i lavoratori e gli si dia un avvenire in altri settori.
Il Monferrato non può continuare a subire ferite. E non serve essere al centro di trasmissioni televisive dopo, quando si descrivono i "rotti" (per l'amianto per ora è così, pur con la lodevole attenzione delle reti televisive che parlano della vicenda Eternit). È prima che serve agire! È prima che serve costruire speranza e futuro!
venerdì 19 settembre 2008
APPLAUSI !!
Via libera al recupero del chiostro piccolo
Il chiostro piccolo del Museo sarà riportato all'originario splendore. La giunta ha deliberato di investire 345 mila euro per ricostruire il quarto lato del chiostro (demolito nel XIX secolo), dove verrà poi posizionato il portale marmoreo restaurato di Santa Maria di Piazza, risalente al '400 e rinvenuto nel cortile dell'istituto Leardi. Si lavorerà anche per recuperare locali che si affacciano su via Cavour per adibirli a uffici della direzione del Museo e della gipsoteca Bistolfi e per realizzarvi un «book shop».
Questo primo lotto di lavori (in parte coperto da fondi regionali: 170 mila euro) sarà solo l'avvio di un percorso più ampio, in più lotti e per un importo complessivo di circa 750 mila euro. «La Regione contribuirà con 385 mila euro - spiega l'assessore ai Lavori pubblici, Gianni Crisafulli -comprendendo i lavori già eseguiti per il recupero del portale di Santa Maria di Piazza e gli scavi archeologici preliminari necessari a stabilire con correttezza le, linee di intervento, per valorizzare l'intero complesso museale». Un intervento dunque impegnativo per il Comune «ma necessario - secondo l'assessore alla Cultura Riccardo Calvo - a riportare Casale al centro della vita culturale della regione, un ruolo che oggi presenta nuove potenzialità di sviluppo». [F. N.]
giovedì 11 settembre 2008
PICCOLO GRANDE UOMO: DA DOSSETTI ALL'ULIVO

Il sociologo Achille Ardigò, uno degli intellettuali di maggior spicco della Democrazia cristiana di Aldo Moro, è morto a Bologna, a 87 anni. Il suo cuore si è fermato nel pomeriggio nella casa di cura Villa Toniolo dove era ricoverato da qualche mese, in seguito ad un infarto che lo aveva colpito in luglio.
Achille Ardigò ha insegnato sociologia all'università di Bologna. È stato il primo presidente dell'associazione italiana di sociologia. Cattolico, è stato uno dei protagonisti della stagione della Dc di Aldo Moro. È stato anche molto vicino a Giuseppe Dossetti, con una lunga esperienza amministrativa cominciata in consiglio comunale a Bologna. Dossetti, nel 1956, affidò proprio a lui la preparazione del programma che, con l'apporto di numerosi studiosi amici, venne presentato agli elettori col titolo 'Libro bianco su Bologna'. Una buona parte di quelle pagine vengono ancora discusse per la ricchezza tematica, soprattutto sull'idea più innovativa: la riforma dei quartieri e il decentramento amministrativo, proposta poi raccolta e realizzata dal Pci.
Lo stesso Ardigò ha sempre ricordato quell'esperienza in Consiglio comunale come un esempio di fruttuosa collaborazione fra forze che, all'epoca, si contrapponevano frontalmente. Negli anni Novanta era stato uno degli ispiratori dell'esperienza dell'Ulivo e l'anno scorso aveva aderito al Partito Democratico in maniera convinta: è stato infatti fra i primi a ritirare il certificato di fondatore del Pd.
Nella sua attività scientifica è stato un teorico dell' autonomia sociale (il suo libro più studiato è 'Governabilità e mondi vitali'), convinto che la governabilità si può ottenere solo attraverso il riequilibrio fra intervento pubblico e iniziativa privata. È stato anche promotore e direttore della scuola di specializzazione in sociologia sanitaria dell'Università di Bologna.
È stato presidente della prima sezione del Consiglio superiore di sanità e commissario straordinario degli Istituti ortopedici Rizzoli di Bologna. Fra i primi ricordi è arrivato quello di Romano Prodi, legato ad Ardigò anche perché sono stati colleghi nella facoltà di Scienze Politiche (di cui Ardigò è stato fra i fondatori insieme a Beniamino Andreatta). "Lo ricordo - ha detto l'ex presidente del Consiglio - non come un accademico distaccato, ma come un appassionato partecipante ed anticipatore delle evoluzioni e dei problemi della società e della politica italiana. Di una politica che Ardigò sempre cercava di interpretare in una visione di lungo periodo. Sempre fedele ai principi del cattolicesimo democratico, è stato per tutti noi una presenza costante".
domenica 7 settembre 2008
Benvenuto

venerdì 8 agosto 2008
Energia Solare ... in Monferrato
il tetto con pannelli solari e fotovoltaici
gli inverter che rilevano l'energia prodotta
i contatori di entrata e di uscita
Siamo usciti dalla città, per vedere il Monferrato d’estate. Il cielo è quello che tutti noi conosciamo, assolato e afoso; la strada corre tra i campi un po’ secchi, rovinati qua e là dalla polvere di qualche villetta in costruzione. E, nei paesi, i tetti di coccio così come le pareti di tufo garantiscono un po’ d’ombra agli abitanti. Ma si può essere tanto ciechi?
Siamo usciti dalla città, per vedere l’impianto fotovoltaico con licenza n. 25 in Italia: si trova non lontano da noi, a Valmacca. E’ stata la famiglia Romussi, che qui risiede, a fare da capofila in quest’esperienza, con una storia che parte da lontano. “Quand’ero bambino” racconta il padrone di casa “i miei genitori già scaldavano l’acqua con delle bacinelle tenute in cortile al sole. Mi rimase il pallino del solare e dopo il matrimonio decisi di installare dei pannelli per scaldare l’acqua, sostituiti un anno fa con quelli di nuova generazione, più efficienti.” Nel marzo 2007, il signor Romussi, ha fatto installare, inoltre, un impianto fotovoltaico (energia elettrica) da 6 kW.
Facciamogli i conti in tasca: la spesa iniziale è stata di 34.000 € comprensiva di impianto, installazione e garanzia [per un impianto normale da 3 kW il costo è la metà]. E già dopo un anno sono arrivati i primi guadagni: 3000 € di energia rivenduta alla rete (conto energia), 1200 € di bolletta Enel risparmiati, 3000 € risparmiati di metano grazie all’utilizzo di pompe di calore elettriche; insomma, con 7000 € di rientri all’anno, in 5 anni l’investimento è ammortizzato e nei successivi 15 anni di esercizio garantito… si guadagna! “Senza contare che in un anno abbiamo evitato di immettere nell’atmosfera 1300 kg di CO2”, aggiunge.
Ridurre la nostra produzione di CO2, dunque, conviene! Di fronte ai cambiamenti climatici e all’aumento del prezzo del petrolio il problema dell’energia diventa centrale e le energie rinnovabili sono una risposta. Per di più, una risposta accessibile alle famiglie, dal basso, senza bisogno di ricorrere a nuove, colossali e discutibili centrali. La nuova era della tecnologia diffusa, di internet, può essere anche quella dell’energia prodotta in casa, se lo vogliamo. Altre sei famiglie di Valmacca si sono già dotate di un impianto fotocoltaico.
Si può restare ancora ciechi? In fondo il sole è sempre lì, basta accorgersene. La nostra stella fornisce energia abbondante e rinnovabile, ma non è l’unica: anche l’energia eolica e quella idraulica permettono di coniugare sviluppo e ambiente, con impianti grandi e piccoli. Garantiamo al Monferrato un futuro. Solare!
Qualche consiglio agli interessati:
- fatevi fare diversi preventivi, in zona esistono diverse ditte;
- informatevi su internet;
- molte banche forniscono inoltre dei mutui agevolati.
mercoledì 30 luglio 2008
Anche buone notizie

sabato 26 luglio 2008
Casale nel mondo

È l'America amica e alleata dell'Europa, che combatte il terrorismo ma lavora sul serio per la pace in Medio Oriente e si ritira dall'Iraq. Obama dimostra di avere la consapevolezza di come si debba cambiare passo nella politica mondiale e manda un messaggio forte: abbattere tutti i muri che ancora dividono popoli e razze, nativi e immigrati, cristiani, ebrei e musulmani, paesi ricchi e paesi poveri. È una visione aperta e coraggiosa del futuro, piena di speranza, perchè investe sul dialogo e sull'incontro tra chi è diverso.
Da noi invece si continua ad evocare emergenze continue e alimentare la paura anziché risolvere i veri problemi del Paese. Tutto fa parte dell'approccio decisionista e semplicistico della nuova dirigenza nostrana: il Lodo Alfano, i decreti sui rifiuti, la manovra economica che penalizza la sanità, la scuola e i lavoratori dipendenti e ora lo stato d'emergenza sull'immigrazione. Il Monferrato fa parte del mondo e perciò anche qui abbiamo un duplice dovere: vigilare per evitare strappi alla Costituzione, tornando a mobilitare le coscienza dei cittadini sul legame imprescindibile tra libertà e democrazia, diritto e diritti della persona. Il secondo compito è quello di rimettere l'Italia sulla stessa lunghezza d'onda di chi si sente cittadino del mondo e parla la lingua di un nuovo mondo che è appunto quella di abbattere i muri ancora esistenti. Solo così anche il Monferrato continuerà a far parte della storia e a non sentirsi isolata e abbandonata.
lunedì 7 luglio 2008
Pannelli solari al posto di tetti in eternit
«Si tratta di un progetto assolutamente innovativo - spiega l’assessore alla casa della Regione Toscana, Eugenio Baronti - che consente di fare tre cose utili a costo zero. La prima è quella di bonificare i tetti delle case popolari della Toscana, molti dei quali, a suo tempo erano stati costruiti in eternit. E l’eternit, come tutti sanno, è fatto con l’amianto. La seconda – fa notare l’assessore - è che una sostanza pericolosa, come l’amianto, viene sostituita con pannelli fotovoltaici, che producono energia elettrica pulita e fanno risparmiare emissioni nell’atmosfera. La terza cosa è che, grazie a questa energia, non solo si risparmia l’inquinamento, ma si ottengono risorse economiche che servono a ripagare il costo dell’impianto. In Toscana i primi esperimenti sono stati attivati, ora vogliamo allargare il raggio d’azione e vogliamo che l’esempio virtuoso delle case popolari possa servire da modello anche per i condomini privati».
I protagonisti del progetto saranno i gestori di edilizia residenziale pubblica sul territorio. La Regione dal canto suo promuove e coordina gli interventi e contribuisce a sostenere le attività di verifica e progettazione, da un punto di vista tecnico e finanziario. Si stima che i costi di questo programma ammontino complessivamente a 55 milioni di euro. La resa economica, in un arco di 20 anni, della vendita di energia e degli incentivi previsti dal Governo sarà di circa 64 milioni di Euro. Ne risulta un utile di 9 milioni di euro che va a coprire i costi di rimozione e smaltimento dell’amianto delle coperture eternit.
venerdì 4 luglio 2008
Iniziative contro l'amianto
Presentato in Senato un Ddl con 10mila firme per la tutela dei lavoratori esposti
(riportiamo dal sito nazionale del PD)
giovedì 26 giugno 2008
È vera democrazia? È vera cittadinanza?
Sembra un esempio di democrazia partecipata, ma si fatica a considerarla il massimo della cittadinanza. Sabato i cittadini di un rione, non convinti di una scelta amministrativa che coinvolge buona parte del territorio monferrino, sono invitati a partecipare alla "passeggiata ecologica" per portare la propria monnezza in altra parte della città. A parte il fatto che le passeggiate ecologiche dovrebbero avere come fine quello di respirare aria buona e godere di bei paesaggi (e non quello di spostare immondizia da un capo all'altro della città!), restano alcune domande a cui invitiamo i lettori a rispondere:
mercoledì 18 giugno 2008
Ronzone, La tua casa non è un'isola!
Cosa ha fatto il Comune in questi anni?
demolizione dell’Eternit e incentivi per rimuovere questa copertura da molti edifici/ restauro delle centralina di sollevamento, futuro spazio per il quartiere/ ambizioso progetto per riqualificare tutto il quartiere, costruendo un nuovo parco, un asilo e case di qualità/ raccolta differenziata dei rifiuti porta a porta, tanto discussa/ assistenza domiciliare agli indigenti tramite ASL e Croce Rossa.
Le opinioni su queste iniziative sono diverse e le riunioni in quartiere sono state ricche di polemiche. Mancano ancora, inoltre, una sede ufficiale per il quartiere e una festa che rappresenti la zona. Ma occorre, in primo luogo, tornare allo scopo per cui esistono i consigli di circoscrizione, e cioè ascoltare i cittadini, per conoscere le necessità e i desideri dei Ronzonesi e per farcene, se possibile, portavoci.
Firme: Panelli Giorgio, Musso Stefano, Petri Roberto
Sul retro c'era lo spazio per i cittadini di far sapere le loro aspirazioni e richieste per migliorare il quartiere: le risposte ricevute sono interessanti e verranno pubblicate nei...
venerdì 13 giugno 2008
Unione dei Comuni
Leggiamo sui giornali che nelle linee per la Legge Finanziaria 2009 si prevede l'accorpamento obbligatorio dei Comuni sotto i 5.000 abitanti. È da tempo che si immagina una soluzione che porti alla diminuzione degli enti locali, con conseguenti minori costi e (forse) meno burocrazia.
Certamente, e lo vediamo anche in Monferrato, ci sono ormai molti Comuni al di sotto anche dei 500 abitanti, e quando serve collaborare per i servizi si creano difficoltà a mettere tutti insieme e far ragionare decine di enti.
Sappiamo, però, che le soluzioni imposte non sono sempre le migliori e l'attaccamento ai campanili resti forte nelle persone. Le Comunità non si creano nè si cancellano artificialmente, sono preesistenti alle leggi e algi Stati: almeno questo ci hanno insegnato maetri da Rosmini, a Sturzo e Martinazzoli.
Ciò non vuol dire che non si debba razionalizzare; ma desidereremmo che questo lavoro avvenisse con il consenso e favorendo, nelle soluzioni, la partecipazione e la responsabilità dei "cittadini" per il bene comune. Le Unioni dei Comuni del nostro Monferrato sono un esempio di collaborazione e di abitudine a vedere le cose oltre il proprio naso. Ciò che serve è non far sentire le persone dei piccoli paesi ancor più sole/isolate e dimenticate. Se un'operazione di accorpamento dei Comuni piccoli può avere senso, questo deve avvenire lasciando i servizi essenziali in ogni centro, garantendo che il Municipio (la casa dei cittadini) resterà non solo formalmente, trovando soluzioni di "governo/amministrazione" dei territori che non accentrino le decisioni su pochi, ma permettano a tanti di essere coinvolti.
La diminuzione del numero dei Comuni, in sostanza, non deve essere tanto pensata a fini burocratici ma per rilanciare l'interesse delle persone e lo sviluppo dei territori.
Cosa ne pensiamo? C'è chi ha proposte? E chi si oppone alla soluzione ipotizzata, quali motivazioni porta?
Pensiero Giovane attende risposte!
mercoledì 4 giugno 2008
Sede ASL: vittoria vera o di Pirro?
venerdì 16 maggio 2008
Il Monferrato ha il nuovo Vescovo

venerdì 9 maggio 2008
55 giorni e 100 passi


Aldo Moro, Presidente della Democrazia Cristiana, viene fatto ritrovare in via Caetani a Roma, dopo 55 giorni di sequestro, in una Renault 4 rossa crivellato di colpi.
A trent'anni di distanza sappiamo che non tutto è stato detto, che la verità è ancora lontana. Certo, c’è una verità processuale che ha individuato nelle Brigate Rosse i responsabili, ma sul rapimento e sull’uccisione di Moro c'è ancora molto da scoprire.
Una ferita profonda si aprì quella mattina, una ferita che per certi versi continua a sanguinare nell’Italia contemporanea. Qualcuno sostiene, e forse con ragione, che la vita politica del Paese, e non solo quella, non fu più la stessa dopo via Caetani.
All'alba di quello stesso giorno, sempre il 9 maggio, nei pressi della stazione di Cinisi in Sicilia viene ritrovato il corpo dilaniato di Giuseppe Impastato. L’hanno imbottito di tritolo e l’hanno fatto esplodere sui binari vicino alla stazione. Peppino Impastato conosceva bene i suoi assassini; erano i manovali della mafia.
Dopo anni di depistaggi e di false ipotesi, dalla confessione di un pentito di mafia si è potuto finalmente sapere ciò che tutti immaginavano da tempo: a uccidere Peppino sono stati quelli del clan Badalamenti (100 sono i passi che separano la casa degli Impastato a quella del boss mafioso Tano Badalamenti), gli stessi che Peppino denunciava tutti i giorni dai microfoni di Radio Aut, in una quotidiana campagna di controinformazione.
Dopo trent’anni viene spontaneo chiedersi se sia servito il sacrificio di Moro, ora che in tanti, e non solo i giovani, non sanno più chi era e perché l’hanno ucciso; viene spontaneo chiedersi se il martirio di Impastato sia servito quando ancora oggi un giornalista come lui, Roberto Saviano, dopo aver accusato con un libro i delitti e gli affari delle cosche mafiose, vive sotto scorta per non fare la stessa fine.
A queste domande rispondiamo convintamene con un sì; sono serviti! Anche se la storia di oggi sembra essersene dimenticata, anche se fatti analoghi sembrano incomprensibilmente ripetersi.
Per chi ancora si impegna per una convivenza democratica, per chi non si rassegna a farsi proteggere da un padrino che può provvedere per lui, per chi crede ancora in una politica al servizio della gente e non dei poteri forti, per chi cerca di capire la società, per chi lavora per eliminare le ingiustizie…Per tutti questi Aldo Moro e Giuseppe Impastato restano come esempi, forse inarrivabili, ai quali ispirarsi.
giovedì 8 maggio 2008
Cervelli caldi: dì la Tua!

Chi non ha votato alle ultime elezioni, dice: "i politici sono scollegati dalla realtà". Ma allora, se il prossimo anno verranno presentati i progetti di chi si candiderà al comune di Casale... cosa dobbiamo aspettarci?
Forse è meglio fermarci un attimo, ed ascoltare.
Dobbiamo renderci conto di cosa succede in giro. Per rispondere ai cambiamenti, quali sono le risposte? Su rifiuti, sicurezza, eternit, urbanistica, cosa pensate? Se ribollono idee a cui vorreste dar voce, o problemi che devono essere affrontati, in questo spazio possiamo parlarne tramite i commenti-al-post. Sarebbe bello sollecitare con nuove idee questo ed il prossimo Comune. In particolare voglio sapere cosa pensate su due punti:
1) Se ti trovi in macchina intorno alle 8.00 rischi di stare imbottigliato neanche se fosse Milano; il fiume Po è ormai staccato dalla città mentre fino a poco tempo fa era una risorsa; Casale ha ampi giardini pubblici, ma i palazzi e i parcheggi avanzano togliendo del verde; alcune case hanno messo i pannelli solari ma pochi ne conoscono i costi e i vantaggi.
Insomma, secondo voi, quali iniziative possibili dovrebbe prendere il Comune sui temi dell’AMBIENTE??!
2) Più in generale, la città di Casale sta attraversando una crisi d’identità: qual è il suo futuro? Quali punti di forza devono essere favoriti e come? Vi sembra una città dove c’è buona integrazione o la sicurezza è un problema grave?
Detto altrimenti: quali vi sembrano i TEMI URGENTI per Casale?!?
by Ste
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mercoledì 7 maggio 2008
Cultura in città: "gli è tutto da rifare" ?

«Un cadavere che ospita cadaveri». La bocciatura più severa è per il Museo Civico, nelle «pagelle» date dal professor Marco Porta alla cultura cittadina.
L'artista casalese, scultore di fama internazionale (conosciuto in città anche come autore del monumento a padre Pio) e per vent'anni insegnante ai Licei, ha animato l'intermeeting Lions Casale-Soroptimist in programma in Filarmonica interpretando senza peli sulla lingua il tema della serata: «Casale città di cultura. Solo un ricordo del passato? Proposte e prospettive di rilancio».
Porta, già assessore provinciale alla Cultura, è partito dall'analisi della situazione esistente, secondo lui «non troppo adeguata al XXI secolo». Voto sufficiente per la Biblioteca civica, che almeno è un «luogo di aggregazione, l'unico in cui gli studenti possano studiare insieme». Parole di fuoco verso la gestione del Museo Civico: «È solo un raccoglitore di cose: i musei occidentali non sono fatti così. E poi è inospitale verso l'arte contemporanea: non c'è spazio nemmeno per i nonni dei viventi. Ma se la nostra città pensa che il mondo finisca con Bistolfi, è giusto che muoia. Artisti come Mondino e Gilardi, che hanno esposto nei grandi musei, non hanno avuto diritto di cittadinanza nel Museo di Casale: le loro mostre sono state confinate nel chiostro di San Domenico e alla Misericordia».
Campanello d'allarme (serio, secondo Porta) per il Teatro: «Il numero degli abbonamenti per i giovani è precipitato, l'età media è sempre più alta. Se non si inverte la tendenza, presto non si potrà più considerare una proposta per la città».
Il cinema: «C'è la multisala, con una offerta commerciale corretta, ma non c'è nulla per un cinema contemporaneo di proposta o per quello storico».
La fotografia: «Era partita una bella iniziativa, con le mostre nel foyer, grazie a Elio Carmi e poi Luciano Bocca, ma ora non si fa più nulla».
Ma non è solo il settore delle attività culturali in senso stretto che - secondo Porta - segna rosso. «Si parla di turismo, per una città che è stata bella. Ma lo è ancora? Si faccia attenzione all'urbanistica, alle nuove costruzioni, al commercio nel centro storico, perché altrimenti cosa trova il visitatore?».
Il Marco Porta show ha preso di mira l'illuminazione pubblica: «E' stata rinnovata negli ultimi dieci anni, con una spesa importante. Ma credo che Casale sia una città catalogo, perché c'è di tutto. I venditori possono portare qui i clienti, a mostrar loro tutta la gamma: liberty, moderno, futurista».
Il problema è che Casale «era una città di marchesi, ma ora è una città di tanti, troppi, principi», con evidente allusione agli assessori che - secondo lo scultore - lavorano ognuno per conto proprio e senza un apparente filo logico conduttore. Dalle rotonde («compresa la mia», quella del palazzetto con le statue degli atleti firmate dallo stesso Porta) all'«illuminazione cangiante dei monumenti in stile Gardaland» fino ai concorsi organizzati con progettisti di livello e poi diventati lettera morta. Come nel caso del bando per la progettazione delle fontane o per il monumento alle vittime dell'amianto. E quasi sicuramente Porta pensa al concorso sulla risistemazione di piazza Castello quando dice che in realtà «a Casale si ha paura di far vincere i grandi maestri europei, coloro che possono portare qualcosa di nuovo».
Altro capitolo le sculture nel nartece del Duomo, già oggetto di un vivace dibattito in città: «Con 300.000 euro, si sarebbe potuto avere uno dei migliori artisti contemporanei, esclusi solo i primi dieci del mondo, che costano di più».
Il restauro del castello? «Sono perplesso sul trasferimento della biblioteca, perché per motivi di umidità non è un ambiente idoneo. Ed è sempre un errore iniziare a restaurare qualcosa senza sapere esattamente quale sarà la sua destinazione».
Dalle critiche alla proposte. Che cosa bisogna fare, per invertire la tendenza? «Bisogna fare programmazione a lungo termine; creare proposte originali e di livello, puntare al meglio che ci si può permettere. Nella politica culturale i piccoli contributi a pioggia non hanno alcun senso. Non è vero che mancano le risorse: è vero che non bisogna sprecarle, ma convogliarle in progetti di grande respiro per stare al passo con i tempi, come fanno altre città vicine. Qui invece non si piantano più alberi, al massimo si curano quelli del passato, invece dobbiamo pensare ai nostri figli. Se ci chiedono un buon motivo per restare a Casale, non possiamo limitarci a rispondergli: 'Perché è la tua città'. Dobbiamo poter dire loro: perché è un bel posto per stare».
Rispondo, a nome dell’Amministrazione comunale, alle dichiarazioni rilasciate, nel corso della serata di martedì 22 aprile, in Filarmonica, dal prof. Marco Porta in un intermeeting Lions-Soroptimist sul futuro culturale di Casale.
Non è, mia intenzione replicare all’attacco demolitorio dell’amico ed ex-collega con una identica misura retorica. Rifiutiamo, infatti, la logica della prova di forza e desideriamo soltanto difendere la serietà di un grande lavoro comune.
E’ difficile, comunque, stare nella medietà comunicativa ed accettare con serenità una condanna apodittica nei toni e nei contenuti da parte di chi, avendo svolto un’attività politica, ben conosce le difficoltà in cui ci si trova ad agire. Chi amministra Casale non è “nelle stanze dei bottoni” di istituzioni importanti, ma in una piccola realtà alle prese da anni con i tagli al personale della pubblica amministrazione e con le quadrature impossibili dei bilanci!
Ancora di più ci amareggia e ci rattrista leggere dai giornali che il presidente del Lions casalese, avv. Alberto Cattaneo, ha qualificato l’intervento di Porta una “lectio magistralis” , dopo che la Gipsoteca Bistolfi, su cui lo scorso anno proprio l’Ufficio Museo aveva lavorato intensamente con i soci del club casalese per un complesso progetto di valorizzazione della stessa, era stata definita un”cadavere che ospita cadaveri”!
Contiamo, nonostante tutto, su un rapido chiarimento, oltre il buio di certe “infelici” definizioni e formuliamo l’augurio che una vicenda come questa possa, servire per spiegare alla cittadinanza alcune fondamentali questioni . L’auspicio è che “la società civile” esca dal dualismo di chi vede rigidamente il bene soltanto dalla propria parte ed il male nelle istituzioni e nella politica. Perché se ci stanno a cuore figli e nipoti, non credo che possa servire a Casale il furore iconoclasta o la ricerca di “capri espiatori”. I nostri giovani ci chiedono il buon esempio e capacità di discutere e lavorare insieme “senza mai confondere – come dice Calvino ne “Le città invisibili” - la città con il discorso che la descrive”.
Venendo quindi alla realtà che più è stata bersagliata dalla conferenza e massacrata dai titoli dei giornali, e cioè al Museo civico, vorrei dire a Porta che c’è una scelta che è ancora più discutibile di quel tradizionalismo che egli imputa, a torto, al nostro Museo: pensare che i musei civici siano soltanto o soprattutto dei contesti estetici, degli “sfondi” da utilizzare come cornice per grandi artisti contemporanei. Nulla da eccepire sulla necessità di veri spazi per l’arte contemporanea , ma è,invece, indispensabile che i musei civici si impegnino , in primis , nella salvaguardia della storia e per lo sviluppo della memoria di un territorio. La nostra Pinacoteca è, senza enfasi o pregiudizio nei confronti della contemporaneità, la “miniera” della bellezza e della cultura di una terra e serve, prima ancora che per il turismo, per le scuole e per i cittadini che vogliono “salire come nani sulle spalle dei giganti” e capire qualche cosa di più del loro passato artistico e culturale. Perché non c’è futuro senza memoria! Molti – i totalitarismi, le teocrazie, le ideologie – fanno a meno della storia e della memoria e le surrogano con prodotti più commerciali, ma quando un buon lavoro di conservazione storico artistica arriva a disposizione di tutti, tutti possono capire quanto è grande la distanza tra “il rigore“ e i “bla-bla” che vanno di moda, oggi, in tanti settori.
A Porta che sostiene il contrario, dico che il vero problema della nostra, come di altre città di un Italia che investe in cultura solo lo 0,3 del bilancio pubblico, è che mancano le risorse: sia quelle finanziarie, sia quelle umane e professionali per far fronte in pochi anni all’impegno di salvaguardia massacrante che è richiesto. Perché è bene che tutti ricordino che in questa città emergenze come l’amianto o le alluvioni non sono state indolori per i “fondi” della cultura. Perché è bene che rammentiamo tutti un po’ di più che soltanto pochi anni fa il cortile di S. Croce faceva da parcheggio per il cinema; che mezza città era fatiscente o da restaurare e che qualcuno proponeva di abbattere il Teatro municipale e di costruire, perché più moderno!!, un bel grattacielo!
L’albero del Museo civico ha pochi anni e solo un cittadino con una visione astorica ed astratta della città può condividere i giudizi “giacobini” espressi in quella serata. Chi conosce, invece, un po’ di storia di Casale sa che ci sono dei capitoli poco raccontati che pesano come dei macigni sulle scelte dell’oggi e che nessun membro della classe dirigente può scansare le responsabilità del passato. Abbiamo quasi due secoli alle spalle di indifferenza e di industrialismo che hanno troncato le ali alla grande tradizione artistico-culturale di questa città e solo da qualche decennio, grazie al lavoro meritorio di tanti, si è cominciato il recupero dei beni artisti ed architettonici di una grande capitale barocca. Il cuore del problema è sostanzialmente questo: rispetto ad altre città vicine, come Vercelli, o lontane, come le città dell’Emilia e della Toscana, Casale ha un Museo civico ancora incompleto ed assai recente, mentre Vercelli, che certo non è una città più turistica di noi come le città del centro Italia, da un secolo vanta i musei “Borgogna” (pinacoteca) e “Leone” (museo archeologico). Si tratta di due grandi contenitori d’arte nel cuore della città che non ospitano, così come il nostro Museo, al loro interno mostre di artisti contemporanei, ma che hanno “assolto” le amministrazioni comunali dal compito di dedicare i bilanci culturali di intere generazioni ai lotti di un museo ed alle spese di gestione. E così questa città negli ultimi tempi ha potuto investire nel recupero di una prima parte di San Marco come spazio museale per l’arte contemporanea e riscuotere gli apprezzabili successi di questi mesi.
Purtroppo Casale, visto che non ha avuto nella sua storia grandi borghesi e mecenati come Borgogna e Leone, è nella condizione di chi ancora deve , con i soli fondi pubblici, completare il primo percorso. Non avrebbe senso alcun altro tipo di opzione!
E’ possibile, anzi è auspicabile, immaginare che ci siano, oggi, veri amanti del bello che facciano decollare anche qui da noi il percorso dell’arte contemporanea con spazi e strutture di servizi adeguati. Ma le gambe per camminare su questa strada, in questo momento storico, in città, devono essere prima di tutto quelle dei privati.
Come potrebbe un comune, che ha deciso, con estremo coraggio e con una valutazione scientifica assai seria da parte degli organi competenti, di far nascere, al Castello una nuova, straordinaria Biblioteca, cambiare tabella di marcia ? La scelta del Castello paleologo, che sarà un grande spazio aperto a tutte le attività culturali e turistiche ed anche alle nuove culture e linguaggi giovanili, costituisce il vincolo virtuoso delle politiche di questi anni. Non possiamo aprire, per il momento, altre partite! Dobbiamo, almeno, completare il progetto di un primo trasferimento della “Biblioteca ragazzi” e del “Centro giovani” e poi della “Biblioteca civica” per fare spazio, al posto della “Biblioteca ragazzi”, al completamento della Gipsoteca e per esporre, finalmente, la restaurata collezione di cineserie e di reperti etnologici di tutto il mondo proveniente dal “Fondo Vidua”. Trasferita la Biblioteca, comincerà la partita straordinaria, ma assai onerosa del restauro di un intero manufatto architettonico adatto, perché no?, anche alle “contaminazioni” artistiche di cui parla lo scultore casalese.
Ma prima ancora dei locali della ex-biblioteca, sarà possibile, a Casale, disporre, con l’attenzione da parte di una serie di protagonisti (privati, fondazioni, provincia), della realtà di quel Palazzo Vitta che, oggi, ospita il Centro per l’impiego e che nel prossimo futuro, dismesso dall’ Ente Trevisio, potrebbe diventare, davvero, lo spazio più adatto per le grandi mostre di arte contemporanea.
Sugli altri punti trattati, per obbligo di brevità rispondo,invece, solo con alcune suggestioni.
Le preoccupazioni di Porta sul Teatro municipale sono anche le nostre tant’è vero che, quest’anno, abbiamo persuaso il Circuito teatrale piemontese, unico esperimento in Regione, ai biglietti di 5 -7 euro (il costo di Cinelandia) per i giovani sotto i 24 anni, con una significativa inversione di tendenza nella vendita degli abbonamenti. D’accordo con l’assessorato alle politiche giovanili, nonostante le scarse risorse a disposizione, è nostra intenzione fare ancora di più con le “proposte-giovani”.
Il Teatro, però, come il Museo è qualcosa di troppo recente per non richiedere alla cittadinanza di riflettere sulla necessità di una piena valorizzazione e sponsorizzazione del territorio delle tante belle proposte che ogni anno sono già disponibili.
Con onestà intellettuale chi critica, sostenendo che “presto non si potrà più considerare una proposta per la città”, forse dovrebbe cercare di informarsi un po’ di più sulla complessità dei fattori che condizionano le scelte e aiutare nel rilancio.
Sul fronte della cultura e del turismo non è il sottoscritto a doverlo dire, ma credo che, forse, Porta dovrebbe essere più dialogico rispetto a quel che si è fatto, coinvolgendo il volontariato culturale, in questi anni, con il Festival di cultura ebraica, le “Conversazioni” , le mostre sul Negri, le rievocazioni storiche di “Riso e Rose”, i 900 anni del Duomo, i grandi concerti e le proposte in quel Palazzo Sannazzaro della cui fruizione sento l’obbligo di ringraziare la Provincia di Alessandria e la Fondazione CRAL. E’ andato tutto male? E’ davvero così negativo lo sforzo sinergico compiuto da tanti protagonisti della cultura casalese? E il bellissimo restauro del Duomo del vescovo Zaccheo può essere dimenticato o liquidato con una battuta ad effetto? Sull’arredo urbano, ricordo ai lettori che Casale è una realtà che proprio perché ha evitato di diventare “città diffusa” e senza limiti ha perso negli anni scorsi popolazione a vantaggio dei comuni viciniori. La scelta di recuperare il centro storico in modo integrale è stata coraggiosa e non di poco conto. E la struttura omogenea e regolata della grande area industriale, il piano del recupero del Ronzone ,solo per fare un esempio dell’oggi, non appaiono così disistimabili! Confrontando le vicende urbanistiche casalesi con quelle di altre città, Casale appare, non solo come una città “pulita” ,ma una città dove non ci sono gli “scandali estetici” che si trovano in giro. E questo sottolineando che la legislazione italiana non consente di sindacare la qualità dei progetti. Certo, oggi, serve un cambio di passo e l’Amministrazione, con le enormi difficoltà che si parano di fronte a chi deve sviluppare grandi progettualità, ha iniziato un lavoro che si completerà nella prossima legislatura con la promozione e l’elaborazione di un progetto-quadro di riqualificazione di Piazza Castello e degli spazi limitrofi. Tanto c’è da fare, ma tanto si è fatto.
In conclusione, una considerazione relativa all’illuminazione pubblica per far notare a Porta che le critiche costruttive dei cittadini sull’illuminazione dei monumenti, da tempo, sono state ascoltate ed in parte recepite dalla nostra amministrazione. Il Comune tiene conto doverosamente di tutti i suggerimenti che provengono dai suoi cittadini più affezionati e questo, non soltanto per motivi estetici, ma anche per i sopravvenuti motivi ecologico-economici. Lo sforzo, però, che è stato fatto nel settore dell’illuminazione pubblica, così come nella costruzione di rotonde e nel miglioramento della viabilità, è stato così importante ed imponente per il miglioramento della qualità della vita di tutti gli abitanti che un bilancio su questo ambito di interventi non può essere così spietato e manicheo. Oggi riconosciamo la necessità di fare ordine e di coordinare di più, ma non dimentichiamo che altre città sono ancora “al palo” e che le scelte estetiche compiute, per esempio, per la fontana in entrata alla città in Oltreponte, sono gradite alla maggior parte dei cittadini. “Vox populi, vox dei” – dicevano gli antichi-. Non sarà che in questo caso si tratta soltanto di legittime differenze di vedute e che c’è bisogno di tornare tutti , facendo un passo indietro rispetto ai personalismi, a parlare con una forma di pensiero né forte, né debole, ma umile?
Le provocazioni durano, se va bene, un giorno; dopo viene la fatica di costruire. L’invito che faccio ai cittadini che sentono l’urgenza di questi problemi è di realizzare, insieme, una grande realtà associativa e apartitica dove discutere e costruire quel consenso prepolitico che è la condizione necessaria di un’autentica trasformazione culturale della vita della nostra città. Coscienti comunque sempre del fatto- per dirla ancora con Calvino- che non ha senso classificare le città “felici” o “infelici”, ma in un altro modo : “ quelle che continuano attraverso gli anni e le mutazioni a dare la loro forma ai desideri e quelle in cui i desideri o riescono a cancellare la città o ne sono cancellati”
Riccardo Calvo Assessore per la Cultura
Mi sia permesso di ricordare che una progettualità c’è stata (grazie al contributo di più persone compresi Sindaci e Amministratori) e una serie di proposte, di iniziative, di recuperi di contenitori, di approfondimenti storici ha trasformato e fatto crescere la città. Basti citare come esempi: il recupero del Castello che dovrà diventare la cittadella della cultura con la presenza integrata di Biblioteca, Centro Giovani e Centro Multimediale/Sala registrazione insieme ad una serie di funzioni che il Progetto ha già individuato; l’Università, ormai consolidata con la convenzione che vede l’intervento oltre che dell’Associazione delle Imprese (in particolare della Sig. Cerutti) anche dell’Amministrazione Provinciale, presenza scientifica e culturale che non va dimenticata quando si parla dell’offerta culturale alla città; la decisione di restaurare e ricollocare il Portale di Santa Maria di Piazza nel Chiostro piccolo di Santa Croce, che rappresenta un passo ulteriore per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio del ‘400 e l’approfondimento di un periodo storico a cui ha contribuito anche la Mostra sul Polittico di Martino Spanzotti e quella prevista “Fare di Casale ciptà”; la predisposizione, all’interno dell’ampliamento e risistemazione espositiva del Museo, di tre sale che sono destinate alla collezione etnografica di Carlo Vidua, insieme alla pubblicazione di due (il primo è già stato pubblicato) volumi delle lettere e dei viaggi del nostro Tocqueville. E non può essere dimenticata la Gipsoteca Bistolfi (uno dei fiori all'occhiello della città) che tutti dovrebbero valorizzare e considerare di più, anzichè ritenerla un "ospizio di cadaveri": queste cose rischiano di farci perdere altre donazioni e mandare in fumo un impegno che viene da lontano. Mi fermo, ma gli esempi potrebbero continuare ricordando anche il sostegno dato dal Comune per il Festival Internazionale di Cultura Ebraica, per il IX Centenario del Duomo e prima per l’Anno Evasiano, oppure per gli importanti Convegni di Arte e Storia: tutti eventi che non sono e non sono stati fini a sé stessi, ma rientranti in un progetto di rilettura della propria storia per riuscire ad aggiornare il proprio stare insieme e individuare modalità per costruire un futuro non anonimo. Un personaggio della cultura piemontese mi diceva che fare Cultura non è solo organizzare eventi, che pure servono, ma è anche saper partire dallo studio del proprio territorio e della propria storia per reinterpretarne il ruolo nel futuro; ecco allora che, nella continuità amministrativa, dobbiamo tutti aiutarci a capire le FUNZIONI FUTURE della città e della zona, anche nell’ottica 2011 (150 anni dall’Unità d’Italia) e 2015 (Expo Milano) non per ottenere una qualche manifestazione o un piccolo finanziamento (sempre gradito), ma per inserirsi nelle prospettive che si apriranno nel territorio che un tempo era indicato come “città intrametropolitane” (la fascia del Piemonte orientale e della confinante Lombardia). E il progettare la città futura in senso culturale è anche pensarla nei rapporti tra i cittadini, nella difesa dell’ambiente e dei prodotti, nel continuare a sostenerne la solidarietà.
Concludo con quattro argomenti, di cui dico solo il titolo, ma che andrebbero sviluppati: Cultura non solo d’èlite, ma popolare (tutti devono poterne usufruire, e infatti quanti concerti, quante mostre, quante proposte agli studenti e anche in alcuni quartieri! Il Folklore ha un ruolo importante. I gusti dei giovani devono essere tenuti in considerazione). Poi l’interculturalità, per una politica dell’integrazione che sia non solo “annessione” dell’immigrato: in questi anni si è fatto sia con Agenzia Famiglia che con le mediatrici culturali nelle scuole, ma bisogna continuare e fare di più per una cittadinanza piena. Serve una proposta culturale unitaria dei Comuni di tutto il Monferrato: io aveva iniziato con la creazione di un coordinamento, ma serve andare oltre per offrire un’insieme, una specie di “disegno comune” pur con proposte variegate; Vignaledanza, Maggiociondolo, Idea Valcerrina, il Villaggio del Libro, ecc. dovremmo valorizzarle in un progetto culturale comune che anche a livello pubblicitario richiami il Monferrato e gli assegni un ruolo forte anche da questo punto di vista. Infine il sostegno alla società civile, alle Associazioni: sono importanti, perché non può fare e non è giusto che faccia solo il Comune anche per evitare il dirigismo in un settore che è delicato e importante; ma questo in un ambito collaborativo e non solo come "dover accontentare" questo o quell'artista locale, questo o quel gruppo giovanile. Se si chiede un grande progetto, poi è quello il riferimento, per tutti!
Carlo Baviera
domenica 20 aprile 2008
Partecipare
martedì 15 aprile 2008
L'italia è morta e voi l'avete uccisa!

"Pensate che quanto è accaduto negli scorsi anni non è stato sogno, ma realtà. Con la nebbia davanti agli occhi, i capi del popolo vogliono trascinare con sè ciò che capita loro tra le mani. La gente lo dimenticherà di nuovo, la stirpe degli ignari tornerà a governare e benchè sia quasi certo che gli ignari vinceranno ancora,
noi annunceremo la realtà."
premio nobel per la letteratura, 1947
Ciao ragazzi,
ieri molti elettori hanno eletto Berlusconi al governo. Tra tutti i problemi che lui&C saranno chiamati ad affrontare, ne segnalo i più importanti per valutare le sua capacità. Cercate di annotarvi nel corso dei prossimi anni (tra 5 anni in particolare) l'andamento, rispetto ad ora, dei seguenti punti:
posizione dell'Italia tra i paesi del G8 e in Europa
graduatoria internazionale dell'istruzione e della ricerca
competitività delle aziende italiane
% di energia prodotta con fonti rinnovabili
integrazione degli stranieri
forza della mafia nel Sud italia
divario tra popolazione ricca e popolazione povera
Forse ho dimenticato qualcosa. Ma le cose scontate come monopoli televisivi e commerciali o come la difesa dei corporativismi manco val la pena considerarli..
buon lavoro,
All'Italia e al suo futuro ;) che è stato privato.